LA LEZIONE DEL VALLE

La protesta dei lavoratori dello spettacolo, dei media, scrittori, artisti, sceneggiatori e tecnici è partita da Roma. Nel mio modo di vedere si collega idealmente al risveglio di Milano, dove i lavoratori della conoscenza, i professionisti, assieme a migliaia di giovani e giovanissimi hanno contribuito in maniera determinante a battere la Destra e la Lega in una delle loro roccaforti.

La protesta dei lavoratori dello spettacolo, dei media, scrittori, artisti, sceneggiatori e tecnici è partita da Roma. Nel mio modo di vedere si collega idealmente al risveglio di Milano, dove i lavoratori della conoscenza, i professionisti, assieme a migliaia di giovani e giovanissimi hanno contribuito in maniera determinante a battere la Destra e la Lega in una delle loro roccaforti.
Qui non si tratta di battere qualcuno, qui si comincia a ricostruire un Paese e una società sempre più lacerate. In questo senso vedo l’esperienza del Valle come l’inizio di un ciclo non solamente difensivo. Possiamo progettare forme di welfare che si richiamano alla grande tradizione del mutualismo operaio e che non a caso vengono riscoperte oggi in America dai nostri colleghi freelance.
Qui il lavoro intellettuale, creativo, ripropone la sua missione sociale contro gli sfacciati egoismi del mondo della finanza e della grande impresa. Anche noi riteniamo che sia necessario un nuovo rapporto tra pubblico e privato, ma in maniera opposta a quello che propone Confindustria, dove, l’esperienza di questi anni insegna, al privato sono sempre andati i profitti e al pubblico le perdite. Per avere un’idea di quale sia il profilo sociale del mondo della finanza e della grande impresa italiana basterà dire che di tutti i progetti di opere pubbliche finanziati anche dal privato, il primato spetta ai cimiteri. Questo dà la misura della sensibilità sociale e della propensione al rischio delle forze che Confindustria rappresenta.
Il lavoro intellettuale e creativo, quello per il quale sono necessarie competenze tecniche elevate, paga oggi il prezzo più alto a questo sistema, a questa economia della truffa, coma la chiama Galbraith. Alle persone, ai giovani e alle loro famiglie che investono risorse ingenti e anni di vita nella formazione vengono offerti alla fine degli studi stages gratuiti, contratti di lavoro sempre più precari, retribuzioni vergognose. La truffa non sta soltanto nelle politiche governative di tagli alla spesa pubblica – in particolare alla spesa sanitaria, alla spesa per le esigenze del territorio, alla spesa per la tutela dell’ambiente, alla spesa per la manutenzione e conservazione del patrimonio artistico e monumentale, alla spesa per l’educazione di base – tutte azioni dal sicuro effetto recessivo. La truffa sta anche nei proclami di chi pretende presentarsi come salvatore dell’Italia e propone politiche che portano solo alla stagnazione, come la costruzione di megainfrastrutture senza senso quando non si fa nulla contro il dissesto idreogeologico, come le privatizzazioni selvagge. La salvezza dalla catastrofe sta solo nelle risorse di capitale umano che tutti noi usiamo per lavorare, per vivere.
Dobbiamo creare le premesse per una soluzione extraparlamentare della crisi, l’unica possibile, vista l’impotenza dei partiti.
Dobbiamo ribellarci a un governo europeo, incapace di fronteggiare le scorrerie dei cosiddetti mercati, incapace di difendere la moneta unica, un governo europeo che punta da anni a smantellare il modello sociale che i nostri padri hanno costruito in Europa con lotte e sacrifici e che è stato per tutto il mondo un esempio di civiltà.

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