FIAT Il tribunale di Torino boccia il ricorso della Fiom contro la newco in Campania
Ma il giudice condanna il Lingotto per comportamento antisindacale contro i meccanici Cgil
FIAT Il tribunale di Torino boccia il ricorso della Fiom contro la newco in Campania
Ma il giudice condanna il Lingotto per comportamento antisindacale contro i meccanici Cgil
TORINO.Gli accordi stipulati a Pomigliano dalla Fiat con tutti i sindacati tranne la Fiom sono legittimi: lo ha decretato ieri il giudice di Torino, Vincenzo Ciocchetti, respingendo le domande formulate dalla Fiom Cgil. Nel contempo, il giudice ha dichiarato «antisindacale» il comportamento della Fiat rispetto alla Fiom, perché ha portato «all’estromissione del sindacato». L’azienda ha già annunciato che farà ricorso rispetto a quest’ultimo punto, l’antisindacalità.
Una sentenza dunque che non dà ragione alla Fiom sugli accordi stipulati dalla Fiat per sottrarsi ai contratti nazionali oggi vigenti, applicandone dei nuovi alla newco creata ad hoc, ma che in sostanza condanna l’estromissione del sindacato dall’azienda. «Ci volevano escludere per accordo, noi siamo rientrati per diritto», ha commentato il segretario Fiom Giorgio Airaudo. «Un fatto significativo», ha aggiunto il segretario Maurizio Landini.
Quando mancavano ancora diverse ore prima della sentenza, la Fiat era corsa ai ripari, sfoderando l’ultima arma. Quella politica: l’accordo interconfederale del 28 giugno, siglato dalla Cgil ma contestato dalla Fiom. Lo si è capito poco dopo la richiesta dei legali del Lingotto di mettere agli atti il testo dell’intesa. E intanto, avvicinandosi la sentenza, si accavallavano le indiscrezioni: si dice che se la Fiat si fosse vista sconfitta sul piano legale, potrebbe ritornare a minacciare la fuga dall’Italia.
E pensare che solo due settimane fa, l’accordo firmato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, era stato accolto con freddezza dalla Fiat. Non importa, avranno pensato gli avvocati di Marchionne: è l’occasione per evitare le questioni sollevate dalla Fiom, che, nel ricorso, aveva chiesto di accertare la nullità e l’antisindacalità del comportamento Fiat nella costituzione di Fabbrica Italia Pomigliano (Fip): un «trasferimento di impresa mascherato» in newco e una volontà precisa di «emarginare gli operai di Landini».
Finiti i tecnicismi, la Fiat ha scelto la svolta politica. A introdurla è stato l’avvocato Raffaele De Luca Tamajo: «L’accordo del 28 è stato firmato anche dalla Cgil e prevede che quando un’intesa viene siglata dai sindacati che rappresentano la maggioranza dei lavoratori questa vincola tutte le organizzazioni». Come a dire, attenti, il vento è cambiato. Una mossa strumentale per la Fiom, visto che Fip è fuori da Federmeccanica: «Rientrate in Confidustria, allora», ha replicato Nanni Alleva, legale Fiom, che ha parlato di «mozione politica» del Lingotto: «Ci stanno dicendo che l’aria è mutata e che c’è un accordo che dovrebbe rendere inattuale la nostra difesa. Non è così».
Questo atteggiamento aveva indispettito i dirigenti Fiom presenti in aula. Per Giorgio Airaudo, la Fiat «ha fatto un uso spregiudicato dell’accordo interconfederale, citato da tre legali su tre del Lingotto, per difendersi e per evitare il giudizio». Un intervento «strumentale e contraddittorio», ha sottolineato il segretario Maurizio Landini: «Un accordo che non va bene neppure all’azienda, che infatti vuole già andare oltre chiedendo una legge, e che afferma la volontà di sostituire il contratto nazionale con quello aziendale».
Un’udienza fiume, sette ore (più sei di Camera di consiglio), animata soprattutto dal duello tra Fiat e Fiom, con la cornice dei legali di Fismic (costituita in giudizio), Fim, Uilm e Uglm (con memorie per spiegare i motivi della firma a Pomigliano) a sostenere le ragioni dell’accordo e magari le tesi aziendali, con appelli al giudice «per salvaguardare l’occupazione» e «la decisione democratica del referendum».
Gli avvocati della Fiom hanno documentato come la Fiat abbia violato l’articolo 2112 del codice civile sul trasferimento d’azienda, che prevederebbe il mantenimento delle condizioni normative e contrattuali dei dipendenti ceduti. «La newco non è un prato verde come dice la Fiat». È stata l’avvocato della Fiom torinese, Elena Poli, a ricostruire i passaggi dell’operazione che dal 2009 dimostra come «Fiat avesse progettato e cominciato a mettere in atto la trasformazione di Pomigliano. Non esistevano due società – Fga (Fiat Group Automobiles) e Fip, ndr – con attività autonome, ma una società produttiva che viene assunta da Fip, mentre le attività residue vengono a cessare». Anche per questo motivo l’avvocato Poli ha chiesto «l’applicazione del contratto collettivo nazionale per i lavoratori di Pomigliano o almeno per coloro che sono iscritti alla Fiom».
La Fiat ha negato la volontà di emarginare la Fiom. «Non c’è il tentativo di escluderla, ma la competizione richiede nuove regole, ne va del futuro dell’auto e forse dell’economia nazionale», ha detto l’avvocato Fiat, De Luca Tamajo. Ma secondo Nanni Alleva «la creazione della Fip è stata architettata dalla Fiat con il solo scopo di fare fuori il sindacato più scomodo».
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«Si è fatto di tutto per isolare Landini»
Secondo Nanni Alleva, legale della Fiom Cgil e storico giuslavorista della Cgil, «la creazione della Fip, la newco di Pomigliano d’Arco, è stata architettata dalla Fiat con il solo scopo di fare fuori il sindacato più scomodo». L’avvocato lo ha sostenuto ieri durante il dibattimento per il ricorso del sindacato. Seduto di fianco al segretario nazionale Maurizio Landini, il legale ha chiuso il suo intervento con la battuta «è stato fatto tutto per non avere rapporti con il signore seduto alla mia sinistra. Era talmente chiaro che lo gridavano anche le pietre».
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FABBRICA ITALIA POMIGLIANO Che non aderisce a Confindustria
I punti del cosiddetto «accordo» contestati in aula dalla Fiom
Il contratto oggetto della causa è quello sottoscritto il 29 dicembre 2010, da Fiat e Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Ugl. È un contratto collettivo di primo livello, contenente una normativa specifica per Fabbrica Italia Pomigliano – newco controllata al 100% dalla Fiat – sostitutiva del contratto nazionale dei metalmeccanici.
Sostituisce ccnl metalmeccanici. Nella cosiddetta «norma di chiusura» si legge che «le parti convengono sulla natura del presente contratto quale contratto collettivo di lavoro di primo livello, in quanto tale del tutto idoneo a sostituire, per le società che intendano aderirvi, il Ccnl dei metalmeccanici, sia per l’estensione del campo normativo sia per il livello dei trattamenti previsti». Un contratto, dunque, potenzialmente estendibile anche ad altre società.
Fabbrica Italia Pomigliano non aderisce a Confindustria. Il contratto, «non aderendo al sistema confindustriale, non applica la contrattualistica definita nell’ambito dello stesso». Inoltre, si specifica, «l’adesione al contratto di terze parti è condizionata al consenso di tutte le parti firmatarie».
Rsa solo per sindacati firmatari, fuori la Fiom. Non ci sono più le Rsu (elette dai lavoratori), ma le Rsa (Rappresentanze sindacali aziendali, nominate dai sindacati «firmatari»). Di fatto, quindi, la Fiom resta fuori, non avendo firmato.
Assunzioni. Il personale del Giambattista Vico viene assunto nella newco con «cessione individuale del contratto», senza periodo di prova, «con il riconoscimento dell’anzianità aziendale pregressa e con salvaguardia del trattamento economico complessivo, ma senza l’applicazione di quanto previsto dall’art. 2.112 del codice civile», in quanto «nell’operazione societaria non si configurano trasferimenti di rami d’azienda». La Fiom sostiene invece si tratti di un trasferimento d’impresa e chiede che i lavoratori non debbano licenziarsi per poi essere riassunti e debbano mantenere tutti i diritti acquisiti; quindi anche il contratto nazionale.
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