Ecco il Daspo politico

Leggi Maroni: «Si prospetta un nuovo autunno caldo». Ma mentre parla, fuori dal Senato va in scena la protesta dei poliziotti: «Servono risorse, uomini e strategie»
«Terrorismo urbano». È quanto sarebbe avvenuto a Roma sabato scorso secondo Maroni. Che annuncia il nuovo giro di vite: arresto preventivo e in flagranza differita, un nuovo reato associativo e divieto per i sospetti di partecipare ai cortei Gli organizzatori delle manifestazioni dovranno offrire garanzie patrimoniali per gli eventuali danni

Leggi Maroni: «Si prospetta un nuovo autunno caldo». Ma mentre parla, fuori dal Senato va in scena la protesta dei poliziotti: «Servono risorse, uomini e strategie»
«Terrorismo urbano». È quanto sarebbe avvenuto a Roma sabato scorso secondo Maroni. Che annuncia il nuovo giro di vite: arresto preventivo e in flagranza differita, un nuovo reato associativo e divieto per i sospetti di partecipare ai cortei Gli organizzatori delle manifestazioni dovranno offrire garanzie patrimoniali per gli eventuali danni

 ROMA. Sabato scorso a Roma si è verificata «una forma inedita di terrorismo urbano», con i manifestanti che «volevano attaccare i palazzi delle istituzioni, a partire da Camera e Senato». «C’era la volontà di ricreare l’incidente avvenuto a Genova» durante il G8 del 2001, e «solo grazie alle forze dell’ordine si è impedito che ci scappasse il morto». Il ministro degli Interni Roberto Maroni dà la sua lettura degli scontri avvenuti durante la manifestazione degli indignati, assolve prefetto e questore della capitale per come è stato gestito l’ordine pubblico e, come previsto, coglie l’occasione per annunciare nuove misure preventive. Dal Daspo, il divieto di partecipare a manifestazioni sportive, esteso anche ai cortei, all’istituzione di nuovo reato associativo, all’arresto preventivo per finire con l’obbligo per chi indice una manifestazione di fornire adeguate garanzie economiche a copertura degli eventuali danni provocati dai manifestanti. Misure che faranno discutere. Alcune, come il Daspo, perché contrastano con il diritto a manifestare previsto dalla Costituzione, altre perché destinate a limitare ai soli grandi partiti e alle grandi organizzazioni la possibilità di indire cortei, tagliando fuori tutte le realtà minori e senza grandi risorse economiche. Non a caso parlando ieri al Senato, Maroni ha giocato d’anticipo cercando alleati anche tra le file dell’opposizione: «Mi consulterò con tutti i partiti politici», ha spiegato, aggiungendo di voler presentare al più presto una proposta in consiglio dei ministri.

Quello dipinto ieri da Maroni nella sua informativa al Senato è uno scenario che rischia di far fare al paese un salto all’indietro di decenni, ripiombandolo nel pieno degli anni ’70. Per il ministro, infatti, «si preannuncia un nuovo autunno caldo» i cui primi segnali già si vedrebbero. La manifestazione di sabato scorso sarebbe solo un esempio, ma anche quella indetta dai no tav per domenica prossima in val di Susa dove, riferisce il ministro, «uno dei leader, Alberto Perino, ha detto che succederà qualcosa di brutto». «Ho chiesto al questore di Torino di prendere tutte le misure adeguate e idonee per evitare manifestazioni di violenza».
Per quanto riguarda sabato, gli scontri e le violenze per il Viminale vanno addebitati soprattutto a centri sociali e a formazioni anarco-insurrezionaliste. «La cieca violenza di tremila delinquenti incappucciati – dice Maroni – ha oscurato migliaia di persone che volevano solo manifestare pacificamente. E’ una forma inedita di terrorismo, un terrorismo urbano. Quasi tutti italiani, di matrice anarchica e frequentatori di centri sociali». Il ministro fa anche i nomi dei presunti responsabili: il cento sociale Acrobax di Roma, il gruppo dei Rush «molti dei quali – ha aggiunto – sono appartenenti al gruppo ultras romanista dei Fedayn». E oltre al loro anche alcuni elementi dei Disoccupati organizzati napoletani. «Nelle file insurrezionaliste – prosegue Maroni – ci sono le nuove leve accomunate soprattutto dalla voglia di esprimere il proprio disagio sotto forma distruttiva, senza una precisa collocabilità politica».
Ma quello che importa di più al Viminale è avere le mani libere, maggiori strumenti per intervenire. «Le leggi attuali non consentono azioni preventive nei confronti di chi è sospettato di voler partecipare a incidenti di piazza», si lamenta infatti il ministro, che respinge anche l’accusa di una scarsa prevenzione da parte delle forze dell’ordine. «Le informazioni c’erano, ma ricordo che le norme di legge attuali non consentono di procedere al fermo e all’arresto di chi è solo sospettato di voler partecipare alle violenze».
Da qui il via a leggi che Maroni non definisce speciali, ma che ci assomigliano molto. «Strumenti da dare alla polizia per bloccare chi, in prossimità delle manifestazioni, è in possesso di veri e propri kit di guerriglia», come caschi, biglie e fionde, ma anche bastoni e bottiglie da trasformare in molotov. Quindi arresti preventivi e l’estensione dell’arresto in flagranza differita, come già avviene per gli ultras, l’applicazione del Daspo anche alle manifestazioni politiche, uno speciale reato associativo per i responsabili di violenze compiute durante le manifestazioni, maggiori tutele giuridiche per gli operatori di polizia e l’obbligo di offrire garanzie economiche per i promotori di cortei.
«Maroni e il governo hanno preso la strada sbagliata», commenta il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli. «Le libertà democratiche e garantite costituzionalmente non possono essere messe in discussione da alcune centinaia di violenti».

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