Esumati i resti di Rudolf Hess, distrutta la tomba

BERLINO. I neonazisti perdono un luogo di pellegrinaggi, la tomba di Rudolf Hess nel cimitero di Wunsiedel, nel nord della Baviera. I resti del vice di Hitler alla guida del partito nazionalsocialista sono stati esumati col consenso degli eredi la mattina di mercoledì, come si è appreso ieri. Saranno cremati, e le ceneri disperse in mare. La tomba, con inciso il motto «Io ho osato», è stata smantellata.

BERLINO. I neonazisti perdono un luogo di pellegrinaggi, la tomba di Rudolf Hess nel cimitero di Wunsiedel, nel nord della Baviera. I resti del vice di Hitler alla guida del partito nazionalsocialista sono stati esumati col consenso degli eredi la mattina di mercoledì, come si è appreso ieri. Saranno cremati, e le ceneri disperse in mare. La tomba, con inciso il motto «Io ho osato», è stata smantellata.
La locale chiesa evangelica non era più disposta a prolungare la scomoda presenza della lapide, e le provocazioni di quanti andavano a deporvi corone, soprattuto nella ricorrenza della morte per suicidio nel carcere militare alleato di Spandau, a Berlino, il 17 agosto 1987. Tra il 2000 e il 2004 Wunsiedel vide sfilare migliaia di neonazisti. Solo dal 2005, in seguito a una modifica della legge sulle manifestazioni per impedire «offese alla dignità delle vittime del nazionalsocialismo» o l’«apologia del nazionalsocialismo e della dittatura», le parate vengono vietate.
La concessione della parcella su cui sorgeva la tomba era in scadenza. La comunità evangelica aveva comunicato che i resti di Hess non sarebbero potuti restare oltre il 5 ottobre 2011. Una nipote di Hess aveva protestato contro questo decreto di sfratto, che appare impietoso e poco «evangelico». Ma l’«eterno riposo» vale solo per i titolari di concessioni perpetue. Forse perché rassegnata alla mancanza di leve giuridiche, o alla fine convinta che la dispersione delle ceneri fosse la soluzione migliore, la nipote ha ora acconsentito.
Ma se i 10.000 abitanti di Wunsiedel si liberano di una pietra di scandalo, la questione Hess resta irrisolta. Due i punti non chiariti, che tali rimarranno finché la Gran Bretagna non aprirà il dossier Hess nel 2017, a 30 anni dalla morte: i retroscena del misterioso viaggio di Hess in Scozia, e il controverso protrarsi della carcerazione nonostante soffrisse di gravi disturbi psichici. In isolamento di fatto, perché dal ’66 Hess era rimasto l’unico detenuto a Spandau.
Nel 1977 il capo della pubblica accusa britannica al processo di Norimberga, Hartley Shawcross, definì «uno scandalo» la prigionia di Hess in quelle condizioni. Sembra che i sovietici si siano opposti a un rilascio. Hess aveva 93 anni quando lo trovarono impiccato al cavo elettrico di una prolunga della luce. Era stato condannato all’ergastolo al processo di Norimberga per «pianificazione di una guerra di aggressione» e «cospirazione contro la pace mondiale».
Il 10 maggio del ’41 Hess, che nella prima guerra mondiale era stato pilota, lasciò Berlino alla guida di un aereo, credendo di poter incontrare in Scozia il duca di Hamilton, avversario di Churchill e fautore di un’intesa con la Germania. Nell’imminenza dell’invasione dell’Unione sovietica il 22 giugno, Hess voleva tentare di chiudere il conflitto con Londra, che considerava «un suicidio per la razza bianca». Non trovò la pista illuminata che gli era stata promessa, l’aereo uscì a pezzi dall’atterraggio di emergenza, il pilota arrestato. Hitler, non informato, dichiarò Hess traditore e pazzo.
Ma a Norimberga Hess si proclamò fedele seguace del Führer. Questo atteggiamento, la lunga prigionia, e infine le circostanze della morte, hanno fatto del «traditore» un «martire della pace» agli occhi dei neonazisti.

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