Nostalgia dell’Urss, la ragazza di Stalin è tornata a Mosca

Il dittatore la rimosse: troppo nuda

Il dittatore la rimosse: troppo nuda

MOSCA — L’anno scorso era toccato alla colossale scultura dell’operaio e della contadina che sono tornati a svettare (lui con il martello e lei con la falce) in tutti i loro 58 metri davanti alla Mostra delle realizzazioni socialiste. Adesso è giunta l’ora di quella che per generazioni è stata il simbolo del realismo socialista staliniano: la Ragazza col remo, una statua prima voluta e poi fatta rimuovere dal Piccolo Padre per la sfacciata nudità. È di nuovo nella fontana centrale di Gorky Park, quello più amato dai moscoviti che a sua volta sta per essere completamente restaurato: tornerà allo splendore degli anni Trenta. Non siamo proprio al «Back In Ussr», ma certamente la nostalgia per i bei tempi di una volta, di quando tutto funzionava, non c’erano oligarchi e banditi (o almeno non se ne parlava) e l’Unione Sovietica era rispettata nel mondo si fa sentire parecchio. E alla fine anche il vecchio Baffone, per molti, non era proprio tanto male.
Così tornano i bassorilievi con slogan comunisti, si canta il vecchio inno dell’Urss, si ascoltano canzoni dell’epoca, si guardano film sulla Grande Guerra Patriottica e sul nazismo sconfitto. La gente va a mangiare in ristoranti creati all’interno di vecchie mense del Partito o in nuovi bar che si chiamano Kgb. E, inevitabilmente, si dà una spolverata ai busti di Stalin non abbattuti in questi anni.
La Ragazza col remo era stata sistemata al centro della fontana nel 1935, sette anni dopo l’apertura di Gorky Park. Ma resistette poco e venne spostata in un parco di Lugansk, in Ucraina. Il suo posto fu preso da un’altra statua dello scultore Ivan Shadr, sempre nuda, ma meno sexy che poi venne distrutta da un bombardamento tedesco durante la guerra.
In questi ultimi anni, specie da quando Putin definì lo scioglimento dell’Urss del 1991 «una delle più grandi catastrofi del XX secolo», è stato tutto un fiorire di «ritorni».
In una stazione della metropolitana di Mosca è stato, ad esempio, ripristinato un verso cancellato dopo la destalinizzazione: «Ci ha cresciuto Stalin nella fedeltà al popolo…». Poi il ministero della Difesa ha aperto un suo canale televisivo, Zvezda («stella», come quelle rosse che troneggiano sulle torri del Cremlino) dedicato in buona parte alla storia gloriosa dell’Unione Sovietica.
E se Putin tutti gli anni va a festeggiare con i vecchi cekisti l’anniversario della fondazione della polizia segreta di Stalin, anche gli altri russi si lasciano coinvolgere dall’amore per i ricordi. Il ristorante Sovetskij Soyuz (Unione Sovietica) di San Pietroburgo è sempre pieno. Come pure la ex mensa dell’Istituto per il marxismo-leninismo di Mosca dove le pareti sono coperte dai volumi dell’opera omnia dei due filosofi. Si mangiano pollo alla Kiev e salami Mikoyan, dal nome del fedelissimo di Stalin. Ci sono canali radio che trasmettono solo musica di un tempo, come Retro FM e Nostalgia. E tv dedicate ai film di una volta, da «Dove volano le Cicogne» a «Lo Scudo e la Spada» un polpettone sull’Nkvd che convinse il giovane Putin ad abbracciare la carriera di spia. Per scaricare i vecchi programmi della tv la gente si collega al portale www.CCCP.tv.
Tutti orfani di Stalin? Certamente no, visto che il Partito Comunista alle elezioni raccatta solo pochi voti (di anziani). È che Vladimir Putin è riuscito nell’operazione acrobatica di convincere i suoi connazionali che si può coniugare una Russia moderna e semi-democratica con la grandezza sovietica e i valori del Kgb. E poi, comunque, i ricordi di quando si era giovani sembrano sempre più dolci. Per molti il periodo d’oro al quale rifarsi non è certamente quello di Stalin (parecchi non erano nati) ma quello della cosiddetta «stagnazione brezhneviana». In Urss non succedeva nulla ma non ci si doveva nemmeno preoccupare di nulla. Pensava a tutto il Partito.

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