Il sindaco di Napoli: “È tempo di cambiare, voglio contribuire a unire il movimento”. Se nel paese non c’è uno sbocco politico alla protesta, quei cinquecento violenti che a Roma hanno rovinato tutto possono aumentare
Il sindaco di Napoli: “È tempo di cambiare, voglio contribuire a unire il movimento”. Se nel paese non c’è uno sbocco politico alla protesta, quei cinquecento violenti che a Roma hanno rovinato tutto possono aumentare
ROMA – Sindaco De Magistris, è riuscito a partecipare al corteo di sabato?
«Ci sono stato tre ore. Ero insieme alla Fiom, poi ho iniziato a muovermi. Volevo capire. A metà pomeriggio ho intuito che c´erano incidenti, vedevo fumogeni lontani. Dovevo rientrare a Napoli, solo al ritorno ho compreso la gravità della situazione».
Lei cosa ha visto?
«Una grande manifestazione e un grande orgoglio politico. Persone allegre, ragionamenti di economia e di società. “Siamo qui per dignità e non per odio”. C´erano tutti quelli che hanno contestato in piazza per un anno: gli studenti, il Popolo viola, le donne, gli operai, i precari. Ecco, il movimento. Negli ultimi minuti ho visto venti incappucciati e ho sentito la bordata di fischi: “Fuori, fuori”».
Si rischia un nuovo terrorismo?
«Se nel paese non c´è uno sbocco politico, se passa l´idea dell´antipolitica più deleteria, quei cinquecento violenti possono aumentare».
Ha detto che la polizia non aveva un quadro di quello che poteva accadere.
«Con i tagli del governo è difficile investigare. Ho perplessità sulla gestione preventiva dell´evento, il sentore degli incidenti era crescente in molti ambienti, i black bloc erano individuabili alla partenza e nel corteo. Alla fine i violenti hanno cancellato il contenuto politico fortemente alternativo di quella piazza e realizzato la saldatura di fatto tra la loro violenza e le fasce più retrive del paese. Tra violenti e governo Berlusconi ci sono convergenze parallele».
Dica meglio.
«Settori economici, pezzi di maggioranza, magistrati infedeli, servizi, faccendieri e forze che della trama hanno fatto la storia del paese, le P2, le P3, le P4, hanno in orrore l´energia che sta arrivando dai movimenti. Temo episodi torbidi che mutino gli equilibri politici del paese».
Gli indignati dicono molte cose: acqua pubblica, Tobin Tax. Ma anche diritto all´insolvenza. Che cosa può diventare programma politico?
«È venuto il momento di un manifesto, una rivoluzione culturale. Dal devastante modello berlusconiano dell´avere e dell´apparire, universalmente fallito, bisogna passare al modello dell´essere, dei diritti delle persone: diventa quel che sei e non quello che gli altri vogliono che tu sia. Partiamo dai beni comuni: la natura, il paesaggio, la cultura, il sapere, internet non sono delle multinazionali né dello Stato».
Crede nella democrazia diretta.
«L´abbiamo sperimentata nella nostra campagna elettorale: la piazza è stata determinante. Oggi a Napoli abbiamo creato le assisi del popolo. A Roma ci sono laboratori di democrazia come il Teatro Valle e il Cinema Palazzo. Questo movimento, se disposto a perdere un po´ di autonomia per proporsi come alternativa, potrebbe entrare nelle amministrazioni, i municipi, le Regioni. E, perché no?, un giorno in un nuovo Parlamento».
De Magistris, si candida a fondare il partito del movimento?
«Non cerco opzioni personali, dico che insieme ad altri vorrei esserci, contribuire a unire il movimento, diventare un riferimento. E non parlerei di un partito, oggi l´energia politica è quasi tutti fuori dai partiti».
La infastidisce la definizione di sindaco antagonista?
«Per nulla. Sono antagonista a questo modello ingiusto, uno che va in direzione ostinata e contraria. Ma sono un uomo delle istituzioni».
E un politico che sta per uscire dall´Idv.
«L´Italia dei valori è un partito importante, ha forte vivacità e istanze di cambiamento, ma nei prossimi mesi bisognerà andare molto oltre».
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