Stragi naziste, sette condanne

 Verona. 17 ergastoli a sette appartenenti alla Divisione «Hermann Gà¶ring», responsabile di una serie massacri di civili sull’Appennino tosco-emiliano commessi nel marzo e nel maggio 1944

 Verona. 17 ergastoli a sette appartenenti alla Divisione «Hermann Gà¶ring», responsabile di una serie massacri di civili sull’Appennino tosco-emiliano commessi nel marzo e nel maggio 1944

Un lungo applauso liberatorio ha accolto la sentenza della Corte del Tribunale militare di Verona, presidente Vincenzo Santoro, pronunciata tra le 9 e le 10 di mercoledì sera dopo undici ore di camera di consiglio. Hans Georg Karl Winkler, Fritz Olberg, Wilhelm Karl Stark, Ferdinand Osterhaus, Helmut Odenwald, Alfred Luhmann, Erich Köppe, tutti appartenenti alla Divisione Corazzata Paracadutisti «Hermann Göring», responsabile di una serie di massacri di civili sull’Appennino tosco-emiliano tra i mesi di marzo e maggio 1944, imputati per «concorso in violenza con omicidio contro privati nemici pluriaggravata e continuata», sono stati condannati alla massima pena, con 17 ergastoli comminati, perché qualcuno è responsabile di più stragi. Poi le pene accessorie, la degradazione, il pagamento delle spese processuali. Infine le provvisionali in vista del risarcimento dei danni ai familiari delle vittime e agli enti costituiti in parte civile, per cui è stata chiamata a rispondere anche la Repubblica federale tedesca, oltre alle spese da rifondere allo Stato italiano per la difesa d’ufficio di alcune delle vittime. Gli altri due imputati ancora viventi, Herbert Wilke e Karl Friedrich Mess, sono stati invece assolti per non aver commesso il fatto. Tre dei dodici imputati, Günther Heinroth, Horst Günther Gabriel e Wilhelm Bachler, nel frattempo sono morti e quindi i reati loro ascritti sono stati estinti.
Una giornata pesante, quella trascorsa nell’aula delle udienze del Tribunale militare, in un’attesa ancora colma, a 67 anni dai fatti, di sofferenza e dolore, tra i figli e le figlie, allora bambini, di quei 400 uomini (e qualche donna) massacrati da soldati arrivati nelle contrade sperdute della montagna con l’aiuto di qualche «spia» italiana, per cercare e punire i «banditi», i partigiani. Da Reggio e da Modena sono arrivati due pullman, altri sono venuti in auto e adesso sono là, dignitosamente seduti, volti di gente vissuta nella memoria delle stragi, mai riconosciute dai governi della Repubblica nata dalla Resistenza, sepolte nella vergogna, non solo del famoso «armadio», ma dell’indifferenza della «politica» di palazzo, che ieri, all’indomani della sentenza, si è svegliata, per ora nella sola persona di Vannino Chiti, presidente del Senato, il quale ha espresso «soddisfazione» per le condanne.
Paola Fontana, figlia di Santina Vannucci, che sull’aia di Cervarolo ha perso il padre e un fratello, rispettivamente di 56 e 32 anni; Italia Costi, figlia di Ennio Costi, 45 anni, e sorella di Lino, 20 anni, ammazzati in casa la mattina della strage. Lei aveva 6 anni, sopravvissuto anche un fratello di 13 anni; Talide Vannucci, figlia di Giovanni Vannucci, 32 anni, ucciso sull’aia e nipote di Agostino Vannucci, anche lui fucilato. Lei aveva 8 anni e una sorellina di 11 mesi, erano chiuse in casa con la mamma, la nonna e la zia. Seduta accanto alla figlia Esterina Giovanna Manfredi: «Dopo la strage, hanno fucilato tutti gli uomini – racconta Talide – le case sono state bruciate, ci hanno mandato via con quello che avevamo addosso, siamo rimasti senza niente». Anche Artura Croci, figlia di Adolfo Croci, ucciso sull’aia quando lei aveva 13 anni, siede accanto alla figlia, Graziana Alberghi. Le hanno ucciso gli zii, Marco ed Egisto Alberghi. Marco era un reduce del fronte russo, dove aveva perso un occhio. Vicino a lei Natalina Maestri, che oggi ha 80 anni, figlia di Sebastiano Maestri, ucciso a 68 anni. Allora aveva 13 anni e dice di ricordare tutto «come se fosse adesso, certe cose non si possono più dimenticare. Siamo venuti a sentire se questi signori saranno condannati per tutto il male che hanno fatto. Che ci resti almeno la soddisfazione di sentire se saranno puniti. Dopo la strage – racconta – hanno bruciato le case, per noi qualcuno ha costruito una baracca di legno, altri sono stati ospitati dai parenti, ne abbiamo passate di tutti i colori. Nessun riconoscimento né dallo Stato italiano, né da quello tedesco». Accanto a loro, con la fascia tricolore, i sindaci dei comuni colpiti dai massacri, i rappresentanti delle Province e delle Regioni costituitesi parte civile, e gli instancabili attivisti dell’Istoreco, l’Istituto storico per la Resistenza di Reggio Emilia, che per tutti questi anni – sei, dall’inizio dell’istruttoria – li hanno accompagnati alle udienze, confortati nel dolore delle testimonianze, mantenendo viva la memoria con le tante iniziative intraprese. L’ultima loro fatica, la preparazione di un docu-film sulle stragi e sul processo, di cui hanno ripreso ogni udienza, vedrà al più presto la luce. Dopo la lettura della sentenza è iniziata l’interminabile lista dei risarcimenti per le parti civili, enti e istituzioni – Anpi, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regioni Emilia-Romagna e Toscana, Province di Modena, Arezzo Firenze e Massa, Comuni di Palagano, Villa Minozzo, Arezzo, Vaglia, Sesto Fiorentino, Poppi, Pratovecchio, Bibbiena, Stia, S. Godenzo, Fivizzano – e poi tutti i familiari, nominati uno per uno, in un elenco straziante, e per ogni strage, la rifusione delle spese per i legali di parte civile, una trentina. Andrea Speranzoni, avvocato di parte civile di una novantina di familiari era ottimista: «Questa sentenza – dice – avrà una ricaduta. La politica, italiana e tedesca, non potrà ignorare ancora per molto questi processi e comunque, dopo settant’anni, una parola di giustizia è stata detta».
Intanto i sette condannati, che hanno dormito (pare) sonni tranquilli nelle loro case per sette decenni, da oggi potrebbero assistere a manifestazioni davanti alle loro dimore. Così almeno hanno promesso gli antifascisti tedeschi, come è stato fatto per i boia di Marzabotto e di Sant’Anna di Stazzema.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password