Gli «intermittenti» conquistano il Lido

Occupazioni La protesta del Valle sbarca alla Mostra del cinema di Venezia. E i precari dello spettacolo si «spostano» in un gioiello del liberty
Chiuso dagli anni 70, il teatro Marinoni rischia di essere raso al suolo

Occupazioni La protesta del Valle sbarca alla Mostra del cinema di Venezia. E i precari dello spettacolo si «spostano» in un gioiello del liberty
Chiuso dagli anni 70, il teatro Marinoni rischia di essere raso al suolo

 VENEZIA.La bellezza non può attendere. E nemmeno la rivolta culturale del teatro Valle che da ieri ha raggiunto il festival del cinema sul Lido di Venezia. Alla dieci del mattino, insieme ad altrettanti lavoratori dell’audiovisivo dei magazzini del SaleDocks di Venezia, ventisei intermittenti dello spettacolo che occupano da quasi tre mesi il teatro Valle nel cuore di Roma hanno preso possesso del teatro Marinoni che sorge nell’area del vecchio ospedale del Lido venduta nel 2005 dalla giunta Cacciari per 72 milioni di euro al fondo immobiliare Real Estate gestito dalla società Est Capital, il cui presidente è Gianfranco Mossetto ex assessore alla cultura della prima giunta del sindaco-filosofo.

Chiuso dagli anni 70, e sconosciuto agli stessi veneziani, il teatro Marinoni rischia di essere raso al suolo per far posto non al nuovo Palazzo del cinema – ormai irrealizzabile, lo ha confermato anche il presidente della Biennale Baratta – e nemmeno a un auditorium. Forse a un albergo, oppure a una pizzeria di lusso per diportisti miliardari che attraccheranno lo yacht nel porto turistico da 980 posti barca e 500 posti auto come promette di fare la speculazione immobiliare che devasterà Venezia.
La rivolta dunque si allarga e i suoi messaggeri la descrivono come «una forma diretta di auto-governo. Il Valle, e da oggi il Marinoni, sono il laboratorio politico per costruire nuovi modelli di gestione partecipata e cooperativa della cultura in Italia». L’organizzazione è perfetta. Gli intermittenti sembrano specialisti del genio civile che ricostruiscono una civiltà dal nulla. In poco più di un’ora il Marinoni viene ripulito, gli striscioni esposti. Arrivano due camion: dal primo spunta un generatore di corrente, un frigo, acqua e birre, un’affettatrice. Sul secondo ci sono bagni chimici per chi resterà a dormire negli uffici, anch’essi ripuliti a fondo. «Costruire un teatro in un ospedale è un’idea geniale che ha anticipato di 80 anni l’antipsichiatria di Franco Basaglia», sostiene l’attore Tony Allotta. Il progetto risale all’inizio del 900 quando il dottor Mario Marinoni fece costruire il teatro dove oggi vediamo riemergere dalla polvere le appliques alle pareti e la ringhiera della galleria, tutto in stile liberty. Il soffitto è dominato dal giallo di un affresco da cui spuntano gli occhi e la barba di Nettuno. Sul palco c’è una vetrata a mosaico con il leone di Venezia.
«Vorrei recuperare le tracce della vita espropriata o dimenticata di tutti coloro che hanno attraversato il teatro e l’ospedale – dice l’attrice Tania Garribba, smettendo l’incerata con la quale si è protetta contro i calcinacci di decenni – luoghi come questi possono anche cambiare d’uso. Non vogliamo trasformarli in musei, ma non possiamo permettere alla speculazione di distruggerlo. Chi può decidere sul destino di questo bene comune è solo la comunità dei veneziani».
«Questi padiglioni attorno al teatro – racconta Salvatore Lihard del coordinamento delle associazioni ‘Un altro Lido è possibile’ che si batte da anni contro la speculazione sul Lido – sono il frutto della filantropia degli anni Venti. Privati, fondazioni e enti locali che hanno finanziato la costruzione dell’ospedale avevano già capito il problema del Welfare e della sanità pubblica. Da mesi denunciamo che il degrado del teatro provocherà il crollo del valore architettonico del complesso, permettendo a Est Capital di abbattere tutto». L’intenzione degli intermittenti è mantenere l’occupazione del Marinoni almeno fino al 6 settembre quando proietteranno alla settimana degli autori il video-provocazione sul cinema italiano intitolato, semplicemente, «Perché?». «Per spezzare il duopolio Rai Cinema/Medusa sul cinema – hanno poi detto nella conferenza stampa tra le note del Padrino – bisogna ripartire equamente i finanziamenti pubblici e contrastare l’ingerenza partitica nelle nomine delle commissioni». E, alla fine, un messaggio per l’autunno: «Non è più tempo per battaglie separate e di categoria per tutto il lavoro. Superiamo le divisioni tra vertenze e le sigle».

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CEMENTIFICAZIONI SELVAGGE
Verso il porto turistico, speculazione kolossal

 Venice City Confidential. La citazione di James Ellroy coglie alla perfezione l’intrigo della speculazione immobiliare di cui è vittima l’ex ospedale del Lido di Venezia. Al centro c’è una società, la Est Capital, tra i cui azionisti ci sono le imprese Mantovani e Condotte che stanno costruendo il Mose. Il progetto del porto turistico più grande d’Europa è faraonico e rischia di sconvolgere la vita dei 16 mila abitanti del Lido. Verrà cementificata un’area di 200 mila mq a terra e 480 mila in mare. Nella partita rientrano anche l’hotel Excelsio e l’Hotel Des Bains, dove Visconti girò il suo «Morte a Venezia», acquisiti anni fa dalla Est Capital. Nella partita sarebbe dovuta rientrare la costruzione del nuovo Palazzo del cinema per il quale sono stati spesi 37 milioni. Inutilmente, perché al termine degli scavi è stata scoperta un’enorme quantità di amianto che ha fermato i lavori. I costi sono raddoppiati e i 100 milioni previsti sono ormai insufficienti. Il consorzio di imprese che avrebbe dovuto costruirlo ha chiesto al Comune un risarcimento di 50 milioni di euro. I lavori sono stati inaugurati nel 2008 dall’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari e fortissimamente voluti da Francesco Rutelli, allora il ministro della cultura. Bisognava andar veloci per arrivare a celebrare il 150° dell’unità d’Italia. Venne scelta l’unica strada conosciuta nel paese dei Grandi Eventi e della P3: affidare l’intero pacchetto alla Protezione civile di Bertolaso e ai suoi poteri sullo stato di eccezione. A dirigere i lavori fu chiamato il commissario Vincenzo Spaziante, allora stretto collaboratore di Bertolaso, già dirigente della ragioneria dello Stato, nel 2000 si è occupato del Giubileo. Il suo vice era Mauro Giovampaola, poi arrestato insieme alla cricca di Angelo Balducci, Diego Anemone e Fabio De Santis nel febbraio 2010 per i fatti del G8 della Maddalena. La battaglia contro questa speculazione colossale è guidata da un gruppo di associazioni che hanno formato il cartello «un altro lido» e monitorano la situazione sul sito: www.unaltrolido.it. Il coordinamento si è costituito dopo l’abbattimento della pineta del Lido, la prima vittima di questa tragedia civile.

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