L’agenda alternativa riparte da Genova

Fotografia Una mostra a Palazzo Ducale ripercorre la cronaca quotidiana degli ultimi dieci anni, con un omaggio al Movimento represso durante il G8 del 2001

Dalle vittime di Srebrenica alla rivolta in Egitto passando per Abu Ghraib Quattro le sezioni temetiche, molti pannelli, prime pagine dei giornali e documenti web Il primo anello della catena dei fatti immortalati dai reporter è il crollo delle Twin Towers. Chiude il terremoto e il disastro nucleare giapponese

 

Fotografia Una mostra a Palazzo Ducale ripercorre la cronaca quotidiana degli ultimi dieci anni, con un omaggio al Movimento represso durante il G8 del 2001

Dalle vittime di Srebrenica alla rivolta in Egitto passando per Abu Ghraib Quattro le sezioni temetiche, molti pannelli, prime pagine dei giornali e documenti web Il primo anello della catena dei fatti immortalati dai reporter è il crollo delle Twin Towers. Chiude il terremoto e il disastro nucleare giapponese

  Ogni giorno, in qualche sua regione, a qualche sua latitudine, il mondo muore, guarda al domani con disperata fissità, cade in ginocchio. Ogni giorno, in qualche sua regione, a qualche sua latitudine, il mondo rinasce, guarda al domani con rabbia inarrestabile, si alza in piedi. Ogni giorno, di quel che accade nel mondo, abbiamo notizia soltanto quando i fatti possiedono sufficiente clamore per meritarsi le pagine dei giornali e gli schermi della televisione. Ma, anche rispetto a quei fatti, la memoria archivia presto, si annebbia, sfuma, sollecitata da altri fatti nuovi e improvvisi. Di altri fatti, e sono molti, moltissimi, ci arrivano resoconti troppo brevi e superficiali per aiutarci a capire. O, peggio, nulla ci arriva.

Certo, nuove fonti di informazione alternativa come Twitter, Youtube, Facebook, i blog; o «sovversiva» come WikiLeaks, hanno contribuito in maniera rilevante a dare forte eco alle voci e agli avvenimenti sommersi. Non bastano, però, a smascherare, a portare alla luce, ciò che nel mondo è nascosto e il mondo nasconde. In dieci anni, dal 2001 al 2011, la catena che la storia recente del pianeta ha composto è lunghissima.
Il primo anello è con certezza l’attentato alle Twin Towers di New York. Tra questo e l’ultimo, forse il terremoto e il nucleare in Giappone o la guerra in Libia, gli anelli testimoniano infinite vicende e infinite realtà sbriciolate sulla superficie del nostro pianeta. In maggioranza hanno segno negativo, altre mandano segnali precisi di speranza. Archivio, osservatorio, guida narrante dell’ultimo decennio, è la mostra allestita al Palazzo Ducale di Genova fino al 24 luglio (orario 10/20, ingresso gratuito), Cassandra. Genova 2001 – Genova 2011, all’interno del percorso «Verso Genova 2011, Loro la crisi. Noi la speranza»
Così Progetto Comunicazione, cui si deve l’idea e l’organizzazione dell’evento, spiega la scelta del titolo: «Cassandra è una mostra sui fatti del decennio. Il suo nome rende omaggio alla capacità di visione del movimento che nel 2001 si radunò a Genova, contrapponendo al vertice dei potenti un’agenda alternativa, con al centro i diritti, la giustizia sociale, la pace. Il forum fu brutalmente represso, in una delle pagine peggiori della nostra democrazia, ma la sua lettura dei fenomeni economici, etici e geopolitici risultò straordinariamente lucida, e le sue previsioni si sono storicamente avverate».
Fanno da ingresso alla mostra, divisa in quattro sezioni, undici pannelli, ciascuno dei quali riassume i fatti salienti di un anno, commentati anche dalle vignette di Altan, Ellekappa e Vauro. Ai pannelli si aggiungono i monitor, sui quali scorre la cronaca quotidiana del decennio, scandita da video, documenti web e prime pagine dei giornali. Anna Pizzo e Pier Luigi Sullo commentano un «album» foto e video dedicato ad altri fondamentali e paralleli dieci anni: quelli del World Social Forum da Porto Alegre a Dakar.
La mostra è divisa in quattro sezioni-contenitore tematiche: «Economia e lavoro», «Società», «Guerra e repressione», «Beni comuni». Ancora Progetto Comunicazione: «Sono i nostri quattro punti cardinali, dai quali osserviamo una stessa verità: i disastri del neoliberismo sulla vita delle persone, lo scialo del bene di tutti per il profitto di pochi, i valori civili, etici e religiosi fatti merce di scambio e leva di guerra». Grande protagonista, in tutte e quattro le sezioni, è la fotografia, che porta le firme di reporter con una profonda e ripetuta conoscenza degli argomenti trattati, cui si accompagna una personale sensibilità in grado di produrre risultati formali straordinari. Le immagini sono accompagnate e sottolineate da interventi e brevi saggi di economisti, politologi, giuristi, scrittori. Qualche nome: Roberto Romano, Jean Ziegler, Erri De Luca, Laura Eduati, Gino Strada, Chawki Senouci, Marco Pitzen.
Francesco Cito con un lavoro sulla pastorizia e la pesca in Sardegna, Justin Jin, con un impressionante reportage sulle durissime condizioni degli operai in Cina all’interno delle aziende dove l’Europa delocalizza, sono gli autori della sezione «Economia e lavoro». «Società e diritti» si articola in una collettiva dedicata ai bambini nelle scuole del mondo, mentre Massimo Di Nonno documenta l’arrivo dei migranti a Lampedusa e Eros Mauroner quelli in lotta nel feudo leghista di Brescia.
Un fendente allo stomaco e al cuore lo danno, all’interno di «Guerra e repressione», le cronache visive di Ivo Saglietti sull’identificazione delle vittime di Sebrenica, di Samuele Pellecchia sui lunghi e insanguinati giorni (884 le vittime) della rivolta in Egitto, di Ferdinando Moleres dal carcere minorile in Sierra Leone. Valore aggiunto, i disegni di Fernando Botero, che immortalano la ferocia delle torture e gli orrori della prigione speciale di Abu Ghraib. Più che mai attuale, anche alla luce del referendum vittorioso in Italia, il quarto e ultimo segmento, «Beni comuni». L’agenzia fotografica Prospekt espone due lavori a più mani, sull’acqua (con un racconto di Claudio Jampaglia) e sulle catastrofi climatiche e ambientali. A Ezio Bertok spetta il compito di elencare le battaglie locali e globali in difesa del Bene comune, con un excursus che scende lungo la penisola, dalla Tav in Val di Susa all’ignobile progetto del Ponte di Messina.
Di Alex Zanutelli è il saluto al Movimento e ai visitatori della mostra. Si intitola La grande svolta, inizia così «Ho un grande dispiacere: non essere stato presente a Genova nel luglio 2001 insieme a coloro che hanno subito le cariche della polizia. A quel tempo ero ancora nella baraccopoli di Korogocho a Nairobi, e non mi sembrava giusto abbandonare i baraccati per partecipare a quella grande manifestazione che contestava il sistema economico-finanziario che crea appunto gli esclusi».
In quella grande manifestazione del 2001 c’era anche Carlo Giuliani, e alle cronache di sangue e violenza che la segnarono è dedicata una stanza fatta di fumetti, documenti filmati, fotografie. Zanotelli chiude il suo saluto con parole in cui Carlo si sarebbe riconosciuto: «Gli esperti ci dicono che nel prossimo decennio dovremo prendere decisioni fondamentali se vogliamo salvare il pianeta. È un momento di scelte radicali. ‘Il nostro tempo deve scambiare i dolori dell’Impero – scrive il noto pensatore armeno David Korten – con le gioie della comunità Terra Madre. Ci auguriamo che i nostri posteri potranno rivedere questo momento storico come il tempo della grande svolta, quando l’umanità sceglie di iniziare una nuova Era votata a realizzare le più alte potenzialità della natura umana’. Insieme si può!».

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