«Noi il debito non lo paghiamo»

Movimenti, formazioni politiche, sindacalisti in assemblea a Roma

Movimenti, formazioni politiche, sindacalisti in assemblea a Roma

 Comincia a tirare una brutta aria. Persino per una banale conferenza stampa all’aperto. Fissata a Roma davanti al Teatro Eliseo – quindi di fronte alla Banca d’Italia – si è dovuta tenere sui gradini del Palazzo delle Esposizioni, un centinaio di metri più in là. Il vecchio leone della Fiom, Giorgio Cremaschi, lo ricorda più volte ai giornalisti presenti («chi tocca Bankitalia muore»), anche per sottolineare il ruolo negativo delle banche centrali nell’indicare «soluzioni» alla crisi dei debiti pubblici: il taglio della spesa sociale. Deve far conoscere sia la scadenza (il 1 ottobre) di un’assemblea di movimenti, associazioni, formazioni politiche, sindacalisti «classici» e di base che si annuncia parecchio folta, sia le motivazioni, raccolte sotto il titolo sintetico «noi il debito non lo paghiamo». Attorno a Cremaschi attivisti delle varie aree mettono in atto la «liberazione di Mirco», nome di fantasia per un bambino nato oggi e già gravato di un debito «individuale» di 33.000 euro. Hanno portato mazzette di monete-facsimile, per sollevarlo da questo gravame.

L’assemblea di domenica mattina all’Ambra Jovinelli è autoconvocata; è nata a partire da un appello che ha già raccolto più di 1500 firme, anche al di là delle forze della sinistra e del sindacato conflittuale. Da Andrea Camilleri a Gianni Vattimo, da Valerio Evangelisti agli attivisti di ogni parte d’Italia – in testa i No Tav – fino al Popolo Viola.
La piattaforma è articolata in cinque punti: non pagare il debito, drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro (a partire dall’abolizione dei contratti precari), beni comuni per un nuovo modello di sviluppo, una rivoluzione per la democrazia (dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i privilegi di casta). Punti a loro volta articolati e molto «ragionevoli», anche se fuori programma per tutta la politica parlamentare italiana.

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