Dopo l’intesa fra Bersani, Di Pietro e Vendola su una road map per le primarie, la proposta della Federazione della sinistra: «Insieme, ma separati. Noi siamo contro il neoliberismo» AlleanzeDopo l’intesa fra Bersani, Di Pietro e Vendola
Dopo l’intesa fra Bersani, Di Pietro e Vendola su una road map per le primarie, la proposta della Federazione della sinistra: «Insieme, ma separati. Noi siamo contro il neoliberismo» AlleanzeDopo l’intesa fra Bersani, Di Pietro e Vendola
Paolo Ferrero, segretario Prc, Bersani, Di Pietro e Vendola di fatto hanno avviato il nuovo Ulivo. Stavolta lei non è della partita?
È un processo di chiarificazione. Ma noi non partecipiamo. Noi vogliamo costruire una nuova sinistra.
Una nuova sinistra senza alleanze?
L’Ulivo è una esperienza storicamente definita in Italia in rapporto con le socialdemocrazie europee e con le politiche neoliberiste moderate. La sinistra invece pone tema dell’uscita dalle politiche neoliberiste, dell’intervento pubblico nell’economia, che oggi la crisi ha reso persino obbligatorio. Senza sinistra non si esce dalla crisi.
Ma presto si voterà. Correrete soli?
Abbiamo rivolto una proposta al Pd e ora la giriamo all’Ulivo: siamo interessati a un fronte comune per sconfiggere le destre, la cui costruzione non è un fatto privato fra partiti ma deve coinvolgere tutti i soggetti che si sono battuti contro il governo, dai lavoratori al popolo dei referendum. L’Ulivo non si allea con il centro? Èun primo fatto positivo. Ora proponiamo le primarie di programma, ovvero una discussione nel paese sui cosa scrivere nel programma: sulla guerra, sulla legge 30, sull’intervento pubblico nell’economia. Pirani su Repubblica propone una cosa che dico da mesi: che la Bce acquisti i titoli direttamente sul mercato senza passare per altre banche, il che abbatterebbe la speculazione. È solo un esempio per dire che la crisi è anche figlia della costituzionalizzazione del neoliberismo, ovvero anche delle politiche dell’Ulivo mondiale.
Ci saranno primarie fra leader con programmi compatibili ma diversi. Le sue condizioni di fatto non sono già state accettate?
No. Le primarie sul programma avrebbero il potere di vincolare una coalizione a una decisione popolare. Basta chiedere: volete che continui la nostra guerra in Afghanistan? Volete la patrimoniale? Volete i matrimoni fra omosessuali? Basta una decina di punti qualificanti. Che questi temi siano nel programma dei candidati non è sufficiente. Basta guardare a quello che è successo a Obama: aveva un programma interessante, ma nella riforma sanitaria, o nella crisi, il primo ostacolo gli è venuto dal suo stesso partito.
Quando dice ‘noi’ intende Prc o Federazione? Sull’Unità Cesare Salvi, della Federazione, chiede di entrare nell’Ulivo.
Salvi mi ha detto che il suo pensiero è stato forzato.
Salvi ieri ha fondato un’associazione che punta a costruire un partito del Lavoro: un’altra cosa a sinistra?
La Federazione è plurale, se al suo interno anziché due associazioni ce n’è una più grande è positivo.
Se l’Ulivo non accetterà le primarie di programma non farete accordi?
Sarebbe un’occasione persa, ma per noi l’accordo per battere le destre vale a prescindere.
In quel caso alle primarie voterete Vendola?
Voteremo il candidato più di sinistra. Ma intanto l’Ulivo è disponibile, come lo erano i partiti che lo hanno fondato, a fare l’accordo con noi?
Nei mesi della crisi l’iniziativa della sinistra, voi compresi, è sparita?
In questi giorni raccogliamo migliaia di firme sulla patrimoniale, ma per i media non è una notizia. Facciamo notizia solo se ci stendiamo per terra per fermare il giro della Padania. A differenza di Sel e Pd, noi non faremo un’iniziativa solo nostra ma partecipiamo a costruire la manifestazione del 15 ottobre contro le politiche neoliberiste. Quelle di Berlusconi, ma anche quelle di cui si fa garante Napolitano.
Ogni tanto circolano voci di accordo fatto per qualche poltrona che il PD vi assicurerebbe. L’ultima riguarda tre posti per il Pdci.
Non c’è nessun accordo. E in ogni caso la Federazione non va nelle liste del Pd, si presenterà al voto con i suoi simboli. Com’è successo alle regionali lombarde, quando Filippo Penati mise un veto alla nostra falce e martello.
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