In piazza una manifestazione propositiva e pacifica

Genova 2001/ IL DIRITTO DI RICORDARE
Per un corteo che racconti anche le battaglie cittadine per l’ambiente, per il lavoro e per la vivibilità  dei quartieri

Genova 2001/ IL DIRITTO DI RICORDARE
Per un corteo che racconti anche le battaglie cittadine per l’ambiente, per il lavoro e per la vivibilità  dei quartieri
Mentre a Genova il comitato che ha organizzato un mese di incontri e dibattiti per il decennale del G8 genovese (www.genova2011.org) decide che sabato 23 luglio ci sarà un corteo, a dieci anni di distanza, puntuali riappaiono i black bloc, quelli che in un indimenticabile diretta su Rai3 divennero «i total bloc». Chi era in Val di Susa l’altro ieri dice che di bb non c’era traccia e che se c’era qualche incappucciato parlava dialetto piemontese stretto. Ma l’occasione è troppo ghiotta per i media e i giornalisti genovesi ora tempestano di telefonate i portavoce dei centri sociali per chiedere: «non è che verranno qui il 23?». Fino ad ora se lo chiedeva solo la questura.
Il là del crescendo di tensioni che «pappagalla» quello vissuto dieci anni fa (lancio di sangue infetto, bombe su aerei telecomandati e altri marchingegni mirabolanti) è già partito la scorsa settimana: un quotidiano genovese rievocando gli scontri e soprattutto i danni patiti dalla città durante il summit del 2001, ha paventato la discesa di centinaia di manifestanti, magari dall’estero, con intenzioni poco pacifiche. Se adesso diventano anche bb è fatta.
Che alla fine un corteo si doveva fare lo aveva già deciso un’assemblea nazionale del movimento un mese fa, anche se tra associazioni, comitati, sindacati – oltre 200 sigle che aderiscono al percorso a dieci anni dal G8 – qualcuno ha sempre nutrito delle perplessità, suggerendo piuttosto di fare un sit-in in qualche piazza. Centri sociali e studenti medi e universitari sostengono invece da sempre che il corteo sia l’espressione migliore. L’idea uscita ieri è quindi di fare un corteo che riepiloghi anche le battaglie cittadine degli ultimi anni, in difesa dell’ambiente, del lavoro e per la vivibilità dei quartieri. L’idea è che parta da ponente si chiuda con un concerto finale a piazza Caricamento: «Il percorso è ancora da decidere, dobbiamo anche pensare che cosa sia più opportuno sotto il caldo estivo – riassume una delle organizzatrici, Rita Lavaggi – certo sarà un corteo che toccherà varie tematiche». Alla violenza non ci vuole pensare nessuno. «Il 23 luglio sarà una manifestazione propositiva, ricca di contenuti che parlerà delle lotte in difesa del lavoro di Fincantieri piuttosto che della mobilitazione contro una bretella autostradale detta Gronda – dice Antonio Bruno consigliere comunale di Rifondazione, dieci anni fa nel Forum del ponente – Quest’anno non c’è nessun vertice da contestare. Le contestazioni le abbiamo già fatte, davanti al tribunale, in occasione dei processi e oggi sono fuoriluogo le preoccupazioni sulla violenza, a meno che qualcuno non abbia interesse a criminalizzare il movimento per assolvere del tutto i responsabili di Diaz e Bolzaneto». Si commenta anche un appello firmato da ‘anarchici’ che gira su Indymedia e invita a Genova per vendicare la morte di Carlo Giuliani, «parla di ”gruppi di affinità” e ”dio degli oppressi” ”un lessico che non mi pare tanto di sinistra», osserva Bruno.
Diversi genovesi erano l’altro ieri in Val di Susa. Alcuni temono un’ondata di arresti dopo la dichiarazione del ministro dell’interno Roberto Maroni sull’ipotesi di formulare contro i manifestanti il reato di tentanto omicidio. «L’altro ieri in Val di Susa mentre scappavamo ho visto un catarinfrangente precipitare verso di noi da un viadotto dell’autostrada dove c’erano solo i poliziotti, nei boschi non ho incontrato tutta sta gente addestrata di cui leggo sui giornail, non c’erano scorte di munizioni ma pietre come in qualsiasi sentiero di montagna – dice il genovese Marco Veruggio – a mio parere i black bloc sono un’invenzione giornalistica».

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