Finalmente: scacco matto all’impunità 

URUGUAY.  Dopo un lungo dibattito, la Camera uruguayana ha approvato all’alba di ieri una legge che dichiara i delitti commessi durante la dittatura militare del ’73-’85 crimini di lesa umanità  e pertanto imprescrittibili.

URUGUAY.  Dopo un lungo dibattito, la Camera uruguayana ha approvato all’alba di ieri una legge che dichiara i delitti commessi durante la dittatura militare del ’73-’85 crimini di lesa umanità  e pertanto imprescrittibili. È il primo passo per sopprimere la legge che amnistiava i militari e poliziotti accusati per i crimini commessi poiché ristabilisce «la pretesta punitiva dello Stato» (negata dalla Ley de Caducidad dell’86) e permette al potere giudiziario di andare avanti con i casi di violazione dei diritti umani.
Nel Congresso uruguayano alcuni deputati si sono spinti a parlare di una seduta «storica». Dopo un pomeriggio e una notte di dibattito, la coalizione di centro-sinistra al governo, il Frente Amplio, ieri mattina all’alba ha approvato infine la legge che impedisce la prescrizione dei crimini della dittatura e, nei fatti, lascia moribonda la Legge di caducità, quella specie di amnistia che impedisce i processi contro i militari accusati delle violazione dei diritti umani in quei 12 anni.
Il deputato Jorge Orrico, del Fa, ha rotto il ghiaccio di un dibattito in cui c’erano ben 62 iscritti a parlare, presentando il progetto di legge che ristabilisce il pieno esercizio delle «pretese punitive dello Stato» per i delitti commessi dagli apparati dello Stato fino al primo marzo 1985, quando si recuperò la democrazia. Il deputato si è rifatto al testo del progetto approvato dal senato martedì scorso, in cui si dice che quelli sono delitti di lesa umanità, secondo la sentenza della Commissione inter-americana per i diritti umani (Cidh) sul caso della nuora desaparecida del poeta argentino Juan Gelman. E quindi stabilisce che non potranno andare prescritte le cause aperte contro militari dopo il 22 dicembre 1986 (l’entrata in vigore della «Caducidad»).
Come in un film già visto, deputati della maggioranza e dell’opposizione si sono affrontati con le stesse argomentazioni usate dai senatori il giorno prima. Fedeli al loro elettorato di destra, blancos e colorados hanno sostenuto che il progetto in discussione violava la costituzione e la volontà popolare, manifestatasi nei due referendum del 1989 e del 2009, in cui la maggioranza degli uruguayani disse no all’abrogazione dell’amnistia. Solo 5 mesi fa, il Fa propose un progetto di legge che annullava la Caducidad, ma che provocò fratture all’interno stesso del partito di governo e alla fine non passò (per un voto). Questa volta i Fa si è assicurati che non emergessero voci dissidenti fra i suoi 50 deputati.
Con questa legge, il governo del presidente José Mujica, ex-tupamaro (però contrario all’annullamento dell’aministia), intende adeguarsi alla sentenza della Cidh che ha imposto allo Stato uruguayano, nel caso Gelman, l’obbligo di giudicare i responsabili della desapareción di María Claudia Iruretagoyena García, sua nuora.
Il deputato Luis Puig, Fa, prendendo la parola, ha detto che «qui si stanno proteggendo gli atti del terrorismo di Stato, si sta dando le spalle alle vittime. E tutto ciò al riparo di una legge approvata sotto la minaccia militare».
«Questa legge lascia in vigore tutti i crimini perché possano essere perseguiti e il governo non ha più il potere di decidere se un caso può essere giudicao o no: ora il potere di denunciare un caso alla giustizia è nelle mani delle vittime», ci dice al telefono da Montevideo il deputato Carlos Varela.
Dopo la sentenza della Cidh, il governo Mujica ha tirato fuori dal cassetto un pacchetto di 88 casi su cui la «caducidad» aveva impedito le indagini e i processi. Sia Mujica che il suo predecessore, il socialista del Fa Tabaré Vázquez, avevano escluso l’applicazione dell’amnistia solo per casi isolati di omicidio e per i «voli della morte», ciò che aveva condotto in carcere una ventina di ex-militari e poliziotti, fra cui l’ex dittatore fra l’81 e l’85 Gregorio Alvarez, condannato a 25 anni. Ci potrebbe essere una reazione dei militari analoga a quella in Brasile quando Lula da Silva propose per la prima volta la creazione di una Commissione per la verità? Varela non lo crede: «È un settore minoritario. Non ci sono indizi che ci siano reazioni dei vertici militari».
©Pagina12-il manifesto

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password