Duecento minorenni, in condizioni sanitarie pessime e senza alcuna convalida giudiziaria, sopportano da oltre cinquanta giorni l'interminabile attesa di uscire da un inferno dove ogni diritto viene negato. La testimonianza di Alessandra Ballerini ">

‘Terre di nessuno, senza diritti’. Dal Cie di Lampedusa

Duecento minorenni, in condizioni sanitarie pessime e senza alcuna convalida giudiziaria, sopportano da oltre cinquanta giorni l’interminabile attesa di uscire da un inferno dove ogni diritto viene negato. La testimonianza di Alessandra Ballerini

Duecento minorenni, in condizioni sanitarie pessime e senza alcuna convalida giudiziaria, sopportano da oltre cinquanta giorni l’interminabile attesa di uscire da un inferno dove ogni diritto viene negato. La testimonianza di Alessandra Ballerini

Oggi, lunedì 25 luglio, è la prima giornata di mobilitazione nazionale della campagna “LasciateCIEntrare“, promossa, raccogliendo l’appello lanciato da Gabriele del Grande su Fortress Europe, dal sindacato e dell’ordine dei giornalisti per protestare contro la censura nei Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie). Dal primo aprile, il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha interdetto l’accesso alla stampa e alle associazioni nei Cie, decisione che ha suscitato la protesta anche di un gruppo di parlamentari, che oggi si sono mobilitati accanto ai giornalisti.

Alessandra Ballerini, avvocato civilista specializzata in diritti umani e immigrazione, è tra i pochi che negli ultimi tempi hanno potuto visitare alcuni centri. Noi di PeaceReporter l’abbiamo sentita al termine della sua visita odierna ai Cie di Lampedusa. Dove, racconta, la situazione è davvero disperata.

Cosa sono i Cie e cosa dovrebbero essere?

Questi centri non hanno uno status giuridico ben definito. In teoria dovrebbero essere luoghi di passaggio destinati a persone che, colpite da un decreto di espulsione o di trasferimento, attendono di essere identificate ed eventualmente riportate nel proprio Paese. Non è niente di tutto questo. Alle persone detenute nei Cie non viene notificato nessun decreto né provvedimento. Non vi è alcuna convalida giudiziaria di atti che legittimerebbero una privazione della libertà personale. Di fatto, i Cie sono terre di nessuno, circondate da sbarre entro cui, in maniera totalmente arbitraria, delle persone in fuga dalle guerre vengono rinchiuse.

Cosa succede alle persone che avrebbero diritto a vedersi riconosciute il diritto di asilo quando finisco nei centri di identificazione?

Nei centri di accoglienza, mancano i moduli attraverso cui può essere inoltrata domanda di asilo. Viene redatta una lista, coi nomi di tutti coloro che vorrebbero fare richiesta di asilo, ma poi il documento non ha alcuna efficacia dal momento che quelle stesse persone vengono trasferite nei Cie per l’espulsione. Espellere un richiedente asilo vuol dire condannarlo ad essere torturato ed ucciso, ed è quello che il nostro Stato fa.

Arrivano sempre più numerose, dai Cie, le storie di tentati suicidi

Per le persone rinchiuse nei Cie, l’unico modo di attirare l’attenzione è quello di tagliarsi o di tentare il suicidio. Se vieni imprigionato per quello che sei e non per quello che fai, non vedi via di uscita. Sei disperato e agisci di conseguenza.

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