Parigi guida l’arraffa-arraffa

Qualche imbarazzo, ma neanche tanto, per la lettera pubblicata da Libération in cui il Cnt garantisce alla Francia il 35% del petrolio libico (con Gheddafi aveva il 3.5%) Sarkozy mena le danze e riceve gli «amici» della «nuova Libia». 57 delegazioni e paesi ma Cina e Russia mandano comparse e il Sudafrica nessuno. Frattini sogna e assicura che «non c’è nessuna corsa per chi arriva prima» nell’eldorado petrolifero libico

Qualche imbarazzo, ma neanche tanto, per la lettera pubblicata da Libération in cui il Cnt garantisce alla Francia il 35% del petrolio libico (con Gheddafi aveva il 3.5%) Sarkozy mena le danze e riceve gli «amici» della «nuova Libia». 57 delegazioni e paesi ma Cina e Russia mandano comparse e il Sudafrica nessuno. Frattini sogna e assicura che «non c’è nessuna corsa per chi arriva prima» nell’eldorado petrolifero libico

 Nicolas Sarkozy, in co-presidenza con David Cameron, delinea i contorni della «nuova Libia», con una conferenza internazionale degli «amici», a cui hanno partecipato 57 delegazioni. Nel giorno anniversario della presa di potere di Gheddafi 42 anni fa, cinque mesi dall’inizio dell’intervento Nato, il pomeriggio è iniziato con una riunione ristretta dei paesi, Italia compresa, più implicati in Libia. Ha poi fatto seguito la riunione plenaria, dove a fianco di 12 capi di stato, 17 primi ministri, una ventina di ministri degli esteri (per gli Usa c’era Hillary Clinton) e 8 organizzazioni internazionali (dalla Ue alla Lega araba) la Cina e la Russia erano rappresentante in tono minore, rispettivamente dal vice-ministro degli esteri e da un semplice senatore. Per Pechino e Mosca è stato questo un modo per significare che rimangono forti reticenze rispetto alla gestione degli occidentali. La Germania, invece, che si era astenuta al voto della risoluzione 1973 all’Onu e non ha partecipato all’intervento, ieri a Parigi con Angela Merkel è rientrata a pieno titolo nel gioco. Invece, il Sudafrica non è venuto a Parigi (come Israele, pare non invitato). Era presente l’Algeria, che pure non ha riconosciuto il Cnt.

Ufficialmente, Sarkozy ha convocato la conferenza mentre l’intervento non è ancora finito e la guerra civile continua, per «ascoltare» il Cnt, che ieri anche la Russia ha riconosciuto come legittimo rappresentante del popolo libico, in vista degli «aiuti» da devolvere al paese. La Francia, con questa conferenza, mira alla dissoluzione del «gruppo di contatto» nato nel marzo 2011 per l’intervento Nato, per sostituirlo con il gruppo allargato di «amici della Libia». Per il Cnt e il presidente Abdel Jalil è stata l’occasione di avere una tribuna internazionale, mentre per Parigi è anche un modo per legittimare a posteriori l’intervento, annunciato il 19 marzo scorso sempre all’Eliseo. Sarkozy ha anche un’altra arrière pensée: se la transizione si rivelerà caotica, ormai la responsabilità della situazione non è più solo sulle spalle di Francia e Gran Bretagna, i due paesi che hanno spinto di più per l’intervento, ma di tutta la comunità internazionale, ampiamente rappresentata alla conferenza.
Il tema principale della riunione che ha avuto luogo a porte chiuse è stato quello economico. Il Cnt preme per uno sblocco rapido degli averi libici, una cinquantina di miliardi di dollari congelati dalle sanzioni della risoluzione Onu 1970. Ma Russia e Cina frenano e legano il loro consenso alla revoca anche dell’altra risoluzione, la 1973, che ha permesso l’intervento. C’è poi il timore che questi soldi non servano solo per rilanciare l’attività e per scopi umanitari, ma finiscano in acquisti di armi incontrollati. Per il momento, gli sblocchi, al contagocce, avvengono caso per caso, grazie a dure trattative in sede Onu tra chi vorrebbe andare più in fretta e Russia e Cina, oltre ad alcuni emergenti (Sudafrica, India, Brasile), che frenano. La Francia ha sbloccato 1,5 miliardi di averi libici (sui 7,5 miliardi libici che si trovano nelle casse delle banche francesi). La Gran Bretagna ha già fatto pervenire dei soldi di Gheddafi ai ribelli, sbloccando, grazie al superamento del veto cinese, 1,6 miliardi di dollari. 1,5 miliardi sono stati sbloccati dagli Usa. L’Olanda chiede lo sblocco di 2 miliardi di euro per la «ricostruzione».
L’Italia è al traino, sembra che ci sia l’intenzione di sbloccare 500 milioni, ma le pratiche richieste non sono ancora state espletate. Dietro le parole incoraggianti sulla «nuova Libia», ci sono difatti gli affari. La Gran Bretagna ha inviato a giugno nella Libia liberata degli esperti in ricostruzione, per piazzare le proprie imprese. L’Eni lunedì ha firmato un accordo con il Cnt per riprendere l’attività e Frattini si consola dicendo che «non c’è una corsa per sapere chi arriva primo in Libia».
Ma Roma teme di perdere il ruolo di primo produttore straniero di idrocarburi in Libia con la fine del regime di Gheddafi. Ieri, sia l’inviato speciale del Cnt a Parigi, Saif al-Wasr che il ministro degli esteri Alain Juppé hanno affermato di non essere a conoscenza dell’accordo segreto che, stando a una lettera pubblicata in fac simile da Libération, la Francia avrebbe concluso con i ribelli nell’aprile scorso: il Cnt si sarebbe impegnato ad attribuire il 35% del greggio libico a società francesi, che con Gheddafi erano solo al 3,5%, in cambio del completo appoggio francese alla loro causa. Christophe de Margerie, presidente di Total, minimizza e parla di «discussioni tecniche», ma il ministro dell’industria, Eric Besson, non giudica «choccante» che «la Francia sia ricompensata» per aver preso la testa dell’intervento.
Intanto, ieri la Ue ha annullato una parte delle sanzioni, contro 28 «entità economiche», tra porti, banche e società del settore energetico libico.

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