"Se c'è uno scrittore al mondo la cui opera serva a turbare, allora eccolo: ci mette di fronte alla realtà  con i romanzi" "Ero in un caffè di Lisbona negli anni '50 e un tipo strano parlava di lui e della sua letteratura Iniziò così l'avventura" L'anticipazione/ Un inedito del Nobel portoghese accompagna l'autobiografia dell'autore sudamericano  ">

L’amico argentino

SARAMAGO: “VI SVELO COME HO SCOPERTO ERNESTO SABATO”
 “Se c’è uno scrittore al mondo la cui opera serva a turbare, allora eccolo: ci mette di fronte alla realtà  con i romanzi” “Ero in un caffè di Lisbona negli anni ’50 e un tipo strano parlava di lui e della sua letteratura Iniziò così l’avventura” L’anticipazione/ Un inedito del Nobel portoghese accompagna l’autobiografia dell’autore sudamericano 

SARAMAGO: “VI SVELO COME HO SCOPERTO ERNESTO SABATO”
 “Se c’è uno scrittore al mondo la cui opera serva a turbare, allora eccolo: ci mette di fronte alla realtà  con i romanzi” “Ero in un caffè di Lisbona negli anni ’50 e un tipo strano parlava di lui e della sua letteratura Iniziò così l’avventura” L’anticipazione/ Un inedito del Nobel portoghese accompagna l’autobiografia dell’autore sudamericano 
Conosco l´opera di Sabato dagli anni Cinquanta; del XX secolo, chiaro. A quel tempo io avevo forse trentadue, trentatré anni, una cosa del genere. Durante una conversazione letteraria a Lisbona, in un caffè molto frequentato, un giorno in cui si parlava soprattutto di Parigi, degli artisti di Parigi, c´era un uomo, un tipo strano che parlava solo dell´Argentina e di Ernesto Sabato. Lì iniziò per me un´avventura intellettuale e al tempo stesso umana, la grande avventura che è stata entrare a poco a poco nell´universo, non solo letterario, ma psicologico, assiologico, di Sabato. Poi l´avventura è proseguita.
A quell´epoca io dedicavo parecchio tempo alla lettura di Montaigne e mi resi conto che fra Sabato e Montaigne, al di là della distanza temporale, culturale e geografica, c´era una somiglianza. Malgrado tutte le differenze, c´era qualcosa che avvicinava Sabato e Montaigne. Forse in quel momento non lo capii chiaramente: Montaigne era Montaigne e Sabato un autore che stavo appena scoprendo. Pertanto Montaigne aveva dalla sua il prestigio del genio e del tempo trascorso. Ma la differenza che scoprii fra i due, confermata poi nel corso del tempo, è che mentre Montaigne pratica un genere di scetticismo sereno – Montaigne infatti è uno scettico – Sabato, pur essendo scettico e pessimista, non è affatto sereno.
Sabato ha vissuto un parto, una tempesta di speranze che concerne la sua personale relazione con il mondo ma, soprattutto, con quello che significa per lui tale relazione; vale a dire, il mondo come qualcosa che lui si è dovuto sforzare di capire, di comprendere. Come tutti, anche lui si è trovato di fronte un mondo opaco. Ma al contrario di quasi tutti, Sabato si è rifiutato di accettare questa opacità. E ciò si manifesta nella sua opera.
È un aspetto a cui non si è prestata forse sufficiente attenzione; seppur costante, non è stata però sufficiente. È un lavoro per quelli che verranno.
Da Il tunnel a L´angelo dell´abisso, passando per quel capolavoro sotto ogni aspetto che è Sopra eroi e tombe, Sabato ha capito che il romanzo poteva essere quella sorta di luogo dove tutto confluisce, dove tutto deve confluire perché il mondo possa essere compreso. Dato che il romanzo è il luogo per eccellenza dei conflitti umani, tutto deve confluirvi perché il mondo possa essere capito. Allo stesso tempo però voglio segnalare l´impegno di Sabato nella saggistica, con opere fondamentali come Lo scrittore e i suoi fantasmi, Hombres y engranajes, Apologías y rechazos. I saggi di Sabato sono di una lucidità, di una chiarezza e di una giustezza veramente impeccabili. Per esempio, io raccomanderei la lettura dei due saggi sull´istruzione a chi ha la responsabilità di educare i giovani.
Con Sabato è accaduto il contrario di ciò che sfortunatamente succede di solito. Lui non è uno di quegli scrittori convinti di essere qualcuno che deve essere ascoltato. Sì, ha scritto per essere ascoltato, per essere compreso, ma non per questo il suo modello di lavoro ha smesso di essere silenzioso, tormentato, fedele a ciò che pensa; è come se avvenisse all´interno di un´arnia nella quale, da tutta l´amarezza del mondo, si estrae il miele della comprensione, dell´avvicinamento: il senso di umanità e l´umanesimo.
Il suo atteggiamento nei confronti dell´esistenza non è quello dei curiosi o degli intellettuali; nella sua vita Sabato ha vissuto tutto quello che si può vivere: attraverso l´amore, la politica, l´arte e la scienza, perché non dobbiamo dimenticare che iniziò la sua carriera nel campo della fisica. Ma a quanto pare tutto quello che visse non fece altro che spingerlo verso la creazione letteraria, poiché alla fine giunse il momento in cui capì che aveva bisogno di esprimersi, di tentare di offrire agli altri quello che aveva vissuto. La scienza, evidentemente, è del tutto estranea a queste cose. La scienza è una sorta di spazio la cui atmosfera deve essere purificata e dove tutto si riduce a formule, tutto consiste nello scoprire, riconoscere o inventare le interazioni fra una cosa e l´altra, lasciando fuori tutta l´umanità, l´umanità sofferente. L´uomo che non sa dove sta andando, Sabato stesso, l´uomo che non sa nemmeno da dove è venuto; che ignora persino quello che stanno facendo di lui, anche se in quel momento lui stesso e la sua vita sono per questo universali.
L´opera di Sabato però non è stata scritta per tranquillizzare nessuno. Che nessuno vi si accosti dunque per soddisfare il proprio bisogno di tranquillità. No, se c´è qualcuno, se c´è uno scrittore al mondo, oggi, la cui opera serva a turbare, a dire «non fidarti di quello che stai pensando, perché forse non è altro che un miraggio che tu alimenti da solo, per te stesso, per rinchiuderti all´interno di una morale che ti protegge», quello è Sabato. Lui butta giù il muro e ci mette di fronte la realtà, quella terribile realtà che da un lato è l´uomo e dall´altro la società umana. È questo, a mio modo di vedere, il significato difficile, il significato profondo dell´opera di Sabato. E questo è bene. Perché abbiamo bisogno che ci venga tolta quella copertura. Circondati come siamo da complicazioni, se qualcosa non ci coinvolge personalmente diciamo che non ha niente a che vedere con noi, che non ci appartiene. Ma in tutto quello che succede abbiamo una parte di responsabilità. E questo è un aspetto di profonda provocazione presente nell´opera di Sabato, che in fondo consiste nel dire al lettore: tu sei responsabile. E se si domandasse a Sabato: «Ma perché mai sarei responsabile? Cos´è che ho fatto?», la sua stessa opera potrebbe risponderci: «Niente, non hai fatto niente, ma anche se non hai fatto niente hai una parte di responsabilità. Tu non hai colpa; non bisogna confondere il senso di colpa che hai dentro, che puoi avere o non avere, con la responsabilità».
Perché la responsabilità ce l´abbiamo tutti, non possiamo dimenticarla; e non possiamo dire che è di un altro, che è lui ad avercela.
© Eredi , 2011 / José Saramago, 2004 – © SUR, 2011 Tutti i diritti riservati (Traduzione di Raul Schenardi)

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