La Cgil. Adesione al 60% e lungo corteo a Roma. Il sindacato chiede al governo «più equità e crescita». Anche nelle altre città le manifestazioni fanno il pienone
Piazze piene per lo sciopero Cgil. Camusso: «Cambi la manovra». «Cisl, Uil e Confindustria scelgano: la norma sui licenziamenti o il nostro accordo del 28 giugno»
La Cgil. Adesione al 60% e lungo corteo a Roma. Il sindacato chiede al governo «più equità e crescita». Anche nelle altre città le manifestazioni fanno il pienone
Piazze piene per lo sciopero Cgil. Camusso: «Cambi la manovra». «Cisl, Uil e Confindustria scelgano: la norma sui licenziamenti o il nostro accordo del 28 giugno»
ROMA.«Una manovra iniqua, ingiusta, inutile, incivile e irresponsabile». Susanna Camusso attacca con cinque «i» il decreto del governo davanti a un fiume enorme di militanti della Cgil (e non solo loro) al Colosseo per il comizio dello sciopero. La Cgil chiede che la manovra «venga cambiata», dandole un senso di equità, perché «paghino tutti, ma in proporzione di quello che hanno: dia di più chi ha di più, e chi finora non ha pagato». Cioè gli evasori. Ma c’è un altro tema caldo che tiene banco in questi giorni, e che infiamma la piazza, provocando applausi e fischi: l’articolo 8, quello che permette agli accordi aziendali di derogare contratti nazionali e leggi (fino all’articolo 18). Le parole della segretaria Cgil mostrano la difficoltà, crescente dopo gli emendamenti passati domenica scorsa – che hanno peggiorato il testo – di conciliare l’esistenza di quell’articolo con lo spirito unitario dell’accordo confederale del 28 giugno. In poche parole, è sempre più in forse la ratifica della Cgil a quell’accordo (che era solo siglato, e aspetta l’ok dalla consultazione dei lavoratori): «Dico a Confindustria, Cisl e Uil: scegliete, o c’è l’accordo sindacale o c’è la legge – ha detto Camusso alle altre parti firmatarie – Tutti e due non sono possibili».
Sembrerebbe di capire che se ancora fino alla settimana scorsa, Camusso poteva ipotizzare una ripresa del dialogo con Cisl, Uil e Confindustria per ratificare il testo, adesso – dopo le modifiche all’articolo 8 e soprattutto il grande battage mediatico che ne ha evidenziato la pericolosità – sia molto rischioso per la segretaria sedersi a quel tavolo senza che la Cgil risulti «sporcata» dalla pesante incursione del governo. Detta in soldoni, non solo l’articolo 8 supera pesantemente l’accordo del 28 giugno, rendendolo praticamente svuotato di senso, ma anche – e soprattutto – firmare adesso con chi come la Confindustria difende sostanzialmente la norma sul licenziamento selvaggio, e chi come Cisl e Uil non chiede la cancellazione ma fa maretta per affermare che «non lo applicherà», sarebbe un bel colpo di immagine per la Cgil.
Invece Susanna Camusso ieri ha chiesto «che venga cancellato», perché «è una norma incivile»: «Non si è mai visto nella storia della Repubblica un governo che ha usato così pesantemente un momento di crisi per demolire i contratti, le leggi e lo Statuto dei lavoratori – ha detto – E se Sacconi non vuole essere ricordato come il peggiore ministro della Storia, faccia sì che quell’articolo sia abolito».
Poi la segretaria generale della Cgil ha ringraziato «tutti i partiti che hanno chiesto lo stralcio dell’articolo 8» (fuori dal palco ha nominato esplicitamente «il Pd e le altre forze di opposizione»), lo ha definito «una vergogna» e ha detto che la Cgil si batterà fino alla sua cancellazione: «Ricorreremo alla Corte Costituzionale, alla Corte di giustizia europea, dove occorre, su tutte le norme anticostituzionali. Per noi la Costituzione è sacra, non ce la ruberete».
A Camusso, Maurizio Sacconi ha risposto a breve giro di posta: «Di cancellare l’articolo 8 – ha detto il ministro del Welfare – non se ne parla proprio». Intanto la Cgil in serata ha diffuso i dati definitivi di adesione allo sciopero, che parlano di una media del 60%. Alti anche i livelli metalmeccanici (dal 50% all’85-90%, con Mirfiori all’80% e Marcegaglia al 70%). Risibili i dati diffusi dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che parla di un 3,6% nel suo settore: ma chiunque abbia visto anche solo il corteo romano, fittissimo di bandiere di statali e scuola, non può accettare queste cifre.
Molto pesante Raffaele Bonanni: il segretario Cisl dice che lo sciopero «rappresenta un segnale negativo per i mercati». Susanna Camusso risponde che Bonanni «è sull’orlo di una crisi di nervi», e a Cisl e Uil dice dal palco: «Noi pensiamo che si debba scioperare subito per cambiare la manovra: se non ora, quando? Ma voi, Cisl e Uil, dove siete? Se dite che non è mai il momento, ci viene il dubbio che non avete capito cosa sta succedendo nel nostro Paese».
Più tardi, quando dal Senato si sono conosciute alcune novità sulla manovra (in particolare l’aumento dell’Iva dal 20% al 21% e il ricorso alla fiducia), la segretaria della Cgil ha definito il testo del decreto «ancora più iniquo», segnalando che «l’aumento dell’Iva si sentirà sull’inflazione, mentre sulle pensioni, per fare cassa, ci si accanisce sulle donne». Anche il leader della Uil Luigi Angeletti ha manifestato la sua contrarietà: «L’emergenza finanziaria non può giustificare l’aumento dell’Iva, soprattutto delle aliquote più basse, nè l’accelerazione dell’età per il pensionamento delle donne». A questo punto si dovrà capire se il comitato centrale della Uil – aggiungendo alla manovra la contrarietà di tante categorie all’articolo 8, più la forte arrabbiatura di statali e scuola – il 16 settembre non sarà «costretto» a proclamare lo sciopero. Infine ha parlato contro le nuove misure del governo anche Raffaele Bonanni: «Siamo contrari sia all’aumento dell’età pensionabile per le donne, sia all’aumento dell’Iva. Piuttosto si introduca una patrimoniale, escludendo la prima casa, e si ripristini il contributo di solidarietà».
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