Le tende arrivano in Italia

ROMA Oggi la «camminata» da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni
Primo banco di prova per gli indignati italiani. A tenere a battesimo il movimento anche gli «originali» spagnoli

ROMA Oggi la «camminata» da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni
Primo banco di prova per gli indignati italiani. A tenere a battesimo il movimento anche gli «originali» spagnoli
La modalità degli «acampados»-indignados spagnoli, che ha contagiato in modo virale un po’ tutto il mondo, fa capolino anche da noi a partire da oggi a piazza San Giovanni a Roma, anche se solo per due giorni. Almeno questo è il programma di partenza. Ma gli indignati, e chi aspira a diventarlo, sono devoti innanzitutto alla severa applicazione della «democrazia reale». Dunque, chissà, se l’assemblea deciderà di proseguire, potrebbe anche succedere.
Tutto può succedere, se lo si vuole. Questo è lo spirito di chi abbraccia la filosofia di questi nuovi movimenti, figli della crisi non solo economica, ma soprattutto della rappresentanza politica. E i ragazzi che stanno mettendo in piedi la mobilitazione di questo week end, arrivati da tutta Italia, incarnano perfettamente questa «generazione». Intanto qualche dettaglio sull’appuntamento: ci si vede alle 14 a piazza della Repubblica poi si fa una «camminata» – non si usa il termine corteo – fino a piazza San Giovanni. Qui ci si dividerà in gruppi di lavoro o commissioni – sul modello spagnolo. Alcuni sono già stati decisi – lavoro, scuola, disabilità, rete – ma l’obiettivo è che si decida insieme quali altre commissioni costituire.
E poi, la parte «simbolica»: il montaggio delle tende. Per la verità l’autorizzazione ancora non c’è. Anzi, come la si pensi sul movimento degli indignati, è vero che la loro esperienza mostra la faccia di un paese in cui fare politica liberamente non è concesso. Racconta Franz Mannino, uno degli attivisti del Popolo Viola: «Per fare un’iniziativa come quella che stiamo mettendo in campo bisogna sborsare 10 mila euro: pagare la pulizia, le ambulanze, e tutta un’altra serie di cose. Noi siamo riusciti in sole due settimane a mettere insieme seimila euro, soprattutto con un sito costruito apposta, Letteraviola.it, ma questa la dice lunga su un paese in deficit di democrazia». Come dire: o hai alle spalle sindacati e partiti, o la vita diventa difficile.
Come dimostra Franz, il Popolo Viola – quelli del «No-B day», per intenderci – sono tra i protagonisti della giornata di oggi, insieme a quel gruppo eterogeneo che da circa tre mesi si riunisce periodicamente proprio a piazza San Giovanni, cercando di far partire l’onda degli indignati anche in Italia. Sono loro il filo diretto con gli «originali» spagnoli. Alcuni hanno anche partecipato alla «marcia» del 23 e del 24 luglio che ha mobilitato mezza Spagna verso Madrid, e oggi arriveranno a Roma un gruppo di «indignados» spagnoli. «Gli chiederemo di raccontare la loro esperienza, e speriamo che siano in grado di trasmettere l’importanza del loro movimento, la vera e propria rivoluzione che hanno messo in atto», racconta Chiara. Lei è una di quelle che dice di essere stata «fulminata» sulla via di Madrid: «Ho visto con i miei occhi un altro mondo possibile».
Ma cosa avranno mai questi del 15M? Quali sono, alla fin fine, gli obiettivi che hanno raggiunto? «E’ proprio un’altra mentalità, un vento nuovo. Ho visto, e mi è sembrata la cosa più importante, che gli indignati hanno il consenso dell’80% della popolazione spagnola. Quando siamo stati a Madrid – racconta ancora Chiara – i negozianti ci hanno regalato i nostri acquisti, perché sapevano che eravamo a Puerta del Sol insieme agli indignados. Ho sentito con le mie orecchie un poliziotto intervenire in assemblea dicendo che molti agenti di polizia sono a fianco degli indignados. Penso che se una cosa così succedesse in Italia sarebbe già un passaggio importante, perché scontiamo una rottura del tessuto sociale ormai insopportabile». Sì, ma a parte la «ricomposizione», che potrebbe sempre essere umorale, che obiettivi si pongono, oltre a parlare liberamente? «Intanto stanno estendendo una nuova legge elettorale – racconta Chiara – sono arrivati alla conclusione che il maggioritario non è un sistema condivisibile. E poi, c’è uno sfratto? Loro vanno, e occupano tutta la palazzina. Ma sempre utilizzando gli strumenti della non violenza. Questo è un punto determinante: hanno capito che liberarsi dalla violenza è l’unico modo per combattere il sistema che ci opprime». D’altronde lo slogan degli «indignados», mutuato anche dagli italiani, è «andiamo piano perché andiamo lontano». Dunque, non resta che aspettare.

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