Gioconda Belli La scrittrice nicara poco più che ventenne, si schierò con il fronte sandinista
Gioconda Belli La scrittrice nicara poco più che ventenne, si schierò con il fronte sandinista
Faguas è un piccolo Stato del Centroamerica, con tanto di vulcano, il temibile Mitre. Faguas non esiste, è invenzione di Gioconda Belli. Serve da scenario per ambientare la storia di questo suo nuovo romanzo (dopo La donna abitata , 1988; Sofia dei presagi , 1990; La pergamena della seduzione , 2005; L’infinito nel palmo della mano , 2008), e forse è anche occasione per un bilancio più o meno autobiografico di una vita «militante», estrema, ribelle, romanzesca.
Nicaraguense, di famiglia altoborghese con origini italiane, Belli scelse la sua parte politica già nel 1970, poco più che ventenne: si schierò con il Fronte Sandinista, che combatteva, anche con la guerriglia, la dittatura di Somoza. La scoperta del femminismo, la passione di scrivere poesia, la clandestinità, l’esilio, amori travolgenti e infelici: poi, il ritorno a Managua dopo la vittoria dei sandinisti, e incarichi ufficiali, fino alle dimissioni per divergenze incomponibili. (Per una buona sintesi biografica di Gioconda Belli si visiti il sito enciclopediadelledonne.it ).
Nel paese delle donne è un racconto utopistico, la rappresentazione di un mondo ideale, quasi perfetto perché sono le donne a governare tutto dopo che il vulcano, con le sue esalazioni, ha messo fuori gioco la componente maschile della popolazione provocando danni sostanziali al testosterone dei cittadini. Viviana Sansón, avvenente ex giornalista, è da due anni a capo del governo di Faguas, e sta tenendo un comizio, uno dei tanti bagni di folla cui ormai si è abituata: «A quarant’anni ha un fisico invidiabile: corpo tonico da nuotatrice, pelle ambrata, una massa di ricci africani che ricade sulle spalle […]il nuoto riuscì a malapena a frenare la crescita spropositata delle sue tette ormai famose. Alla fine dovette rassegnarsi a convivere con le loro generose misure e a riconoscere che tanto valeva metterle in mostra. Fu così che divennero il simbolo dell’impegno che avrebbe dato al popolo fiumi di latte e miele che la cattiva gestione maschile aveva sempre lesinato». Insomma, un escándalo de mie l, come s’intitola una recente «antologia poetica personale» della Belli.
Un attentatore spara a Viviana, lei rimane ferita gravemente, entra in coma. Tocca alle compagne che la sostengono, una fantastica squadra di cinque amiche, gestire l’emergenza. Provengono tutte dal partito che appunto ha vinto le elezioni, il Partito della Sinistra Erotica (sembra inventato come Faguas, ma negli Anni Ottanta la Belli aderì in Nicaragua a un’organizzazione femminista che aveva appunto questo nome). «Sarebbe un sogno poter ridisegnare questo mondo», aveva detto una volta Viviana: e la narrazione accompagna il lettore a scoprire come – nell’utopia di Faguas – questo sogno possa essersi realizzato.
Belli lo narra con la sufficiente ironia di chi non si fa illusioni: all’apparenza si è di fronte a una divertente fantasticheria, la lettura convince che bisogna sì ridere e sorridere, ma per cambiare le cose bisogna praticare l’impegno. Il «cantante rock più bello dell’America Latina» (si chiama Perrozompopo, che nome: ma nel libro incontriamo anche Juana de Arco, José de la Aritmética, cioè un Giuseppe d’Arimatea «ricreato» a Faguas, ecc.) dedica a Viviana una canzone in cui si dice: «Se vuoi cambiare | Inizia a camminare | Passo dopo passo, un piede davanti all’altro | Andiamo | Non starci a pensare». Il messaggio è trasparente, Gioconda Belli ci ricorda – con grazia irruente, con intuito – che la letteratura latinoamericana è spesso fatta di fantastico e di impegno.
“Nell’ utopica Faguas governano le donne dopo che le esalazioni di un vulcano hanno messo ko gli uomini La seducente leader della Sinistra Erotica e le sue 5 amiche, un divertente mix di fantasia e impegno”
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