Essere straniero: artista, «clandestino», rivoluzionario

TEATRO Prospettiva 150, il festival di Torino mette in scena il presente

TEATRO Prospettiva 150, il festival di Torino mette in scena il presente

 Si chiama Prospettiva 150 (11 ottobre-3 novembre) ed è la terza edizione del festival curato da Mario Martone e Fabrizio Arcuri, che inaugura la stagione 2011/2012 della Fondazione del Teatro Stabile di Torino. Il titolo rimanda alle celebrazioni per l’Unità d’Italia ma senza celebrare, anzi tracciando in un programma di altissima qualità, un itinerario artistico di salutare critica alla condizione nazionale e contemporanea. E dichiarando anche una scommessa importante, di pensare cioè il teatro ancora come un luogo vivo, uno spazio in cui portare conflitti e paradossi attuali per offrire a chi partecipa una diversa conoscenza e consapevolezza.

La «tematica» che attraversa i quaranta spettacoli in cartellone su quattro palcoscenici della città – Carignano, Cavallerizza, Gobetti, Fonderie Limone – molti in collaborazione con Torinodanza, si concentra sul senso di appartenenza e sul suo contrario: stranieri in patria e non solo come clandestini ma anche come giovani, come artisti … «Non si sceglie di far parte di una nazione, ci si nasce, ed è anche per questa ragione che normalmente non si riesce a tracciare una netta demarcazione tra i concetti di «patria» e «nazione». Questi due lemmi, in effetti, definiscono aspetti nettamente diversi del nostro sentire comune, avvicinando il primo ad un’idea più epica, culturale e territoriale, ed il secondo a concetti decisamente più politici e istituzionali» spiegano Martone e Arcuri. E aggiungono: « La mancanza di questo senso di appartenenza, sia essa dovuta alla banale provenienza d’oltreconfine o all’impossibilità di riconoscersi nei valori che muovono la vita della propria nazione, rappresenta la caratteristica forse più emblematica dell’essere ‘straniero’ … Stranieri nella propria nazione ma ancora patrioti, stranieri nella propria società, stranieri perché esclusi o marginali rispetto alle scelte del proprio Paese … Dilatando la prospettiva su scala storica ci si accorge facilmente che spesso e volentieri ‘gli stranieri in patria’ (carbonari, minoranze ghettizzate, rivoluzionari, oppositori del sistema, ecc.) sono stati il motore di fondamentali trasformazioni».
Il festival sarà aperto da Die Nacht Kurz Den Walden di Bernard-Marie Koltés, con la regia di Antonio Latella, protagonista l’attore tedesco Clemens Schick, nella «notte poco prima della foresta» che parla della solitudine nella diversità. E poi Thomas Ostermeier con Susn, rilettura di Herbert Achternbusch, storia di una sconfitta, la vita di una donna alla ricerca della propria identità. Preszydentki (Le Presidentesse) dell’autore austriaco Werner Schwab, controverso per le sue opere dense di surreale violenza e degradazione, morto nel ’94, nella lettura di Kristian Lupa, il regista polacco tra i più talentuosi sulla scena attuale.
Guy Cassiers, con la compagnia Toneelhuis&Ro. Theater porta a Torino Sunken Red tratto dal romanzo dell’olandese Jeroen Browuers, che racconta l’esperienza del suo autore, prigioniero in un campo di concentramento giapponese durante la seconda guerra mondiale a soli tre anni, insieme alla mamma, alla sorella e alla nonna. Revolution Now! dei Gob Squad, gruppo nato tra Berlino e Nottongham, che lavora su progetit video e perfomance mostrati in luoghi tipo stazioni, alberghi, case ma anche teatri e gallerie d’arte. In questo spettacolo ritornano sulle tracce dei momenti rivoluzionari fondamentali per l’umanità. Strange Creatures firmato dal regista iraniano Reza Servati, è un cabaret grottesco e comico sulla conquista del potere.
Ma «stranieri in patria» sono anche tutti quegli artisti perseguitati ed osteggiati nel loro lavoro da censura politica, regimi, indifferenza economica: dal Belarus Free Theatre che allestisce il suo teatro in calndestinità sotto la dittatura del regime bielorusso di Lukascenko, a Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza a Torino con Hamlice – Saggio sulla fine della civiltà.

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