Val di Susa /IL CANTIERE FANTASMA, OGGI GIORNATA CALDA
Val di Susa /IL CANTIERE FANTASMA, OGGI GIORNATA CALDA
CHIOMONTE (TO). È finita, ancora una volta, con il lancio di lacrimogeni contro i manifestanti. Un centinaio quelli intossicati, è il bilancio di una notte d’assedio a Chiomonte. I No Tav denunciano anche «l’attacco alle tende del campeggio» in una zona tranquilla – dove c’erano famiglie con bambini – lontana dal «conflitto». «È grave, è stata come una ritorsione, perché la dimostrazione si stava svolgendo davanti ai cancelli», raccontano i testimoni.
Dopo l’accerchiamento al fortino militare della Maddalena di venerdì notte, durato quattro ore, la tensione in Val di Susa rimane alta, ma anche il morale non è basso: «È andata bene. Abbiamo dimostrato di non aver paura dello spropositato dispositivo militare allestito alla Maddalena» dicono i No Tav, che contestano la ricostruzione fatta dalla Questura e dai maggiori media, che hanno parlato di «roghi, sassaiole, lancio di bulloni e tecniche da guerriglia» (ferito a una mano un carabiniere). Il denso fumo causato dai roghi avrebbe indotto le forze dell’ordine a chiudere l’autostrada per ragioni di sicurezza. Il movimento non nega una resistenza decisa, ma non tollera che qualcuno lo accusi di appiccare incendi: «L’unico fuoco acceso – racconta Francesco del comitati No Tav – è stato il falò preparato nel tardo pomeriggio alla Baita-presidio Clarea. I roghi li abbiamo spenti noi e sono stati causati dal massiccio utilizzo di candelotti lacrimogeni sparati dalle forze dell’ordine, in mezzo alla vegetazione secca. Ancora una volta il popolo No Tav si distingue per un comportamento responsabile di tutela della propria terra. Gli idranti della polizia sono stati, invece, unicamente usati contro i manifestanti e mai per spegnere un incendio».
In tanti hanno resistito alla risposta delle forze dell’ordine, alcuni manifestanti hanno tagliato simbolicamente le reti, che recintano l’area del cantiere del tunnel di base, e lanciato grandi mortaretti luminosi. Ma per la quinta volta in pochi giorni molti sono stati «gasati» dai Cs, alla cui esposizione prolungata si rischiano gravi danni fisici. C’è infatti chi nel movimento si interroga se ha ancora senso ripetere ogni notte le stesse azioni di disturbo, di fronte a un’impareggiabile potenza militare, rischiando la propria salute e chi invita tutti a munirsi precauzionalmente di maschere antigas.
Oggi, sarà un’altra giornata calda, a partire dal pomeriggio, quando inizierà la rituale «battitura», ovvero una sorta di concerto tribale di bastoni o coperchi di pentole «suonati» sui guard rail. In contemporanea, al campeggio vicino al ponte della centrale elettrica di Chiomonte, si svolgerà il raduno degli alpini No Tav contro le «truppe d’occupazione» (in particolare, il battaglione Susa della Taurinense di ritorno da Kabul), iniziativa che non è piaciuta al presidente dell’Ana (associazione nazionale alpini) Corrado Perona: «Gli alpini No Tav non possono trascinare altri alpini in polemiche politiche e non devono sporcare la storia e le tradizioni». La replica delle penne nere anti Tav non si è fatta attendere: «Noi non crediamo che il “dovere” delle truppe alpine sia quello di contrapporsi alla popolazione della Val Susa. Il nostro è un evento organizzato spontaneamente da coloro che hanno indossato il cappello alpino quando hanno svolto il servizio di leva, che si riconoscono nello spirito alpino e nelle ragioni della lotta contro il Tav, senza il coinvolgimento di nessun organo o associazione».
Sono attesi anche i «reduci» dalla manifestazione di Genova, che ieri ha accolto con un lungo applauso in piazza Montano le bandiere No Tav. Alle 18, si terrà l’incontro «Genova, dieci anni dopo» con Haidi Giuliani, la mamma di Carlo, che ieri ha sottolineato: «La Valle di Susa è come la Genova di dieci anni fa. Anche lassù si stanno violando dei diritti costituzionali». Tre ore dopo, a 19 anni dalla strage di via D’Amelio, la proiezione del film Io ricordo e il dibattito «NoTav – No Mafia». Ai poliziotti verrà regalata l’Agenda rossa di Borsellino.
E se il presidente del Piemonte, Roberto Cota, sostiene che «non bisogna far passare nessun episodio di violenza come rappresentativo dello stato d’animo della Val di Susa» i No Tav rispondono che continueranno a difendere un bene comune. Convinti di riuscirci. Domani, è previsto in serata un nuovo accerchiamento al «cantiere fantasma».
0 comments