Fece «un lungo viaggio verso la morte» . Fu uno dei pochi che riuscì a tornare. Perciò per tutta la vita testimoniò quello che tutti gli altri non potevano più raccontare. E la sua storia ispirò Roberto Benigni per La vita è bella. Rubino Romeo Salmonì è morto sabato mattina a Roma. Aveva 91 anni ed era nato nella Capitale il 22 gennaio 1920. Era sopravvissuto ad Auschwitz dove era arrivato a 18 anni. ">

Il testimone della Shoah che ispirò «La vita è bella»

Fece «un lungo viaggio verso la morte» . Fu uno dei pochi che riuscì a tornare. Perciò per tutta la vita testimoniò quello che tutti gli altri non potevano più raccontare. E la sua storia ispirò Roberto Benigni per La vita è bella. Rubino Romeo Salmonì è morto sabato mattina a Roma. Aveva 91 anni ed era nato nella Capitale il 22 gennaio 1920. Era sopravvissuto ad Auschwitz dove era arrivato a 18 anni.

Fece «un lungo viaggio verso la morte» . Fu uno dei pochi che riuscì a tornare. Perciò per tutta la vita testimoniò quello che tutti gli altri non potevano più raccontare. E la sua storia ispirò Roberto Benigni per La vita è bella. Rubino Romeo Salmonì è morto sabato mattina a Roma. Aveva 91 anni ed era nato nella Capitale il 22 gennaio 1920. Era sopravvissuto ad Auschwitz dove era arrivato a 18 anni.

Sfuggito alla razzia nazista del 16 ottobre del 1943 nel Ghetto, era stata la polizia fascista a catturarlo nell’aprile del 1944. Fu portato prima in Via Tasso e quindi a Regina Coeli. Da lì cominciò quello che lo stesso Salmonì definì il «lungo viaggio verso la morte» , ovvero la deportazione a Fossoli e poi nel campo di Auschwitz. Raccontò quel viaggio tante volte. Nelle scuole soprattutto. Ricordi di quei giorni vissuti vedendo morire adulti e bambini. Lui che per loro cantava cercando di rendere il dramma più lieve. Raccontò «le sevizie dei Kapò alle selezioni diurne e notturne che duravano ore e ore sotto la neve che penetrava dentro le ossa prive di carne» . E poi, «il freddo, la fame e la stanchezza, la paura di non farcela» . Romeo Salmonì però riuscì a tornare a casa. Ritrovò i suoi genitori, non più i suoi fratelli. Di quell’esperienza scrisse Ho ucciso Hitler, libro di testimonianze e ricordi presentato pochi mesi fa per la Giornata della Memoria. Agli incontri con gli studenti, Salmonì con orgoglio e soddisfazione diceva: «Io sono ancora qui sano e salvo. Ho fatto i miei conti: sono uscito vivo dal campo di sterminio di Auschwitz, ho una bella famiglia, ho festeggiato le nozze d’oro, ho 12 splendidi nipoti, credo di aver sconfitto il disegno di Hitler» .

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password