Scontri e arresti in Val di Susa Maroni: «Vogliono il morto»

No Tav/IL MOVIMENTO: «SIETE VOI A VOLER UCCIDERE»

No Tav/IL MOVIMENTO: «SIETE VOI A VOLER UCCIDERE»

 VAL DI SUSA.Di trivelle a Chiomonte non c’è l’ombra. Il cantiere per il tunnel geognostico non è nemmeno agli albori, ancora fermo alla fase di recinzione. La tensione resta però alta. Altissima. Anche se ieri i No Tav hanno organizzato una polentata al presidio di Clarea, base del movimento contro l’alta velocità, e una marcia pacifica. Nella notte tra venerdì e sabato, invece, si è verificata l’ennesima pioggia urticante di gas Cs, lanciata dalle forze dell’ordine per respingere i manifestanti che assediavano il “fortino” e tagliavano le reti che lo proteggono. Due donne sono state arrestate, Marianna Valenti ed Elena Garberi. E ad alimentare un clima già incandescente piombano le dichiarazioni del ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «Ho sentito che il sindacato di polizia Sap dice che questi hanno intenzione di uccidere: io temo sia così, perché quando si prendono le bombe carta, le molotov, i massi da lanciare addosso a poliziotti e carabinieri si ha intenzione di uccidere».

Un triste déjà-vu che si somma all’uscita del ministro a inizio luglio: «In Val di Susa 1500 ragazzi volevano uccidere i poliziotti». Poi, ieri, ha aggiunto: «Siamo assolutamente determinati e in grado di gestire la situazione, anche in caso di ampliamento. I cantieri andranno avanti, questi qua si rassegnino perché l’opera continuerà». Come routine, nelle dichiarazioni dei rappresentanti del governo, la realizzazione della Torino-Lione viene ridotta a mera questione di ordine pubblico. E anche questo è un triste déjà-vu.
I No Tav non ci stanno e con il coordinamento dei Comitati replicano: «Rimandiamo le accuse al mittente, visto che sono gli uomini di Maroni a lanciare pietre contro i manifestanti dalle reti e dall’autostrada, e sono suoi gli uomini che, con tiro mirato, continuano a sparare quantità esagerate di lacrimogeni ad altezza uomo». Chiedono poi che Nina (come si fa chiamare Elena) e Marianna «vengano subito rilasciate» (in programma, da domani, un presidio di solidarietà davanti al Tribunale di Torino). I No Tav, attualmente impegnati in nuovo campeggio, non vogliono che venga distorta quella che per loro è stata «un’altra grande giornata di lotta e resistenza. Il gioco di dividere i buoni dai cattivi non funziona».
Le dichiarazioni di Maroni, comunque, pesano. «Un’affermazione azzardata e provocatoria» ha commentato Alberto Perino, uno dei leader del movimento: «I No Tav vorrebbero piuttosto non essere uccisi visto che si continua a sparare lacrimogeni ad altezza d’uomo. Qualcuno di noi è già stato ferito al viso». Il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano (Pd) non giustifica «le azioni violente compiute da una parte del movimento» ma crede che «a livello istituzionale sarebbe opportuno moderare i toni». Toni che rimangono, invece, alti nelle parole di Stefano Esposito, deputato Pd, da sempre Sì Tav: «Le due ragazze arrestate, truppa al servizio dei capi, dovrebbero essere messe a lavorare al cantiere di Chiomonte, sia per riparare i danni causati, sia per vivere a stretto contatto con le forze dell’ordine che difendono i valori dello Stato democratico».

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