Quando il medico divenne guerrigliero.  L'assalto alla caserma, l'imboscata, le discussioni con Fidel Castro, i compagni caduti. Ma anche i dubbi, l'ironia, la noia. Escono a Cuba per la prima volta i taccuini che Guevara scrisse sulla Sierra Maestra, prima della vittoria finale. Eccoli in esclusiva per "Repubblica" ">

Che, i diari della battaglia

“Un po’ medico, un po’ guerrigliero” Un inedito Ernesto Che Guevara racconta la sua rivoluzione

Quando il medico divenne guerrigliero.  L’assalto alla caserma, l’imboscata, le discussioni con Fidel Castro, i compagni caduti. Ma anche i dubbi, l’ironia, la noia. Escono a Cuba per la prima volta i taccuini che Guevara scrisse sulla Sierra Maestra, prima della vittoria finale. Eccoli in esclusiva per “Repubblica”

“Un po’ medico, un po’ guerrigliero” Un inedito Ernesto Che Guevara racconta la sua rivoluzione

Quando il medico divenne guerrigliero.  L’assalto alla caserma, l’imboscata, le discussioni con Fidel Castro, i compagni caduti. Ma anche i dubbi, l’ironia, la noia. Escono a Cuba per la prima volta i taccuini che Guevara scrisse sulla Sierra Maestra, prima della vittoria finale. Eccoli in esclusiva per “Repubblica”

Negli ultimi anni di vita, quando scriveva per Repubblica, Carlos Franqui, il fondatore di Revolucion, il primo giornale dei barbudos nella Cuba liberata da Batista, ricordava spesso «una cassa di manoscritti del Che» come un tesoro che per onestà si era lasciato sfuggire. Gliela aveva data Fidel Castro alla fine del 1967 dopo la morte di Guevara in Bolivia perché si avvalesse di quei quaderni nei suoi libri sulla storia della rivoluzione cubana, ma lui li aveva consegnati alla vedova, Aleida March, senza aprirli. Da quella cassa è nata la Fondazione Guevara che possiede i diritti di ciò che scrisse il guerrigliero più leggendario del Novecento e cura l´edizione dei suoi libri. Quest´anno la Fondazione ha mandato in stampa un inedito: gli appunti quotidiani di Guevara dei tre anni (1956-58) sulla Sierra Maestra di Cuba con l´esercito ribelle di Fidel, Raul, Camilo Cienfuegos e Huber Matos.

è il materiale grezzo che servì al Che da manuale per scrivere La guerra rivoluzionaria a Cuba ma che trova la sua forza proprio nell´essere una testimonianza immediata, concisa, giornaliera sull´avventura nella Sierra Maestra. Così scopriamo un Che Guevara spesso ironico, a volte annoiato, altre dubbioso. Ma sempre fresco e diretto. Tra le pagine del Diario de un combatiente (titolo che aveva scelto lui stesso per i quaderni) troviamo dal racconto del disastroso sbarco del Granma, il 2 dicembre del ´56, al battesimo del fuoco, fino alla trasformazione di Guevara da medico – motivo per cui Fidel Castro l´aveva ammesso tra i ribelli ma ruolo che gli stava strettissimo – a comandante guerrigliero. E c´è tutta la complicata relazione con Castro che all´inizio lo guarda con sospetto (era stato Raul a convincere il fratello a portare «l´argentino» sul Granma) e tarda a riconoscerne i meriti di combattente. Annota per esempio il Che dopo l´assalto a una piccola guarnigione dell´esercito di Batista: «Ancora una volta dovevo mutare ruolo, da soldato a dottore, cosa che nei fatti consisteva in poco più che lavarmi le mani».
All´inizio il Che si lamenta per la distribuzione delle armi perché a lui toccavano sempre quelle meno efficienti e dopo quattro mesi nella Sierra riporta nel suo Diario che Raul aveva proposto di promuoverlo da «medico» a «commissario politico» ma che «Fidel si oppose». Poi le cose cambiano fino al giorno in cui durante una nuova distribuzione di armi scopre che avrà una mitragliatrice Madsen (“Madzen” nei diari) e ricordandolo annoterà più tardi: «In questo modo feci il mio debutto come combattente a tempo pieno, perché fino ad allora ero stato un combattente part-time e la mia maggiore responsabilità era stata quella di medico della truppa. Ero entrato in un altro livello». Ci sono episodi comici, come quando racconta di essere scappato a gambe levate davanti a una sentinella nemica che gli sparava contro: «Corsi a una velocità mai raggiunta prima». E c´è uno degli episodi più famosi della rivoluzione cubana: l´intervista di Fidel Castro a Herbert Matthews del New York Times. All´epoca Matthews era uno stimato inviato di guerra che aveva messo alla prova le sue capacità su molti fronti, ma Castro riuscì a ingannarlo facendogli credere di essere alla guida di un esercito di ribelli quando – nel marzo del ´57 – i barbudos sulla Sierra Maestra erano poco più di una ventina di uomini. Guevara, colto da una crisi d´asma, non partecipò all´intervista ma prese nota brevemente del «colpo mediatico» di Fidel.
Le note giornaliere del Diario arrivano fino al 3 dicembre 1958, poche settimane prima della battaglia di Santa Clara che, diretta personalmente dal Che, fu l´episodio decisivo per convincere Batista alla fuga il primo gennaio del 1960. Ma mancano due quaderni che coprivano nove mesi dall´agosto del ´57 all´aprile del ´58. E, soprattutto, ci sono alcune censure editoriali. In parte inspiegabili perché l´originale del Diario venne fatto leggere negli anni Novanta dalla vedova di Guevara al giornalista americano Jon Lee Anderson che ne riportò stralci nella sua biografia del Che. Almeno un paio di passaggi tagliati in questa edizione del Diario si possono leggere nel libro di Anderson. Il primo riguarda l´esecuzione di Eutimio Guerra, un contadino che faceva da guida ai ribelli ma che si rivelò una spia dell´esercito batistiano. Il secondo è un´annotazione ironica del Che su una graziosa ragazza militante del “26 luglio”, il movimento clandestino che appoggiava la guerriglia nelle città.

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