(agf)
Le tute blu del sindacato Cgil aggirano l’ordinanza di Alemanno contro i cortei inscenando una marcia pacifica attraverso Villa Borghese per raggiungere piazza del Popolo. Il leader dei metalmeccanici: “Non possiamo mica volare”. Sei giorni dopo i black bloc, imponenti misure di sicurezza. Il sindaco di Roma: “Grande civiltà della Fiom”
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Le tute blu del sindacato Cgil aggirano l’ordinanza di Alemanno contro i cortei inscenando una marcia pacifica attraverso Villa Borghese per raggiungere piazza del Popolo. Il leader dei metalmeccanici: “Non possiamo mica volare”. Sei giorni dopo i black bloc, imponenti misure di sicurezza. Il sindaco di Roma: “Grande civiltà della Fiom”
ROMA – Un elicottero che vigila dall’alto, una ventina di autoblindati della Polizia schierati, un cordone di sicurezza di agenti in assetto antisommossa ai margini di piazza del Popolo. Ma soprattutto, un imponente servizio d’ordine del sindacato stesso fatto di operai in fila con la pettorina rossa. A sei giorni dalle violenze al corteo degli Indignati e 24 ore dopo la tempesta che l’ha messa in ginocchio, Roma vive un’altra giornata blindata. A piazza del Popolo c’è il sit-in dei metalmeccanici Fiom, autorizzato nei giorni scorsi dalla Questura dopo aver respinto l’ipotesi del corteo “per ragioni di sicurezza”.
Il corteo. A essere presidiata non è solo la piazza ma anche tutta l’area limitrofa: la paura di ripetere le scene di sabato scorso è alta. Anche se l’aria che si respira alla manifestazione sindacale è completamente differente: età media molto più alta e una impontente e ben rodata struttura organizzativa alle spalle. Lo hanno capito anche gli agenti, e infatti il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha fatto cominciare la giornata con uno strappo alla regola che è passato senza problemi: ovvero il mini-corteo operaio da villa Borghese a piazza del Popolo. Le disposizioni di Alemanno in realtà lo vietavano. Ma con la scusa di raggiungere tutti insieme la piazza da viale Washington, dove erano arrivati i pullman da ogni parte d’Italia, la marcia c’è stata. “In piazza del Popolo dobbiamo pur arrivarci, non possiamo mica volare”, ha risposto con una battuta Landini, accolto da un fragoroso applauso una volta giunto in piazza del Popolo. Il sindaco di Roma ha fatto buon viso a cattivo gioco: “Devo dire che l’ordinanza in vigore è stata rispettata. Ringrazio la Fiom per la disponibilità”.
Le adesioni. A sfilare ci sono i lavoratori di tutte le principali realtà industriali del paese: quelli della Fiat, Magneti-Marelli, Alfa Romeo, Irisbus, Fincantieri e anche quelli della Ferrari. I quali invitano nientemeno che Fernando Alonso a scioperare con loro: “Siamo da tre anni senza contratto aziendale. E siccome lui appoggia gli indignados spagnoli, può stare anche con noi”, spiegava uno di loro. Il tema caldo è ovviamente legato al Lingotto: la richiesta è di esprimere con chiarezza quali siano i suoi impegni nei riguardi del Paese e, in particolare, di consegnare il piano industriale di Fabbrica Italia . Secondo Fiat, lo sciopero di otto ore proclamato dalla Fiom negli stabilimento del gruppo è stata del 7,6% a Cassino, dell’8,8% alla Powertrain di Torino, del 12,4% alla Sevel di Val di Sangro e del 16,5% a Termini Imerese. I lavoratori delle Carrozzerie di Mirafiori sono in cassintegrazione. La Fiom risponde avvalorando un 60% di adesione allo sciopero alla Fiat Powertrain di Mirafiori, 60-70% all’Iveco, 95% alla Itca di Grugliasco. E ancora 75% all’Avio di Borgaretto, 85% alla Daitec di Chivasso e 70% nelle aziende dell’indotto auto dell’alto canavese.
La manifestazione. Faceva un certo effetto vedere le tute blu di Mirafiori sbucare dalle scalette della metro di piazzale Flaminio, i cui ingressi sono presidiati dalla polizia, al grido di “il posto di lavoro non si tocca”. Un colpo di scena non voluto, conseguenza di un errore dell’autista del pullman in arrivo da Torino che ha lasciato i passeggeri in prossimità del lontano capolinea della metro di Anagnina. Molti gli slogan dedicati a Marchionne, in alcuni casi “ringraziato” ironicamente come un benefattore, in altri al centro di canzoncine come quella che intona: “Abbiamo un sogno nel cuore, Marchionne in fonderia, Berlusca a San Vittore”.
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