Un No tav: “Mi hanno sparato un lacrimogeno in faccia”

La polizia replica: i candelotti non feriscono.    L’odissea finisce su Internet e il legal team prepara un esposto: tante le segnalazioni

 

La polizia replica: i candelotti non feriscono.    L’odissea finisce su Internet e il legal team prepara un esposto: tante le segnalazioni

 
«Pensavo che mi avessero portato via la faccia e ora vorrei vedere negli occhi chi mi ha sparato il lacrimogeno». Sono le parole di Alessandro Lupi, un «No Tav» di Sant´Ambrogio. Domenica era al campeggio di Chiomonte ed è stato colpito dal candelotto di un lacrimogeno in faccia. Affida il suo messaggio a un video, girato nella notte al pronto soccorso dell´Ospedale di Susa, e a una lettera ieri ripresa da tutti i siti web del Movimento. Alessandro è un volto noto delle manifestazioni, domenica era a Chiomonte per organizzare la proiezione serale del film su Falcone e Borsellino. Mai andato in scena. Perché al suo posto si è assistito allo scontro.
No Tav da una parte, forze di polizia dall´altra. In mezzo il cancello che separa e che per tutto il giorno i militanti del movimento hanno tentato di tirare giù. La giornata però è di quelle che promettono bene, viene da pensare che, per una volta, lo scontro sia rimandato. Mancano pochi minuti alle 8 di sera e l´illusione svanisce. Di nuovo le pietre, le bombe carta, di nuovo i lacrimogeni che questa volta arrivano fino al campeggio e fino alla prima curva della strada che dalla centrale risale verso il paese. Alessandro non è in prima fila, si avvicina al ponte solo quando vede in aria il fumo. «Ho preso la macchina fotografica, volevo documentare quello che stava capitando. Ho messo la maschera anti-gas perché quel maledetto fumo e odore terribile fa bruciare gli occhi e la gola» racconta. Poi il colpo, che arriva mentre Alessandro è sul ponte. Il tonfo a terra e il dolore allucinante. «Non può essere stato incidentale perché era troppo forte. Non è caduto. È stato lanciato mirando alla faccia» la sua versione.
Lupi è poi stato soccorso, allontanato dal ponte. Le prime cure sono arrivate al campeggio, poi il trasferimento all´ospedale di Susa dove gli contano fratture al setto nasale e alla mascella. «Ho una grande difficoltà a parlare, non potrò mangiare se non tramite cannuccia per almeno le prossime tre settimane, per starnutire devo tener ben ferme la mascella, non posso nemmeno soffiarmi il naso» spiega. Quello di Alessandro, l´unico ferito tra i manifestanti domenica, è, secondo i No Tav, solo l´ultimo di una cinquantina di episodi analoghi: «Lanciano i lacrimogeni ad altezza uomo» hanno dichiarato a più riprese in queste settimane, anche se secondo le forze dell´ordine non è possibile riportare ferite a causa dei candelotti. E Alessandro in questo caso aggiunge: «Io non ho mai tirato nessun sasso. Volevo solo fare delle fotografie». La sua storia è arrivata anche al forum R-esistenza, un mailing list di intellettuali che «chiacchierano» via internet moderata da Pia Primarosa, figlia di un superstite di Mauthausen. Tra loro, anche Gilberto Pagani, presidente del pool di avvocati democratici europei, che si è occupato per molti anni dei fatti Genova nel 2001. «Il team di legali che segue il Movimento si sta occupando proprio in questo giorni di tali episodi perché ci sono molte segnalazioni» conferma. Le denunce dei No Tav riguardano sia il lancio dei candelotti ad altezza uomo, sia l´uso di gas Cs, molto tossico e vietato dal 1997 nelle guerre internazionali, ma in dotazione alle forze dell´ordine.

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