ARGENTINA Condannati all’ergastolo «l’angelo biondo» e altri 10 killer della dittatura
Tutti «lavoravano» alla Esma, il lager della Marina dove entrarono 5000 dissidenti e solo un centinaio uscì vivo
ARGENTINA Condannati all’ergastolo «l’angelo biondo» e altri 10 killer della dittatura
Tutti «lavoravano» alla Esma, il lager della Marina dove entrarono 5000 dissidenti e solo un centinaio uscì vivo
BUENOS AIRES. Alfredo Astiz, alias «Gustavo Niño», «Cuervo», «Alberto Escudero»; Jorge Acosta, «el Tigre»; Ricardo Miguel Cavallo, «Serpico»; Adolfo Donda, «Geronimo»; Antonio Piernas, «Martin», «Rata» o «Trueno»; più altri sei: come integranti della «squadra di azione 3.3.2» della Scuola superiore di meccanica della Marina, l’Esma, l’Auschwitz della dittatura argentina, 35 anni fa il loro lavoro era sequestrare, torturare, struprare, far scomparire, assassinare dissidenti. Mercoledì sera sono stati tutti condannati all’ergastolo, mentre altri 4 del gruppo hanno avuto pene di 18, 20 e 25 anni.
Quasi nessuno di loro fece parte dell’alta gerarchia della dittatura, troppo giovani allora (oggi sono sui 60 anni), però furono loro a commettere le peggiori atrocità nel lager clandestino che si trova in un quartiere bene di Buenos Aires, per cui passarono fra i 4500 e i 5000 dissidenti e da cui uscì vivo non più di un centinaio.
Il caso dell’Esma è stato portato avanti per più di due anni dal Tribunale federale numero 5 di Buenos Aires, dopo l’annullamento (grazie all’iniziativa del presidente Néstor Kirchner) delle leggi dell’Obbedienza dovuta e del Punto finale, imposte dal presidente social-democratico Raul Alfonsin nell’86-’87 che interruppe i processi contro i militari di livello medio. Il generale Videla, l’ammiraglio Massera e soci, condannati nel famoso processo dell’85, furono a loro volta liberati grazie all’indulto concesso nell’89 dal presidente Carlos Menem, peronista di destra, anch’esso poi annullato dal governo del peronista di centro-sinistra Kirchner, e dalla giustizia.
La sentenza di mercoledì si riferiva «solo» a 86 delitti di lesa umanità. Molti altri commessi all’Esma saranno giudicati in altri processi. Finora in Argentina sono stati condannati per crimini commessi durante la dittatura (’76-’83) 262 repressori, e altri 802 sono sotto processo.
Fra la desapariciones che hanno portato alla condanna ci sono quelle delle prime Madri della Piazza di Maggio e quelle delle monache francesi Alice Domon e Léonie Duquet, che si riunivano nella chiesa di Santa Cruz. In quel gruppo si infiltrò Astiz, come falso fratello di una vittima. Alcune madri, come Esther Ballerino de Careaga e Mary Ponce de Bianco, furono prese nella chiesa dopo che «l’angelo biondo» le tradì con un bacio. In quei giorni, le donne raccoglievano fondi per far pubblicare un annuncio a pagamento sui giornali in cui si chiedevano notizie dei desparecidos. Fra i firmatari del testo, pubblicato il 10 dicembre 1977, figura il nome di «Gustavo Niño». Quando la fondatrice delle Madri, Azuceña Villaflor, stava comprando il giornale nel quartiere di Avellaneda per leggere l’annuncio, una squadraccia della marina la sequestrò per poi gettarla nel Rio de la Plata.
Un altro dei casi giudicati al processo è quello del giornalista e montonero Rodolfo Walsh, autore della «Lettera aperta alla giunta militare» in cui deunciava, con ricchezza di dettagli, nel marzo ’77, il processo di terrore che stava vivendo l’Argentina. Caduto in una trappola, fu ucciso a Buenos Aires nel marzo ’77, il suo corpo bruciato e buttato nel fiume.
Una volta tornata la democrazia, nell’83, Astiz era divenuta l’icona dell’impunità, riuscendo sempre a eludere la giustizia e trasformato addirittura, da certa stampa, in un personaggio del jet set. Mercoledì sera, nell’aula del tribunale in cui si trovavano anche famigliari delle vittime, sopravissuti, Estela Carlotto (leader delle Nonne della Piazza di Maggio), Tati Almeyda (della Linea fundadora delle Madri) e diplomatici stranieri, «Gustavo Niño» ha ascoltato la sentenza con un sorrisetto ironico.
A quelli che hanno avuto l’ergastolo, quasi tutti capitani di corvetta, si devono aggiungere il contrammiraglio Oscar Antonio Montes, i tenenti Jorge Radice e Néstor Savio, il maggiore Julio César Coronel, il capitano Alberto Gonzalez, gli agenti Raul Scheller e Ernesto Eeber.
Mentre veniva letta la sentenza, fuori dal tribunale, in una notte fresca di primavera, centinaia di persone applaudivano e gridavano: «Como a los nazis, les va a pasar, adonde vayan los iremos a buscar», gli toccherà come ai nazisti, dovunque vadano li andremo a stanare. Giustizia è fatta e sarà fatta.
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