Una stagione di misfatti della divisione Hermann Gà¶ring
Costituita nel 1943, fu schierata in Italia, in Sicilia, a Cassino, a Anzio, nell’Appenino, dove si distinse per i massacri
Una stagione di misfatti della divisione Hermann Gà¶ring
Costituita nel 1943, fu schierata in Italia, in Sicilia, a Cassino, a Anzio, nell’Appenino, dove si distinse per i massacri
Hermann Göring, designato da Hitler come suo successore, amava cumulare cariche: ministro dell’aeronautica militare, commissario del Reich per le foreste e per la caccia (con tenute a sua disposizione in Brandeburgo e in Prussia orientale), coordinatore del riarmo come responsabile del piano economico quadriennale, presidente del consiglio di difesa del Reich. Famoso come pilota della prima guerra mondiale – nel 1918 comandava la squadriglia di caccia dedicata al «barone rosso» von Richthofen – tenne sempre a farsi «intestare» unità militari. Prima un reggimento, poi una brigata, infine – dopo essere stato nominato Reichsmarschall nel luglio 1940, maresciallo del Reich – una divisione che concentrava un conglomerato di capacità militari, dai carri armati a reparti aviotrasportati, la «divisione corazzata paracadutisti (Fallschirm-Panzer-Division) Hermann Göring».
Con fama di truppa d’élite, la divisione accettava solo volontari, attratti dalla promessa degli armamenti più moderni. Costituita nel 1943, fu schierata in Italia: in Sicilia, a Cassino, a Anzio, poi nell’Appenino, dove si distinse lasciando un’impressionante scia di sangue, a maggior gloria del Reichsmarschall (condannato a morte a Norimberga, Göring si sottrasse all’impiccagione suicidandosi).
Di quei massacri si macchiò in particolare il reparto esploratori della divisione Göring, oggetto del processo a Verona. Il reparto Aufklärungsabteilung (strano destino delle parole: Aufklärung, oltre che perlustrazione, significa illuminismo), entrò in azione il 18 marzo 1944, con l’appoggio di milizie fasciste, a Monchio (provincia di Modena), alle pendici del monte Santa Giulia, dove si presumeva agisse «un gruppo di banditi». A Monchio, Costrignano e Susano, frazioni del comune di Palagano, si contarono 132 morti tra i civili. Il comandante del reparto, il comandante di cavalleria Kurt-Christian von Loeben, scrisse nel suo rapporto che gli abitanti «cercarono di farsi passare per civili inermi (…). Furono accusati di complicità e sterminati, le case incendite o fatte saltare».
Loeben proponeva a modello quest’azione: «La divisione Hermann Göring ha indicato il modo il modo in cui devono essere combattute bande di questo genere». In effetti Monchio, a metà marzo del ’44, fu il primo «rastrellamento» del genere nell’Appenino (le stragi più note di Sant’anna di Stazzema e Marzabotto seguirono diversi mesi dopo, rispettivamente a agosto e a fine settembre). All’inseguimento dei partigiani, la 3. Compagnia esploratori della Göring, con due compagnie della Gnr fascista, passò il 20 marzo nella provincia di Reggio Emilia, seminando il terrore a Cervarolo (24 civili uccisi) e Civago (altre 3 vittime), frazioni di Villa Minozzo. «Rase al suolo dagli incendi», come assicurò Loeben.
A partire dal 10 aprile toccò alla Toscana. Dapprima attorno al monte Morello, con 14 vittime a Cerreto Maggio e Ceppeto, nei comuni di Vaglia e Sesto Fiorentino.
Tra il 12 e il 17 aprile gli esploratori si spostarono nella zona del monte Falterona. Vallucciole fu la località più colpita, con 107 vittime, con altre frazioni del comune di Stia (Arezzo) come Mulino di Bucchio, Serelli, Croce a Mori. Furono messi a ferro e fuoco anche i comuni di Bibbiena (Soci, Partina, Moscaio) e Poppi (Badia Prataglia, Moggiona). Complessivamente furono circa 200 i civili massacrati nel casentino. Cui vanno aggiunte altre vittime nelle provincie limitrofe: 41 a Passo Mondrioli (comune di Bagno di Romagna, Forlì), 18 a Castagno d’Andrea (comune di San Godenzo, Firenze).
Il 5 maggio gli esploratori completano la loro Strafexpedition a Fivizzano, in provincia di Massa. Qui sono 22 i massacrati nelle località di Mommio e Sassalbo, col contributo dei fascisti.
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