Eugenetica razzista

La notizia, come si è diffusa ieri, è agghiacciante: il governo slovacco, dice, progetta una campagna di sterilizzazione gratuita per le donne rom. Non è esattamente così, eppure le ragioni di allarme e di scandalo ci sono tutte.

La notizia, come si è diffusa ieri, è agghiacciante: il governo slovacco, dice, progetta una campagna di sterilizzazione gratuita per le donne rom. Non è esattamente così, eppure le ragioni di allarme e di scandalo ci sono tutte. C´è, da qualche tempo, un progetto del ministro del lavoro in cui sono ventilate misure riguardanti “le comunità più povere e socialmente più isolate” del paese. Ma è stato fin troppo facile riconoscere dietro questa espressione disinfettata e benevola le comunità rom, i cui bambini hanno una mortalità doppia rispetto agli altri, la cui aspettativa di vita è di dieci anni inferiore, il cui tenore di vita è cinque volte più povero di quello medio. E poiché la campagna governativa andrebbe dall´informazione sulla contraccezione all´offerta della sterilizzazione gratuita, è stato altrettanto facile leggervi l´intenzione di sterilizzare le donne delle comunità rom. Le campagne di sterilizzazione sono state e sono ancora molto diffuse nel mondo, e possono riguardare anche gli uomini: definite “volontarie”, sollecitano a loro modo la disponibilità delle persone con premi all´altezza della loro miseria, una radiolina a transistor, una libbra di zucchero nell´India degli anni ´70, un telefonino, un sacco di carbone oggi. Sono sempre detestabili, all´opposto di serie iniziative di informazione, formazione e offerta di risorse per una maternità e una paternità consapevole e responsabile.
Ma l´aura sinistra evocata dalla notizia di Bratislava ha a che fare con un passato la cui ombra si allunga fino a poco fa. Abbiamo appena ricordato qui come la superstizione scientista eugenetica – il culto della sanità e dell´umanità nuova e senza difetti di costruzione – non fosse restata confinata nel razzismo nazista, ma abbia infuriato in paesi proverbialmente civili e aperti, alcuni fra i quali, dalla Svezia alla Norvegia agli Stati Uniti, hanno riconosciuto l´infamia della sterilizzazione forzata di minoranze – gli “zingari” in primo luogo – e singoli “inferiori”, durata fino ad anni terribilmente recenti. E abbiano anche deciso risarcimenti alle vittime di quelle aberrazioni “progressiste”.
Un simile riconoscimento non è venuto né dalla Cecoslovacchia né dall´Ungheria. Nell´Europa centrale, nei paesi del “socialismo reale”, quelle pratiche furono perpetrate su larga scala, e continuarono anche dopo il fatidico 1989. In Cecoslovacchia i dissidenti di Charta 77 avevano per tempo tacciato quelle pratiche di “genocidio”.
Proprio in Slovacchia, nel 2003, organizzazioni di difesa dei diritti umani e in primo luogo associazioni di tutela della libertà delle donne della numerosa minoranza rom denunciarono oltre cento casi di sterilizzazione forzata: avvenuti cioè all´insaputa delle donne, nel corso di interventi cesarei, o inducendole a firmare un consenso in condizioni di vulnerabilità o di paura, o addirittura sotto anestesia. Il documento di denuncia si intitolava: «Corpo e anima: sterilizzazione forzata e altri delitti contro la libertà di riproduzione dei rom in Slovacchia», ed era stilato dal Centro per i diritti umani e civili slovacco (un accurato articolo di Agnese Codignola sul settimanale Diario, del 2 maggio 2003, ne diede conto da noi).
In quel frangente, dopo aver reagito inizialmente con pesanti intimidazioni alle donne e ai testimoni, il governo slovacco formò una commissione d´inchiesta ministeriale e in seguito i suoi organi di giustizia svolsero indagini che in qualche caso avrebbero portato al risarcimento delle vittime: così per tre donne sottoposte a sterilizzazione forzata a Kosice fra il 1999 e il 2002.
La Slovacchia, che aveva ottenuto l´indipendenza dalla Cecoslovacchia nel 1993, in quel 2003 aveva appena firmato il trattato di adesione all´Unione europea; l´ingresso avvenne nel maggio del 2004. Anche oggi, nelle polemiche accese attorno al progetto ministeriale, accanto agli argomenti di principio sollevati da più parti, a cominciare dal partito cristiano, si è richiamata l´inopportunità di una misura, come l´esortazione alla sterilizzazione chirurgica, che non avrebbe incontrato buona stampa all´estero. Negli scorsi anni la stessa Corte Europea dei diritti umani si è pronunciata in favore di donne slovacche ricorrenti di etnia rom.
Questi i fatti, e i loro precedenti. Ieri la rete si è riempita, come al solito, dei messaggi più vari, drammatici e strampalati. Qualcuno molto comprensivo verso la preoccupazione per il “sovraffollamento” del pianeta. Mi ha fatto sorridere l´emigrazione di un termine indecente come quel “sovraffollato” dal carcere alla terra intera. Altri comprensivi con l´esigenza di ridurre le troppe “bocche da sfamare”: aveva già provveduto il reverendo Swift, nella sua “Modesta proposta” perché i numerosi figli degli Irlandesi poveri non fossero di peso alle famiglie e al paese: ingrassarli, e darli da mangiare ai ricchi.
Che si tratti dunque di un progetto e non di una decisione già presa, e che non vi si spinga fino a nominare l´etnia cui esso mira, non basta affatto a rassicurare chi abbia a cuore l´umanità e gli umani, e le donne per prime, figlie di donne e madri di umani. Quanto agli altri, a tutti noialtri, sarebbe bene – e bello – ricordarsi che nessuno può giurare sulle peripezie trascorse del sangue che gli scorre nelle vene. Come nell´agosto scorso, quando Le Monde uscì con l´intervista esclusiva al “re degli zingari” austriaci a Vienna, il signor Rudolf Sarkozi.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password