Il legame terreno della natura umana

LA FILOSOFIA IN PIAZZA
Il Festival di Modena, Carpi e Sassuolo è dedicato alla «Natura». Un tema che costringe a fare i conti con l’altro polo, quello del vivere in società . E dunque con l’etica pubblica. Ma anche con la scienza che, attraverso la mappatura del Dna e la gestione algoritmica dei dati del vivente, ha consentito lo sviluppo di un fiorente settore produttivo 

LA FILOSOFIA IN PIAZZA
Il Festival di Modena, Carpi e Sassuolo è dedicato alla «Natura». Un tema che costringe a fare i conti con l’altro polo, quello del vivere in società . E dunque con l’etica pubblica. Ma anche con la scienza che, attraverso la mappatura del Dna e la gestione algoritmica dei dati del vivente, ha consentito lo sviluppo di un fiorente settore produttivo 
Siamo fatti di acqua e carbonio, gli elementi base degli idrocarburi. Carbone, petrolio e metano forniscono l’energia alla società in cui viviamo. Questo avrebbe dovuto riconciliarci con l’elemento che accomuna l’uomo al mondo vivente, fatto anch’esso di acqua e carbonio, così come con la civiltà industriale che ha bisogno di petrolio come gli esseri viventi dell’aria, com’è stato ricordato nel corso del forum sull’Energia ospitato dall’undicesima edizione del Festival della filosofia di Modena dedicato al tema della «natura».
Il respiro è vita, psyché, spirito e produce anidride carbonica, il gas che viene riassorbito dalla vegetazione e mantiene la temperatura della Terra. Diffusa però in quantità eccessiva, l’anidride carbonica rende invivibile la vita degli organismi ed è necessario limitare le emissioni di gas serra. Per questo si è imposta la ricerca delle fonti energetiche alternative a quelle fossili: eolico, solare, geo-termico e agro-carburanti ai quali si è aggiunta l’estrazione dei «gas non convenzionali».
Aria, gas e acqua al posto di petrolio e acciaio. È la proposta della green economy sulla quale Barack Obama avrebbe puntato una parte delle sue carte insieme a Marchionne e al rilancio delle opere pubbliche. Lo sarebbe stato anche in Italia, se insieme ai tagli agli enti locali, Tremonti non avesse affossato l’eolico, producendo anche qui disoccupazione e aziende in fallimento.
Ciò non toglie che la green economy continui a mantenere un’ambivalenza poiché il capitale globale non riesce a darsi regole che arrestino i cambiamenti climatici e impongano tutele e garanzie a difesa di una vita degna. Una riflessione sulla riconversione ambientale del modello produttivo deve essere quindi accompagnata dalla trasformazione degli stili di vita e della politica senza le quali, ha sostenuto ieri Aldo Bonomi (e oggi lo farà Ottavio Marzocca a Sassuolo), non c’è reale innovazione.
Umanità, tecnica e natura, insistono dunque nello stesso ambiente di vita, ma in queste condizioni finiscono per divorarsi, riproducendo vecchie e nuove dicotomie. Ciò non impedisce di pensare la «natura» solo in termini di catastrofe o, addirittura, di «scomparsa». Per Zygmunt Bauman, ieri era Sassuolo, c’è anche la possibilità che la natura si sia trasformata. Questo significa che la sua vecchia opposizione con la cultura, l’animale e la macchina sta sfumando in una più complessa visione dell’ontologia ambientale sostenuta dalle teorie della complessità e dalle nuove scienze del vivente. La pensa così il filosofo tedesco Peter Sloterdijk secondo il quale questo può essere l’inizio di una filosofia ecologica. Ciò che può salvarci, ha detto nella sua lezione di ieri a Modena, è un’«omeotecnica», vale a dire una nuova idea della tecnica capace di usare le cose senza far violenza all’essere né violentare l’ambiente.
Per realizzarla è necessario però condividere almeno tre assunti: la cultura è una delle espressioni della natura come può esserlo un’onda che increspa il mare; contrariamente a quanto affermato dall’antropologia filosofica di Arnold Gehlen, che ha conosciuto qualche successo anche in Italia, la cultura è una ridondanza della natura umana e non il risultato di una sua carenza. C’è poi il dato più importante: la natura è una potenzialità e non più una mechané, cioè un artificio o un meccanismo senz’anima.
Più che di «natura», oggi si parla più propriamente di «vivente», cioè di quella vita plasmata e ricodificata negli algoritmi della bio-informatica che costruisce immense banche dati che permettono di simulare il funzionamento dei sistemi biologici al computer e di identificare nuovi geni clonandoli «in silico». Questo scenario, ha ricordato Edoardo Boncinelli venerdì a Carpi, è ben conosciuto dagli scienziati e dagli epistemologi sin dalla fine degli anni Ottanta, quando la Celera Genomics, l’impresa di Craig Venter, e il consorzio «Human Genome Project» iniziarono a pubblicare sequenze quasi complete di genomi umani, rivoluzionando la biologia. Da allora si è affermata una nuova scienza, la «genomica» che ha mappato il sequenziamento del contenuto del Dna.
Queste nuove conoscenze hanno prodotto numerosi passi in avanti nel campo della medicina personalizzata, trasformando la mentalità dei medici e dei pazienti. Non solo di quelli «malati», ma anche degli individui sani che grazie oggi hanno la possibilità di conoscere in anticipo se il proprio corredo genetico contiene il rischio di una malattia. Questa innovazione tecnica ha portato alla creazione della farmacologia genomica, o farmacogenomica, che usa le informazioni genomiche per produrre farmaci su misura.
La rivoluzione genomica ha trasformato anche la chirurgia dei trapianti, l’informatica e l’economia. Non si contano, sostiene Vandana Shiva che interverrà stasera a Modena, le aziende «biotech» quotate in borsa in virtù dei brevetti sulla produzione alimentare transgenica o sull’ultimo ritrovato biologico prodotto in laboratorio. La vita in quanto tale produce anche una rendita finanziaria, come un qualsiasi mutuo subprime.
Le infinite possibilità fornite dalle tecno-scienze e dalle bio-tecnologie hanno trasformato la «natura» in un make-up permanente che può essere usato a beneficio degli uomini, ma può anche essere usato per controllarne le vite e i pensieri. Il problema non sfugge al diritto, come alla politica, e costituisce da tempo l’oggetto delle riflessioni di Stefano Rodotà (oggi a Carpi alle 11,30), di Roberto Esposito (intervenuto ieri, sempre a Carpi). Le autorità politiche tendono a controllare la vita delle persone, e la tecnoscienza offre allo Stato infinite occasioni di intervento, come sappiamo bene in Italia dove è stata approvata una legge che ha limitato il ricorso alla fecondazione assistita.
In queste condizioni drammatiche bisogna innanzitutto garantire i diritti fondamentali delle donne, ma non si può sottovalutare che la transizione che stiamo vivendo sia caratterizzata da una pervasiva rivisitazione del corpo e della sua identità ontologica. Inquietudini che hanno nutrito la cybercultura, il cui obiettivo era distillare la pura mente partendo dalla vile materia, e il sogno dell’immortalità ventilato dalle biotecnologie. L’oggetto della riflessione filosofica sul «vivente» non può essere tuttavia limitato a queste futuristiche ambizioni, né al solo riduzionismo presente nell’informatica applicata alla biologia oppure nella filosofia della mente.
Il problema è dunque molto più ampio: la cultura filosofica non ha ancora fatto i conti con l’esaurimento dell’idea autarchica dell’«Uomo» e crede che sia ancora questa la misura e il fine dell’universo. Bacone aveva definito questa chiusura antropocentrica come una mancanza di rispetto nei confronti della «natura». La stessa mancanza di sensibilità la si avverte oggi nell’incapacità di riconoscere alla tecnologia il ruolo di partner del vivente.
Bisogna, al contrario, riconoscere che la natura e la politica non sono due selle di un’altalena, dove la prima si abbassa mentre l’altra si alza, e viceversa. L’immanenza tra natura e cultura e, conseguentemente, tra natura e politica permette invece di pensare che non c’è altra politica se non quella della natura e altra natura se non quella della politica.

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INCONTRI
Dal «Biopotere» al regime dei brevetti

 Il programma di oggi del Festival della filosofia prevede, tra le tante inziative, la lezione di Simona Forti su «Biopotere» (Carpi, ore 10), di Stefano Rodotà su «Biodiritto» (carpi ore 11.30), di Ottavio Marzocca su «Ambiente» (Sassuolo, ore 10) e di Marc Augé su «Paesaggio» (Sassuolo, ore 11.30). Nel pomeriggio, invece, Carlo Sini parlerà del «Pianeta» (Modena, ore 16.30), mentre il tema dell’incontro con Vandana Shiva cha come titolo «Brevettare la natura» (Carpi, ore 18). L’«Ethica» di Baruch Spinoza è il tema affrontato da Remo Bodei a Carpi (ore 18), mentre «Corpo» sarà la parola chiave dell’intervento di Umberto Galimberti (Carpi, ore 18).

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