I disegni del mostro di Auschwitz

Polemica sugli scritti di Mengele all’asta: «Non sono carte private»

Polemica sugli scritti di Mengele all’asta: «Non sono carte private»

Appare assai improbabile che contengano accenni di pentimento le carte del dottor Josef Mengele, l’ «angelo della morte» di Auschwitz, che vanno all’asta domani a Stamford, nello Stato americano del Connecticut. Alcuni brani tratti dai diari e dalla corrispondenza del criminale nazista sono stati resi noti nel passato. E non vi era nulla da cui si potesse dedurre un suo distacco anche minimo dall’ideologia razzista.
Mengele, nato un secolo fa e morto annegato in Brasile (probabilmente a causa di un malore) nel 1979, è una delle figure più sinistre tra coloro che operarono nei campi di sterminio. Ad Auschwitz si occupava della selezione preventiva dei prigionieri: decideva chi poteva essere messo al lavoro e chi invece andava immediatamente soppresso nelle camere a gas. Ma soprattutto, in quanto medico, conduceva crudeli esperimenti sugli esseri umani che aveva a disposizione, trattando ebrei e zingari — anche i bambini, in particolare i gemelli e gli individui deformi — come se fossero cavie. Il tutto con il pretesto della ricerca scientifica, anche se «esperimenti di genetica compiuti sulla base di presupposti razziali fantasiosi, senza sapere nulla del Dna, non potevano dare risultati seri» , dichiara al «Corriere» lo storico della Shoah Marcello Pezzetti.
 Un primo blocco dei diari di Mengele era già stato trattato dalla stessa casa d’aste, la Alexander Autographs di Bill Panagopulos, che avrebbe dovuto mettere il materiale all’incanto nel febbraio dello scorso anno. Poi però l’operazione venne annullata. «A quanto ne so, quella parte dei diari è poi finita al Centro Wiesenthal di Los Angeles, che adesso la sta esaminando e riordinando» , afferma Roberto Malini, studioso del gruppo EveryOne per la tutela dei diritti umani, che due giorni fa ha segnalato il pericolo che la quota più consistente delle carte di Mengele, diventi inaccessibile agli studiosi. In effetti anche il sito di Alexander Autographs scrive che quel manoscritto venne acquistato e poi donato a un’istituzione che si occupa della Shoah.
Ora però si parla di quasi quattromila pagine di diari, lettere, appunti e disegni, persino poesie. Carte che, a quanto pare, contengono informazioni importanti sulla fuga di Mengele dalla Germania in Sudamerica e sul modo in cui, a differenza di Adolf Eichmann, riuscì a eludere le ricerche di chi voleva assicurarlo alla giustizia. Proprio per questo, si tratta di materiale che potrebbe essere sequestrato dalla m a g i s t r a t u r a americana, di certo interessata a indagare circa le coperture di cui il criminale nazista godeva in America Latina. Su quelle complicità ha peraltro già investigato la polizia brasiliana, sequestrando a tal fine diverse lettere di Mengele, che poi vennero pubblicate da un giornale di San Paolo nel novembre 2004 (alcuni brani uscirono sul «Corriere» il 29 gennaio 2005).
Panagopulos sostiene che il materiale in suo possesso, il cui valore è stimato da Alexander Autographs intorno ai 400 mila dollari, è già stato esaminato dalle autorità federali americane. Quanto all’esigenza di effettuare una riproduzione delle carte di Mengele per evitare che, nel caso finissero a un collezionista privato, diventi impossibile studiarle, Panagopulos ha risposto a Malini che i proprietari non hanno concesso ad Alexander Autographs il diritto di fotocopiare o microfilmare i documenti: è chiaro del resto che un’operazione del genere ridurrebbe il valore economico del materiale all’asta. Qui emerge il maggiore mistero del caso: non si capisce chi siano gli attuali proprietari delle carte di Mengele.
Pezzetti e Malini sono convinti che c’entri la famiglia del criminale nazista, in particolare il figlio Rolf, mentre Panagopulos lo nega. «In ogni caso — nota Pezzetti — non si può parlare di documenti privati. Ogni riga scritta da Mengele ha un grande valore storico e dovrebbe essere conservata in un archivio pubblico» . Malini è d’accordo: «Del resto mi risulta che Sotheby’s e Christie’s abbiano rifiutato di mettere all’asta quel materiale. Ma sono convinto che alla fine il Centro Wiesenthal riuscirà ad assicurarselo» .

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password