Un’assemblea per l’autunno caldo

ROMA. Oltre 60 voci, rappresentative di altrettante realtà , hanno preso parola ieri all’assemblea nazionale di Roma Bene Comune. Per tutta la giornata, più di trecento persone, tra movimenti, collettivi, sindacati di base (dall’Usb ai Cobas), lavoratori autoconvocati, centri sociali, studenti, migranti, comitati territoriali, hanno riempito l’ex deposito Atac a Roma, nel centro del quartiere San Paolo. Sopra al palco un grande striscione: “Conflitto sociale e indipendenza”.

ROMA. Oltre 60 voci, rappresentative di altrettante realtà , hanno preso parola ieri all’assemblea nazionale di Roma Bene Comune. Per tutta la giornata, più di trecento persone, tra movimenti, collettivi, sindacati di base (dall’Usb ai Cobas), lavoratori autoconvocati, centri sociali, studenti, migranti, comitati territoriali, hanno riempito l’ex deposito Atac a Roma, nel centro del quartiere San Paolo. Sopra al palco un grande striscione: “Conflitto sociale e indipendenza”. Sotto le bandiere No Tav e quelle per la ripubblicizzazione dell’acqua. La proposta messa in campo da Roma Bene Comune, sulla scia della passata stagione di proteste, è quella di «estendere a tutte le realtà italiane la volontà di avviare un percorso di lotta in cui soggettività differenti si mettano in discussione, consapevoli che l’alternativa non passa per l’alternanza ma solo attraverso il conflitto» ha spiegato Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa in apertura. Indipendenza e conflitto. È questa la strada indicata dalla maggioranza degli interventi.
All’ordine del giorno la volontà comune di affermare, e di trovare le modalità per farlo, che «questo debito non è il nostro e per questo noi non lo vogliamo pagare». Così diventano centrali le mobilitazioni contro la manovra finanziaria e i diktat economici dell’Unione europea avviate dalla giornata di sciopero generale del 6 settembre e, ancor prima, dall’occupazione della Borsa di Milano da parte di centri sociali e sindacati di base. Per tutti, la giornata dell’indignazione europea del 15 ottobre «è già stata indetta e quindi diffidiamo chiunque voglia utilizzarla per strumentalizzazioni politiche» ha affermato Paolo di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani che ha moderato la discussione.
L’assemblea, durata sette ore, è stato un continuum di proposte, analisi, testimonianze e qualche autocritica. L’immagine più forte è stata affidata ai No Tav valsusini, testimoni dell’ennesima notte di resistenza, a cui è andata la solidarietà e il sostegno di tutti i presenti in relazione alle ultime affermazioni del ministro Maroni. Nella discussione sono intervenuti anche il presidente del comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi, che ha ricordato come «il governo delle banche e del capitale stia distruggendo i diritti sociali» e Paolo Ferrero, presentato non come segretario di Rifondazione Comunista (unico partito presente insieme a Sinistra Critica) ma come l’attivista che si è seduto a terra per ostacolare il passaggio dei “ciclisti leghisti”. E se il conflitto è il terreno privilegiato per sperimentare una piattaforma sociale che «non sia solo un elenco di firme», le date per metterlo in pratica non mancano.
Il primo appuntamento del fitto calendario autunnale indetto dall’assemblea di ieri è per lunedì 12 con concentramenti in diverse città italiane (a Roma, ore 15 a Montecitorio) in occasione della discussione della manovra alla Camera. Quindi una settimana di iniziative, dal 10 al 14 ottobre, in preparazione della giornata europea del 15, passando per le contestazioni europee al G20 di Cannes, dall’1 al 4 novembre, fino ad arrivare alla costruzione di un forum nazionale dei movimenti sociali indipendenti da organizzare per metà novembre. Il tutto passando per il 17 settembre, giornata internazionale contro la finanza, per l’assemblea del primo ottobre che si terrà a Roma presso l’università La Sapienza, indetta per dare corpo all’appello “Dobbiamo fermarli”, e per il primo sciopero precario.

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