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Il “Cuore di cane” proibito dal regime sovietico

Domani in uscita con “Repubblica” il romanzo satirico del grande autore russo introdotto da Adriano Sofri. Nel 1930, le critiche al governo scatenano una violenta campagna contro lo scrittore 

Domani in uscita con “Repubblica” il romanzo satirico del grande autore russo introdotto da Adriano Sofri. Nel 1930, le critiche al governo scatenano una violenta campagna contro lo scrittore 

Una telefonata e un telegramma marchiano a fuoco la vita di Michail Bulgakov, nato nel 1891 a Kiev da una famiglia dell´intelligencija: il padre era professore di teologia. Laureatosi in medicina, il giovane esercitò per pochi, terribili anni, durante la guerra civile. Solo dal 1920 poté dedicarsi alla letteratura. Stabilitosi a Mosca, trascorse un periodo felice, che culminò nel successo della pièce I giorni dei Turbin (1926). In quei mesi, ha spiegato Boris Gasparov, compose alcuni racconti «combinando fantastico, utopia tecnocratica e critica sociale, in un genere assai popolare a quell´epoca». Si trattava di Diavoleide (dedicato agli assurdi guasti della macchina burocratica), Le uova fatali (dove un geniale scienziato crea mostri spaventosi, da vero apprendista stregone) e Cuore di cane. Proprio le critiche al regime bolscevico espresse in questo testo, scateneranno una violenta campagna contro Bulgakov. Già nel 1930 tutte le sue opere saranno proibite. Disperato, chiese che gli si offrisse la possibilità di lavorare o lo si lasciasse partire. Dalla profonda depressione, lo salvò la miracolosa “apparizione” telefonica di Stalin, che gli confessò la sua ammirazione, nominandolo aiutoregista al Teatro d´Arte. Magra consolazione: Bulgakov non potrà pubblicare nulla fino alla morte, consacrando gli ultimi dodici anni al suo capolavoro, Il Maestro e Margherita. Nel dicembre del 1939 sembrò aprirsi una via d´uscita, con una pièce, Batum, sulla vita di Stalin. Il pubblico reagì con entusiasmo, e l´autore fu invitato nella città di Batum. Lungo il tragitto, però, un misterioso telegramma annullò tutto: il tiranno era apparso di nuovo, ma questa volta come forza ostile. Era la fine. Bulgakov morì nel marzo del 1940. In Cuore di cane troviamo un brillante e inquietante esempio della sua scrittura. Pubblicato per la prima volta in Italia nel 1967, il racconto narra di un celebre professore di medicina che decide di trapiantare nel cane Pallino i testicoli e l´ipofisi di un uomo morto. Dopo l´operazione, la bestiola inizia a camminare su due zampe, perde i peli e gli artigli, parla, ma purtoppo eredita il carattere del donatore, un simpatizzante del partito comunista, di professione suonatore di balalajka, accoltellato in una bettola moscovita. Non sveliamo il finale. Al lettore il piacere di scoprire fatti e misfatti di questo irresistibile mascalzone, una via di mezzo tra il Frankenstein di Mary Shelley e il Boudu salvato dalle acque di Jean Renoir. Cuore di cane, insomma, dimostra la grandezza di un artista che seppe immergere la grande tradizione fantastica e grottesca di Gogol´, Puskin e certo Dostoevskij, nel buio panorama della censura sovietica.

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QUEL RANDAGIO TROPPO UMANO   
È attratto dal passo brevissimo che ci separa dagli altri animali, diavoli compresi 
ADRIANO SOFRI


C´è una vicenda di continue metamorfosi. Uno striscione pubblicitario cubitale promette: «È possibile ringiovanire». Un luminare della medicina (Bulgakov era medico) tramuta un cane di strada in un uomo fallimentare, e l´uomo fallito in cane.
La rivoluzione vuol tramutare il proletario sfruttato in cittadino liberato e poi lo riprecipita nel fanatismo e nella soggezione. Altrettanti esperimenti di costruzione dell´”uomo nuovo”, attraverso la chirurgia politica o la chirurgia clinica.
La prima, la levatrice della storia, che vuole portare alla luce l´uomo nuovo dal grembo del vecchio mondo, usa il forcipe rivoluzionario per abbreviare, dice, le doglie del parto. La seconda, in un privato ambulatorio, trapianta l´ipofisi dalla base del cervello di un morto umano a quello del randagio: e chi è “uomo nuovo” più di un cane trasformato in uomo?
E chi meglio di un cane di strada sa riconoscere e temere il proprio prossimo nel proletario, e augurarsi di diventare un cane di signori? «Cosa non darei per azzannare quel tuo piede proletario pieno di calli. Per tutte le umiliazioni che hai subìto dai tuoi simili, quante volte mi hai storpiato il muso con la scopa, eh?».
Un padrone proletario – la combinazione è possibile solo con i cani e le mogli – è il peggio che possa capitare. Sono alleati, cani e padroni, nell´odiare il proletariato, ed esserne odiati.
Bulgakov è irresistibilmente attratto dal passo brevissimo e insieme incolmabile che separa l´uomo dagli altri animali, diavoli compresi, come il gattone Behemot del Maestro e Margherita. Nelle Uova fatali l´esperimento zoologico sulle rane e la moria delle galline producono una spaventosa invasione di rettili e mostri giganti che solo un caso meteorologico arresta alla vigilia della distruzione di Mosca.

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