Tentativi di abbandonare le passioni tristi

RISVEGLI
«Abbiamo ricominciato a parlare in tanti, dismettendo i tornaconti che ognuno si era costruito»

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«Abbiamo ricominciato a parlare in tanti, dismettendo i tornaconti che ognuno si era costruito»

 E la bibliodiversità? E la crisi della scuola? E l’informazione ridotta a gossip? E la qualità editoriale? E le concentrazioni? E la mancanza di racconto del presente? E l’editoria di ricerca che non ricerca più? E il ruolo dell’intellettuale? E la decrescita? E l’educazione del pubblico? E l’autorevolezza della critica? E l’autocritica che dovrebbe diventare responsabilità collettiva? E la difesa degli spazi pubblici? E le biblioteche?…In questi stessi giorni, l’estate scorsa, l’inverno scorso, molti di noi TQ stavano discutendo le stesse questioni che ora compaiono nei documenti fondativi Politico-Editoria-Spazi Pubblici al telefono, in qualche festival letterario, scrivendo l’intervento per qualche convegno, o lamentandosi con il proprio partner. Lo stavano facendo insomma da soli, o in piccoli gruppi, o cercando degli interlocutori di cui fidarsi, degli alleati e degli avversari credibili con cui confrontarsi. Così, quando il 29 aprile un generale appello a mettere insieme le forze della generazione 30-40 di intellettuali è stato accolto da un’adesione incredibile nel villino Laterza, si è capito da subito che qualcosa stava cambiando.

Per chi come noi è cresciuto in un mondo che ha fatto dell’educazione e della crescita culturale la via principale di nutrimento per la democrazia e di sviluppo sociale, è stato come rivedersi tra amici di scuola, dopo vent’anni che con molti ci si era persi per pigrizia, complicità, deficit di comprensione, pudore. Abbiamo ricominciato a parlare in tanti, abbiamo dismesso i piccoli tornaconti che derivano dai ruoli che ognuno si è faticosamente costruito in questi anni segnati da un individualismo sfrenato e da una politica culturale ridotta a un consiglio d’amministrazione.
E dopo tre mesi, l’altra sera, dopo tre mesi di scambi vertiginosi di qualcosa come credo 10000 mail tra i vari gruppi di lavoro interni a TQ, e dopo undici ore consecutive di assemblea abbiamo approvato i tre documenti, molti di noi hanno provato – mi è sembrato – qualcosa di simile a un’emozione. È difficile riconoscere se si tratta proprio di un sentimento comune di desiderio di trasformazione, di immaginazione del futuro: siamo talmente abituati a provare passioni tristi e passeggere, che può bastare un attimo, tornare a casa, e pensare che in realtà è stata soltanto una bella serata con molti molti amici.
Oppure… oppure uno pensa che questa cosa potrebbe continuare, crescere, cambiare di specie, confluire con i cento piccoli risvegli di questo paese finora anestetizzato e dare forma a una cittadinanza diversa, capace di fiducia, senso di responsabilità, parecchia visionarietà.

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