Presidio permanente. Le tende si sono spostate a Montecitorio

ROMA . «INDIGNATI» Movimenti e sindacati di base, partiti «extraparlamentari» e associazioni territoriali: la protesta che agisce

ROMA . «INDIGNATI» Movimenti e sindacati di base, partiti «extraparlamentari» e associazioni territoriali: la protesta che agisce Dopo i due giorni di tendopoli a piazza Navona davanti al Senato, le proteste contro la manovra finanziaria sono sbarcate a Montecitorio dove è in corso la discussione sul testo. Ieri pomeriggio, a partire dalle 15, sindacati di base (Usb, Cobas), movimenti (Bpm), Roma bene comune, partiti (Fds, Pcl, Sc) e studenti (Atenei in rivolta) hanno presidiato la Camera per riaffermare, ancora una volta, che «questo debito non deve essere pagato».
Tra i manifestanti la consapevolezza che «il governo sta approfittando della manovra per annullare gran parte del diritto del lavoro, a partire dal contratto nazionale e dallo statuto dei lavoratori» ha commentato Fabrizio Tomaselli dell’Esecutivo Nazionale Usb che ha criticato «l’apertura della Cgil a Cisl, Uil e Marcegaglia solo a pochi giorni di distanza dallo sciopero generale». Lungo l’elenco dei provvedimenti che più hanno sollevato il malcontento della piazza: l’art. 8 della manovra che riduce ulteriormente i diritti dei lavoratori, il blocco dei contratti, l’allungamento dell’età pensionabile, l’aumento dell’Iva, i tagli agli enti locali con consguente diminuzione dei servizi «a scapito delle tasche dei cittadini».
Parlando con Sabino Venezia dell’Usb-Sanità emerge come ad essere colpito ulteriormente sarà il diritto alla salute: «la sanità italiana, già colpita pesantemente dai tagli di rientro del deficit delle regioni, cercherà progressivamente finanziamenti dalle banche e dalle assicurazioni avvicinando il nostro sistema a quello americano». E così la scuola, che ieri ha preso avvio «tra i tagli della Gelmini, la meritocrazia di Brunetta e la morsa della manovra economica» denuncia Paola Requisini dell’Usb-Scuola. Intorno alle 17 l’esposizione dello striscione “No alla guerra in Libia Berlusconi e Napolitano imperialisti e assassini” dà avvio a qualche momento di tensione tra i manifestanti e le forze dell’ordine che, tra i flash dei fotografi, obbligano con la forza a ritirare una scritta considerata vilipendio alla massima carica dello Stato.
Ma la piazza non si lascia intimidire e continua il presidio improvvisando un’assemblea pubblica. C’è chi parla di «manovra permanente» come la definisce Piero Bernocchi dei Cobas. Chi, come Fabio Alberti della Federazione della Sinistra di «manovra costituente» perché «cancella quei diritti che fino ad adesso hanno costituito la base della nostra democrazia». Ma gli occhi non sono puntati solo su Montecitorio.
«Dobbiamo opporci all’Europa delle banche e della finanza e dichiarare con chiarezza che non siamo in debito» afferma Paolo Di Vetta dei Blocchi precari metropolitani. Di certo, il commento unanime è che «questa piazza va allargata perché la manovra tocca tutti». Per continuare a presidiare la discussione della manovra, la mobilitazione è stata riconvocata per oggi pomeriggio, alle 15, a Montecitorio.

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