Noi indignados di tutta Europa il 15 ottobre dobbiamo riempire le piazze. Dobbiamo farlo a partire dalla piattaforma che tante e tanti giovani castigliani, catalani, baschi e galiziani hanno elaborato. Dobbiamo farlo perché è in corso un colpo di Stato neoliberista posto in essere non solo da banchieri e boiardi, ma anche da una classe politica corriva alle multinazionali e ai potentati finanziari.
Noi indignados di tutta Europa il 15 ottobre dobbiamo riempire le piazze. Dobbiamo farlo a partire dalla piattaforma che tante e tanti giovani castigliani, catalani, baschi e galiziani hanno elaborato. Dobbiamo farlo perché è in corso un colpo di Stato neoliberista posto in essere non solo da banchieri e boiardi, ma anche da una classe politica corriva alle multinazionali e ai potentati finanziari.
Per questa ragione la piattaforma e le proposte contenuti in ¡Democracia real ya! rappresentano un punto d’avvio per porre in essere un’autentica alternativa politica al modello neoliberista: rafforzare e allargare a nuovi soggetti lo stato sociale e riavviare le democrazie rappresentative e parlamentari, oramai sospese. Le proposte nella loro semplicità rivoluzionaria mirano a ridare vitalità a poteri fondamentali per le democrazie costituzionali contemporanee: il potere legislativo e gli istituti di democrazia diretta.
Possiamo contrapporre alla pessima politica personalistica una buona politica fondata sulla difesa del potere delle assemblee legislative nazionali e regionali contro lo stra-potere di troppi feudatari (Sindaci, Presidenti di Giunte o Presidenti del Consiglio)? Possiamo contrapporre al pessimo uso di soldi pubblici in indennità, consulenze e i consigli d’amministrazione una buona politica fondata sulla rappresentanza democratica elettiva e il diritto di voto per i nativi e i migranti? Possiamo ridare forza alla Repubblica italiana fondata sulla resistenza riportando al Parlamento il potere di nominare e sostituire i governi? Possiamo dare ancora un significato alle elezioni con la parola d’ordine “una testa un voto”, cioè con una legge elettorale proporzionale che rappresenti i soggetti sociali e le differenti culture politiche invece delle consorterie e delle corporazioni? Possiamo infine riavvicinare alla politica tante persone oggi sfiduciate con bilanci partecipati, proposte di legge e di delibera d’iniziativa popolare, referendum consultivi e strutture di decentramento democratico? E possiamo invocare una fase costituente dal basso dell’Unione europea? Una vera e propria rifondazione dell’Ue a partire dal suo principale capestro: la Banca centrale.
Per ottenere l’obiettivo di una manifestazione che depositi nel senso comune tutte queste proposte dobbiamo costruire un comitato unitario. Un comitato che parta dai contenuti mettendo in secondo piano le identità politiche e sindacali e le furberie di chi si dichiara parte del movimento degli indignados e poi sostiene leggi elettorali ultramaggioritarie o di chi balbetta di fronte all’inserimento nell’ art. 81 della Costituzione del rigido pareggio tra entrate e uscite nel bilancio dello Stato.
* Direzione nazionale Prc-Fds
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