Gli abitanti di Maffersdorf, nella Repubblica ceca: “Non è una gloria di cui vantarsi”. Il sindaco liquida la polemica “Vogliamo solo ricordarlo, non celebrarlo”
Gli abitanti di Maffersdorf, nella Repubblica ceca: “Non è una gloria di cui vantarsi”. Il sindaco liquida la polemica “Vogliamo solo ricordarlo, non celebrarlo”
BERLINO – Non passa ancora, il passato imbarazzante sotto le insegne del Terzo Reich, nemmeno per la memoria di Ferdinand Porsche. Il fondatore della casa automobilistica era nato a Maffersdorf, in Boemia, nel 1875: un villaggio sul fiume Nisa, oggi nella Repubblica ceca, che dopo il nazismo è tornato al vecchio nome di Vratislawice, come distretto della città di Liberec. E adesso gli abitanti si rivoltano all´idea di considerare il celebre concittadino una gloria locale di cui vantarsi: non va bene la targa celebrativa nella casa dove Porsche nacque, non va bene il centro culturale a lui dedicato e nemmeno l´indicazione sulle vie di accesso.
A prendere la testa della contestazione è stato un imprenditore locale, Pavel Hrstka, secondo il quale «è sbagliato mostrare orgoglio per un compaesano che, durante la guerra, impiegava in fabbrica come schiavi i prigionieri di guerra e gli ebrei dei lager». Al giornale ceco Dnes, Hrstka ha detto di aver avuto dagli archivi federali tedeschi una copia della tessera del partito nazionalsocialista concessa a Ferdinand Porsche, e minaccia di querelare il comune per “propaganda nazista”. Della stessa opinione anche Frantisek Radkowic, dell´Unione ceca combattenti per la libertà: «La sua capacità tecnica non può nascondere il passato nazista», dice, ricordando che alla presentazione del “maggiolino” era presente anche il Führer. Alcuni ricordano che lo stesso Himmler aveva promosso Porsche al rango di comandante delle SS, per il giornalista Egon Wiener l´industriale era solo «un pezzo di sterco, trasportato dall´onda nazista». In passato lo storico Hans Mommsen, autore di una ricerca sulla storia della Volkswagen su incarico della stessa azienda, l´aveva definito «un tecnocrate, certo non un criminale di guerra». Oggi il sindaco di Vratislawice Lukas Pohanka preferisce tagliar corto con le polemiche: «Vogliamo solo ricordare che è nato qui, non celebrarlo».
Porsche è rimasto nella storia per aver saputo realizzare il sogno hitleriano di una motorizzazione di massa, con il maggiolino Volkswagen (appunto: “Auto del popolo”). Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Porsche aveva impegnato la sua fabbrica di Wolfsburg nello sforzo bellico, producendo una vettura militare, la Kübelwagen, e progettando veicoli blindati, mezzi anfibi e persino aerei. La collaborazione con il regime gli costò 22 mesi di carcere alla fine della guerra. Morì a Stoccarda, nel 1951, a 75 anni.
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