Scacco agli hacker senza volto “Blitz sui siti di governo e aziende”

La polizia individua 15 membri di Anonymous Italia.    Il più giovane ha 15 anni. Responsabili di decine di attacchi informatici negli ultimi mesi 

La polizia individua 15 membri di Anonymous Italia.    Il più giovane ha 15 anni. Responsabili di decine di attacchi informatici negli ultimi mesi 

ROMA – L´hanno trovato addormentato davanti al computer acceso, nella casa di Torricella, piccolo centro tra le montagne svizzere a 15 chilometri da Lugano. Sullo schermo, la chat segreta di Anonymous ancora aperta con il suo nickname “Phre” in evidenza. Aspettava l´esito della votazione sull´identità del prossimo obiettivo da colpire, ma è arrivato prima il sonno. E poi i poliziotti ticinesi. Per gli agenti, che gli hanno presentato la denuncia, quella chat aperta è stata l´ennesima prova che questo ragazzotto italiano di 26 anni, senza lavoro e non iscritto all´università, è effettivamente il coordinatore, il punto di riferimento degli hacker di Anonymous Italia. Non il capo, perché il gruppo che negli ultimi mesi ha mandato in tilt i siti del governo, del Parlamento, di grandi aziende nazionali come l´Enel, l´Eni, Finmeccanica, Mediaset e Rai, in realtà non ha un leader. È una struttura senza leader. Vive virtualmente sulla rete, e sulla rete, in nome di ideali politici non sempre chiari, fa danni.
Gli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia delle comunicazioni hanno denunciato altre 14 persone, oltre a “Phre”. Cinque sono minorenni. Il più giovane ha 15 anni, il più anziano 28. Quasi tutti studenti. Il pubblico ministero di Roma Perla Lori ha disposto 33 perquisizioni su tutto il territorio italiano. Sono stati sequestrati decine di pc. Ai presunti appartenenti alla cellula italiana di Anonymous – che conta un centinaio di attivisti e circa 800 simpatizzanti sui social network – vengono contestati i reati di accesso abusivo e danneggiamento di sistema informatico e l´interruzione di pubblico servizio. Si rischiano anche cinque anni di carcere. In queste ore sono al vaglio della procura le posizioni di una trentina di soggetti. Non sarebbero stati trovati, al momento, legami con gruppi politicizzati o movimenti anarchici, né sono stati rilevati furti di identità e codici bancari durante gli attacchi.
Anonymous Italia fa parte di una più vasta rete internazionale di hacker, nata nel 2006, che ha come simbolo la maschera di Guy Fawkes, il protagonista del film “V per Vendetta”. Il gruppo italiano si fa vivo a gennaio del 2010 oscurando i siti di aziende di pagamento, ritenute ostili a Wikileaks. Da quel momento la polizia infiltra alcuni agenti nei canali della chat protetta “IRC”, per seguirne i movimenti. Si ritrovano in una sorta di underground del web, dove i partecipanti non sono identificabili. I poliziotti entrano in contatto con gli hacker. E ricostruiscono il modus operandi di Anonymous. Prima si decide il nome (l´attacco al sito del governo è stato chiamato “operazione Bunga Bunga”). Poi si apre il dibattito su cosa colpire, con votazione democratica finale. A quel punto si fissa la data e si pubblicizza l´”evento” su Twitter e Facebook. L´attacco simultaneo avviene grazie a “Loic”, un software scaricabile anche sul telefonino che riesce a inviare allo stesso server centinaia di richieste contemporaneamente. Il sito si blocca e devono intervenire gli ingegneri informatici. «Lo fanno per ideali politici, sono critici contro il governo – spiega Tommaso Palumbo, direttore del Centro nazionale del crimine informatico – quello che deve essere chiaro è che la polizia non ha agito da censore della rete, per limitare il diritto di critica. Abbiamo semplicemente perseguito dei reati».
Ma è già arrivata la risposta dei pirati del web. «Niente è stato smantellato – si legge in un comunicato postato sul sito di Anonymous – La protesta continuerà più rumorosa che mai, con conseguenze per le azioni compiute dalle forze dell´ordine».

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