Era un messaggero mondiale di pace. È stato ucciso a colpi di mitragliatrice. È l’epilogo tragico di una vita da romanzo, quella del cantautore argentino Facundo Cabral, assassinato da un commando di uomini armati in un agguato nella capitale del Guatemala, uno dei paesi più violenti dell’America Latina.
Era un messaggero mondiale di pace. È stato ucciso a colpi di mitragliatrice. È l’epilogo tragico di una vita da romanzo, quella del cantautore argentino Facundo Cabral, assassinato da un commando di uomini armati in un agguato nella capitale del Guatemala, uno dei paesi più violenti dell’America Latina.
Settantaquattrenne di La Plata, Facundo Cabral era amatissimo in patria e noto in tutta l’America Latina per il suo folk argentino. Diceva di ispirarsi a Gesù Cristo e Madre Teresa di Calcutta, ma era anche un ammiratore delle opere letterarie di Borges e Whitman, eppure fino a 14 anni era analfabeta. Abbandonato dal padre il giorno prima della nascita, il 22 maggio 1937, lui e gli altri suoi sei fratelli, poverissimi, si trasferirono con la madre nella Terra del Fuoco. È una vita fatta di strada e riformatorio, che trova la via d’uscita nella musica: il suo personale riscatto sociale diventa quello di un continente, perché nell’America Latina che sprofondava nel buio delle dittature, la sua voce cantava la libertà e la pace. Cantautore di protesta, per lui dopo il golpe è meglio cambiar aria: durante la dittatura militare argentina (1976-1983) si trasferì in Messico, non una fissa dimora ma la base di partenza per i suoi viaggi e le sue tournée artistiche che lo hanno portato in 150 Paesi.
Fino al riconoscimento internazionale dell’Onu, che nel 1996 lo ha nominato «messaggero mondiale di pace» . Moglie e figlia morte in un incidente aereo— perché il destino quando vuole ci vede benissimo —, Cabral è ricordato soprattutto per la canzone «No soy de aqui, no soy de alla» del 1970, cantata in nove lingue diverse, anche in duetti con cantanti come Julio Iglesias e Neil Diamond, Alberto Cortez e Pedro Vargas. Ieri la fine. E la sua vita da romanzo diventa il resoconto di un dispaccio di polizia. Cabral è stato ucciso mentre, appena lasciato il suo albergo, stava andando in auto all’aeroporto verso le 5 del mattino. Non è chiaro se sia rimasto vittima della criminalità comune o sia stato l’obiettivo di un attentato, forse per destabilizzare il Guatemala in vista delle elezioni dell’ 11 settembre.
Dunque un omicidio che diventa anche un caso diplomatico. Il presidente del Guatemala, Alvaro Colom, si è detto «costernato per questa vigliacca aggressione. È triste che quest’uomo che cantava l’amore, la pace e la gioia sia stato ucciso da alcuni farabutti. Ci stiamo già occupando del caso, e ci impegneremo a fondo nelle indagini» , ha assicurato Colom, che ha d’altra parte avuto un colloquio telefonico sull’omicidio con la collega argentina Cristina Fernández de Kirchner. In lacrime sul luogo del delitto anche la pacifista guatemalteca Rigoberta Menchú, Nobel nel 1992. Lei non aspetta le indagini: «Sono convinta che sia stato assassinato per i suoi ideali» .
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