Domani sera va in onda «Lo stato di eccezione» sul tardivo processo per la strage nazi-fascista
Un film prezioso che indigna e restituisce la verità tenuta nascosta per oltre sessàantanni
C’è voluto un bel poà, ma finalmente Raitre manda in onda anche se a notte fonda l’importante lavoro di Germano Maccioni che ha documentato il processo per la strage di Marzabotto celebrato 60 anni dopo
Domani sera va in onda «Lo stato di eccezione» sul tardivo processo per la strage nazi-fascista
Un film prezioso che indigna e restituisce la verità tenuta nascosta per oltre sessàantanni
C’è voluto un bel poà, ma finalmente Raitre manda in onda anche se a notte fonda l’importante lavoro di Germano Maccioni che ha documentato il processo per la strage di Marzabotto celebrato 60 anni dopo
Ci sono voluti quasi cinque anni perché la Rai se ne «accorgesse». Nonostante i premi vinti nei festival, gli inviti all’estero (l’ultima proiezione negli Stati Uniti per il Giorno della memoria) l’uscita in dvd con un prezioso cofanetto della Cineteca di Bologna. Finalmente Raitre dopo ripetute richieste ha deciso di programmarlo all’interno del suo spazio riservato ai documentari: domani alle 23.45, per Doc 3, andrà in on-da Lo stato di eccezione di Germano Maccioni. Non un semplice documentario ma un «materiale» sconvolgente, girato dal coraggioso filmaker bolognese durante il processo per la strage di Mazabotto che si è tenuto a La Spezia nel 2006. E cioè 62 anni dopo l’accaduto: l’eccidio di Monte Sole, nell’Appennino bolognese, considerato uno dei massacri più sanguinosi perpetrati dai nazifascisti nell’Europa Occidentale. Riportato di recente alla memoria da L’uomo che verrà di Giorgio Diritti. In quelle terre, tra il 29 settembre e il 5 ottobre ‘44, un intero reparto delle SS, al comando del maggiore Walter Reder, trucidò oltre 800 civili, donne, vecchi e tantissimi bambini, 250 sotto gli 8 anni.
RICORDI STRAZIANTI
Ed ora i ricordi strazianti dei sopravvissuti, i bambini di allora salvati magari dai corpi dei genitori falciati dalle mitragliatrici delle Ss, ritornano come una bomba nelle immagini di questo film. Una bomba contro le nostre coscienze assopite dai teatrini della politica. Quella che tenta ogni volta di mettere alla pari repubblichini e partigiani. Che fin qui ha negato lo spazio a Lo stato d’eccezio-
ne, trovandolo invece e, in pompa magna, per i revisionismi alla Pansa di fiction come Il sangue dei vinti. Ma questa è l’Italia, purtroppo. Lo «stato d’eccezione» in cui si è taciuto per oltre sessant’anni sulle stragi nazifasciste del 43,’45: Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, San Terenzo, Vinca, Civitella. 695 eccidi di civili, relativi ad altrettanti fascicoli giudiziari, che sono stati insabbiati in quell’«armadio della vergogna» della Procura Militare di Roma, grazie ad un provvedimento di «archiviazione provvisoria», del tutto illegittimo. Ma che allora, in barba ad ogni principio di giustizia, rispondeva ad una più «alta» ragion di stato. Gli equilibri imposti dalla «guerra fredda» in cui l’Italia non poteva far riaccendere gli animi contro i tedeschi la Brd era con «noi» , mentre il Vaticano favoriva la fuga dei boia nazisti verso l’America Latina e la Cia li «arruolava» per la lotta al comunismo. Meglio il silenzio, dunque. Mandando avanti giusto qualche piccolo processo per dare l’idea che la giustizia andasse avanti. Del ‘51, infatti, è la condanna all’ergastolo di Walter Reder come unico responsabile per Marzabotto, poi liberato nell’85. Questa è l’eccezione italiana. E l’indignazione che si prova davanti a quel processo così tardivo che ha portato, nel 2007, alla condanna all’ergastolo di 10 SS.
LA STORIA INSABBIATA
Indignazione per una storia costantemente insabbiata. Che ha chiesto giustizia, inascoltata, per oltre sessant’anni. Ed è straziante vedere oggi i volti segnati dal pianto, dai singhiozzi e dall’emozione, di quei «bambini» di allora. Sopravvissuti per un colpo del destino. Mentre le loro famiglie saltavano in aria con le granate lanciate nelle chiese o morivano falciati sotto i colpi delle mitragliatrici. Le loro testimonianze affiorano come lampi che colpiscono al cuore. Si mescolano al profondo senso di ingiustizia che ti coglie alla gola. Quel silenzio colpevole appare finalmente in tutta la sua inammissibile inciviltà, svelando l’indole di un paese, il nostro, che sembra desiderare solo l’oblio.
Mandare in onda Lo stato di eccezione è un atto dovuto per la tv pubblica, che può, almeno in parte, riparare al torto fatto alla verità.
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