Teatro Valle, ce n’est que un debut

GENERAZIONE TQ
 Alla fine i documenti-manifesti della generazione TQ – trenta-quarantenni lavoratori della cultura e della conoscenza – sono usciti e anche la stampa mainstream ha commentato, evidentemente a corto di polemiche a loro più consone.

GENERAZIONE TQ
 Alla fine i documenti-manifesti della generazione TQ – trenta-quarantenni lavoratori della cultura e della conoscenza – sono usciti e anche la stampa mainstream ha commentato, evidentemente a corto di polemiche a loro più consone. Da tempo Luca Mastrantonio ci avvertiva dal Corriere della Sera del pericolo estremistico di una «guerrilla intellettuale» (e non «guerriglia», Mastrantonio!). Raffaella De Santis su La Repubblica insiste sulle «spaccature», rispetto alla prima riunione in casa Laterza. Il Giornale si esercita con costanza in posture tra cafonal e le più noiose pagine di un giornalino da Liceo.
Eppure proprio su quelle colonne (e non su il manifesto) l’intervistato Christian Raimo ha utilizzato parole chiarissime: «Noi lavoratori della cultura dobbiamo tornare a occuparci di politica». Elencando una serie di battaglie che questa generazione deve fare in prima persona, per se stessa e per affermare una nuova idea di società e di cittadinanza, fuori e contro l’esistente industria culturale, il pessimo quadro politico-sindacale che la circonda e lo sfacelo dell’intero sistema scolastico, dalle medie inferiori, all’università.
È lo slancio in avanti che TQ ha realizzato in questi mesi di gestazione, sicuramente favorito dall’incontro con gli “spettacolari” lavoratori e lavoratrici che hanno occupato il Teatro Valle, in questa strana, insperata e speriamo riproducibile estate romana. È stato un reciproco riconoscersi, ben oltre l’identità anagrafica: comune era l’urgenza di urlare il proprio «No» individuale e collettivo alle corporazioni, al conformismo, alle rendite di posizione, al ricatto permanente cui si è sottoposti come lavoratori della cultura, delle arti e della conoscenza in un Paese che ha dichiarato da decenni una guerra permanente alle intelligenze indipendenti, che siano precari-e, con partita Iva, intermittenti, ecc..
Questi mesi di discussioni virtuali, e soprattutto nelle poltrone di velluto del Valle occupato, sono stati potentemente costituenti, contro ogni sterile lagnanza. Si è capito che solo coordinandosi, condividendo ricerca di autonomia e indipendenza artistica e intellettuale, con solidarietà e cooperazione sociale, si può ottenere dignità, reddito, riconoscimento di diritti e radicale trasformazione dell’esistente: per se stessi e per gli altri milioni vessati da politiche di austerity.
Dall’estate romana al prossimo autunno italiano: non è che l’inizio!

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