Tensione al corteo «anti leghista» Consigliere comunale ricoverato

VENEZIA Oggi il Senatùr torna a celebrare il rito del Sole delle Alpi
Un consigliere comunale in ospedale, due carabinieri feriti e i binari di santa Lucia occupati per quasi un’ora. È il bilancio della manifestazione anti-leghista alla vigilia dello «sbarco» dello stato maggiore al fianco di Umberto Bossi.

VENEZIA Oggi il Senatùr torna a celebrare il rito del Sole delle Alpi
Un consigliere comunale in ospedale, due carabinieri feriti e i binari di santa Lucia occupati per quasi un’ora. È il bilancio della manifestazione anti-leghista alla vigilia dello «sbarco» dello stato maggiore al fianco di Umberto Bossi.
Nel primo pomeriggio arrivano a frotte giovani dei centri sociali, ma anche comitati locali e sindacalisti, «popolo della sinistra» e semplici cittadini stufi di essere ostaggi del Carroccio. Una bella giornata per rovinare la festa anche a Bobo Maroni che rincorre un ruolo politico di primissimo piano. Venezia riflette in laguna, come sempre, l’attenzione mediatica e anche i turisti capiscono il significato della manifestazione. È troppo per il ministro leghista del Viminale che fa schierare per tre ore un elicottero sui tetti di Cannaregio. La tensione si consuma ai piedi del ponte degli Scalzi: il corteo con alla testa Beppe Caccia non deve imboccare Strada Nuova, presidiata dalle forze dell’ordine in assetto anti-sommossa. Risulta inutile ogni tentativo di fare un passo avanti. «Maroni verrà qui a celebrare l’inesistente Padania, ma pretende di vietare a chiunque il diritto di contestarlo» urla al megafono Luca Casarini. Così scattano un paio di cariche senza tanti complimenti, rimbombano i petardi e nel parapiglia resta a terra privo di sensi Caccia. Per lui, occorre chiamare il 118: si riprenderà una volta ricoverato al Pronto soccorso.
Nel frattempo, una parte del corteo gira le spalle a polizia e carabinieri, guadagna l’atrio della ferrovia e «salta» sui binari fino a paralizzare il traffico ferroviario da e per Venezia. Campeggiano le bandiere dell’arcobaleno con quelle dei No Dal Molin, insieme agli striscioni che avrebbero dovuto attraversare Venezia: «Voi la casta della crisi, noi i diritti e la dignità», «Venezia bene comune», «Liberi dalla Lega». Tocca all’assessore all’ambiente Gianfranco Bettin scandire la presa di distanza dall’atteggiamento di prefettura e questura: «Una vergogna, a Venezia non é mai successo. Prove tecniche di fascismo padano. Ho chiamato al telefono Beppe Caccia e mi ha risposto il medico del Suem. Sentivo la sirena, mi hanno detto che lo ricoveravano per stato confusionale e lo avrebbero sottoposto a Tac. È gravissimo che il ministro dell’interno abbia cercato lo scontro per difendere la manifestazione del suo partito». Il senatore del Pd Felice Casson ha annunciato una interrogazione urgente. «Venezia è una città di pace, aperta a tutti, lo scontro l’ha cercato il ministro leghista».
Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, rincara la dose: «È un uso privatistico del Viminale, un comportamento al di fuori della Costituzione». Così prende corpo anche la richiesta di dimissioni del questore Fulvio Della Rocca che prima ha modificato il percorso concordato del corteo e poi non ha esitato a rischiare il peggio nella gestione della piazza. E in serata arriva la condanna per gli scontri dal sindaco Giorgio Orsoni che per tutto il pomeriggio ha tentato di mediare con la questura. Oggi riflettori puntati su Riva degli Schiavoni, dove Bossi torna a celebrare il rito del Sole delle Alpi all’ombra del campanile di San Marco. La «base» veneta scalpita nei confronti della Lega monopolizzata dai lombardi. E non mancheranno colpi di scena: da Chioggia parte una delegazione guidata dall’ex assessore provinciale Massimiliano Malaspina appena espulso. «È Bossi il mio capo: solo lui può buttarmi fuori. Gli altri vogliono farmi pagare la vicinanza a Flavio Tosi. Spero che finalmente ci sia il congresso veneto della Lega e che vinca Tosi». I fedelissimi di Gobbo, Gentilini e Zaia in camicia verde sono avvisati. Sotto il palco del senatùr arriverà l’eco dei dissidenti…

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