Dagli studenti ad Acrobax Landini domani fa il pieno

Solidarietà /ADESIONI CONTRO LA REPRESSIONE
ROMA. Landini sarà  contento di sapere che il suo appello a «manifestare accanto ai lavoratori di Fiat e Fincantieri» domani a Roma, come «miglior risposta a chi con la violenza vuole impedire le manifestazioni», è stata già  accolta da quasi tutte le anime del movimento che hanno partecipato al corteo di sabato scorso. Anche da quelle meno attese. Come Acrobax, il centro sociale romano che è stato additato tra i responsabili dei riot che hanno sconvolto la città  regalando splendidamente un nuovo “stato d’emergenza” al ministro Maroni e al sindaco Alemanno.

Solidarietà /ADESIONI CONTRO LA REPRESSIONE
ROMA. Landini sarà  contento di sapere che il suo appello a «manifestare accanto ai lavoratori di Fiat e Fincantieri» domani a Roma, come «miglior risposta a chi con la violenza vuole impedire le manifestazioni», è stata già  accolta da quasi tutte le anime del movimento che hanno partecipato al corteo di sabato scorso. Anche da quelle meno attese. Come Acrobax, il centro sociale romano che è stato additato tra i responsabili dei riot che hanno sconvolto la città  regalando splendidamente un nuovo “stato d’emergenza” al ministro Maroni e al sindaco Alemanno.
Sì, ci saranno pure loro. E in una piazza che si riempirà anche per protestare «contro i divieti e le restrizioni imposte agli spazi di libertà e democrazia», sarà difficile negare a chicchessia il diritto di partecipare. Anche perché i militanti di Acrobax – che mentre andiamo in stampa stanno completando una lettera aperta alla Fiom a cui esprimono la loro «piena solidarietà» – rigettano «completamente l’accusa del ministro Maroni» (che li ha additati come la cabina di regia degli scontri), il quale «soffia sul fuoco della paura e punta solo alla riduzione delle libertà di tutti e tutte». Ed è proprio «per rovesciare la dinamica dello stato d’eccezione e difendere la libertà di dissenso e di manifestazione, parteciperemo – promettono – a tutte le manifestazioni che vengono vietate o che stanno subendo restrizioni e repressione. A cominciare da quelle della Fiom e dei No Tav. E lo faremo a viso aperto».
Come un boomerang di ritorno, sarà dunque proprio il giro di vite con cui Maroni e Alemanno pensavano di “raffreddare” l’autunno già bollente, a portare in piazza domani migliaia di persone, più spaventate dalla violenta repressione delle istituzioni che dalla cieca furia di qualche centinaio di casseurs. Certamente le energie sono poche e per i movimenti non romani non sarà possibile mobilitarsi a pieno di nuovo. «Se potessimo, se ne avessimo le forze, ci saremmo. La Fiom ha tutta la nostra solidarietà», affermano per esempio i milanesi della rete di San Precario, movimento in cui confluisce anche Acrobax.
Più scontata – anche se spesso con le stesse motivazioni – è invece l’adesione di molte delle sigle che abbiamo visto sfilare durante la manifestazione del 15 ottobre. Ci sarà l’Arci e il Forum dei movimenti per l’acqua che sta anche preparando per il 26 novembre una manifestazione nazionale a Roma «per chiedere il rispetto dell’esito referendario». E ci saranno quasi tutte le componenti studentesche, dalla Rete della conoscenza, Uds, Atenei in rivolta, Unicommon, e altre.
«Al fianco dei lavoratori Fiat, Fincantieri e Magneti marelli» ci saranno anche quasi tutti i centri sociali di Roma e non solo. Dal movimento di Action e Esc, al Tpo di Bologna, sono in molti ad annunciare la loro presenza. Sono coloro che condividono con la Fiom lotte e orizzonti politici contigui se non comuni. «Ci saremmo stati a prescindere dagli esiti di sabato scorso e dall’evoluzione autoritaria cui abbiamo assistito – spiega il consigliere comunale capitolino di Action, Andrea Alzetta -ma tanto più non possiamo mancare ora, dopo la svolta autoritaria impressa da Alemanno e invocata da Maroni». E dopo la manifestazione con la Fiom, «nelle forme e modalità che decideranno loro», i centri sociali romani si riuniranno di nuovo – tutti insieme, nessuno escluso – sabato pomeriggio all’ex cinema Palazzo di San Lorenzo per un’assemblea pubblica. Si «riprendono la parola», dicono, dopo l’afasia provocata dalla follia di sabato. E per ritrovare uno spazio dove ricostruire, da «indignati», il «conflitto». Quello vero.

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ROMA Potrebbe cambiare la posizione delle due coppie di fidanzati
Interrogati i 12 arrestati
Stracquadanio contro Maroni: «E’un incapace, voleva far cadere il governo»

 ROMA

Una giornata intera di interrogatori durante la quale hanno provato a spiegare al gip di Roma Elvira Tamburelli di non essere i blac bloc che sabato scorso hanno messo a ferro e fuoco il centro di Roma. Per i 12 arrestati alla manifestazione degli indignati è sicuramente stato il giorno più lungo della loro vita. Ieri sera tardi il gip non si era ancora pronunciata sulla decisione i confermare tutti e 12 gli ordini di custodia cautelare, come chiesto dalla procura oppure no. Non è impossibile che almeno la posizione di alcuni di loro possa modificarsi. In particolare quella delle due coppie, i fratelli gemelli Giovanni e Alessandro Venuto, di Tivoli, e le rispettive fidanzate Alessia Catarinozzi, 26 ani, di Alatri, e Serena Leonardo, 21 anni di Roma. I quattro sono stati fermati dalla polizia in via Angelo Poliziano, a due passi da via Merulana, e nel video si sente distintamente la vice di una donna gridare da una finestra agli agenti: «Non sono loro che dovete prendere, quelli stavano buoni». «Quelle immagini da giorni girano in rete. Oggi le abbiamo depositate e dimostrano che i ragazzi sono estranei ai fatti», hanno spiegato gli avvocati Simonetta Crisci e Maria Luisa Daddabbo.
E’ stata invece stralciata la posizione di Fabrizio Filippi, il ragazzo di Bassano Romano immortalato mentre lancia un estintore. «Sono pentito, ma non sono un black bloc», ha spiegato il ragazzo.Il fascicolo che lo riguarda è stato affidato dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti al pm Francesco Minisci. Come gli altri fermati, anche Filippi deve rispondere dell’accusa di resistenza pluriaggravata. Per un altro degli arrestati, il rumeno Robert Scarlat. il ministro degli Interni Roberto Maroni ha firmato ieri un provvedimento di allontanamento dall’Italia. Proseguono intanto anche le indagini. Gli investigatori stanno visionando le immagini delle telecamere e le foto scattate sabato alla ricerca dei possibili assalitori del blindato dei carabinieri e della chiesa di San Marcellino dive è stata distrutta una statua della Madonna. Le indagini si concentrano soprattutto negli ambienti degli ultras della Roma e della Lazio.
Gli scontri di Roma diventano motivo per l’ennesima lite all’interno della maggioranza. A partire all’attacco ieri è stato il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio, che ha definito il ministro egli Interni un «incapace» accusandolo di aver sottovalutato quanto sarebbe potuto accadere a Roma. « Forse con gli scontri voleva far cadere il governo», ha detto Stracquadanio parlando alla trasmissione la Zanzara su Radio24.

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