Riprende il processo per l’omicidio di Vik

Gaza • Riprendono le udienze per far luce sulle responsabilità  nella morte del pacifista italiano.

Gaza • Riprendono le udienze per far luce sulle responsabilità  nella morte del pacifista italiano.

 GAZA.Riprende stamani davanti al tribunale militare di Gaza city il processo per l’assassinio, avvenuto lo scorso 15 aprile, di Vittorio Arrigoni che vede alla sbarra quattro giovanissimi palestinesi – Mahmoud Salfiti, Tamer Hasasnah, Khader Jram e Amer Abu-Ghoula – membri di una presunta cellula salafita di Gaza guidata da Abdel Rahman Breizat (un cittadino giordano) e da Bilal al Omari, entrambi rimasti uccisi dopo il sequestro dell’attivista italiano in uno scontro a fuoco con un’unità scelta delle forze di sicurezza del governo di Hamas. Oggi sarà in aula, in qualità di osservatore, anche l’avvocato italiano della famiglia Arrigoni, Gilberto Pagani, mentre la presenza di Germano Monti e Giuseppe Marella, della Freedom Flotilla Italia, è ancora incerta. Al momento di trasmettere questo servizio, i due attivisti non avevano ancora comunicato il loro ingresso a Gaza e, secondo le ultime informazioni disponibili, erano fermi sul versante egiziano del valico di Rafah. In aula ci saranno sicuramente altri italiani, che vivono e lavorano a Gaza, e un buon numero di amici palestinesi di Vittorio. La famiglia Arrigoni sarà rappresentata anche dai legali del Centro palestinese dei Diritti Umani (Cpdu) che, pur non essendo stato ammesso a partecipare al dibattimento (la procedura penale militare non prevede la costituzione di parti civili), potrà seguire in aula il processo, fare osservazioni e presentare documenti.

La prima udienza, lo scorso 8 settembre, si era chiusa con la decisione del presidente della corte, il colonnello Ata Abu Mansour, di consentire alla difesa di prendere visione di nuovi elementi di prova e di un cd con le confessioni degli imputati introdotti dall’accusa. La speranza è che oggi cominci il dibattimento vero e proprio e che si possano ascoltare gli imputati in modo da sapere dalla loro viva voce i motivi che li hanno spinti a sequestrare Vittorio che a Gaza godeva di grande prestigio. Sono in tanti nella Striscia a ricordare l’importante lavoro di informazione svolto da Vik durante e dopo la devastante Operazione militare israeliana «Piombo fuso» sulle pagine del manifesto e attraverso il suo blog e facebook. Senza dimenticare la sua costante presenza nelle campagne o in mare aperto a protezione di contadini e pescatori palestinesi minacciati dal fuoco dei militari israeliani. Durante gli interrogatori, gli imputati hanno confessato di aver rapito Vik allo scopo di ottenere la liberazione dello sceicco al Maqdisi (maestro spirituale del giordano Breizat) arrestato qualche mese prima dalla polizia di Hamas. La difesa sostiene che i quattro alla sbarra non erano a conoscenza delle vere intenzioni di Abdel Rahman Breizat, personaggio dai contorni incerti ed esecutore materiale dell’assassinio. L’accusa, al contrario, afferma che tre dei quattro imputati avevano premeditato l’omicidio assieme ai leader del gruppo (il quarto imputato, Amr Abu Ghoula, è accusato «soltanto» di aver offerto rifugio a Breizat e ad Omari quando, dopo l’assassinio di Vittorio, cercavano di far perdere le loro tracce).
Amici e conoscenti di Vittorio auspicano di poter ottenere oggi un inizio di verità e certezza su un assassinio terribile e misterioso che potrebbe aver avuto una «regia esterna», nonostante questa ipotesi non sia emersa a sufficienza durante l’inchiesta condotta dalla procura militare. «Troppi dubbi restano da sciogliere – ci diceva ieri Khalil Shahin, vice direttore del Cpdu – la figura di Breizat resta avvolta nella nebbia e il fatto che sia morto non ci permetterà di ascoltare la verità di colui che era ritornato di proposito a Gaza per prendere in ostaggio uno straniero e scambiarlo con al Maqdisi. Sempre ammesso che questa versione ufficiale corrisponda alla verità». In ogni caso il processo dovrebbe proseguire a ritmi relativamente sostenuti. Secondo indiscrezioni, la sentenza potrebbe arrivare tra fine ottobre e inizio novembre. Almeno due degli imputati rischiano la pena di morte.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password