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Denunce e accuse, tornano i veleni del G8 “Io, picchiato dagli agenti nello stanzino”

Ma la questura smentisce: “Tutto falso, è un professionista del disordine”.    La polizia: “Ci hanno attaccato e ci siamo difesi”. Molti i fermati con precedenti Gli attivisti: “Lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, volevano farci male” 

Ma la questura smentisce: “Tutto falso, è un professionista del disordine”.    La polizia: “Ci hanno attaccato e ci siamo difesi”. Molti i fermati con precedenti Gli attivisti: “Lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, volevano farci male” 

CHIOMONTE – Per i No-Tav, dopo la guerriglia alla Maddalena, è il momento delle accuse alle forze dell´ordine. «Hanno lanciato i fumogeni ad altezza uomo, come dei proiettili impropri», sottolineano. «Volevano farci male». A sostegno delle accuse su internet compaiono video e foto che per il movimento contro la costruzione della linea Torino-Lione dimostrano senza dubbi che chi ha partecipato alle marce di domenica si è difeso dai lacrimogeni sparati addosso.
I racconti corrono su Facebook, Twitter e via mail. Messaggi sventolati anche dai leader del movimento contro l´alta velocità in Val Susa. Uno in particolare, quello di Paolo Anselmo, che fa parte dei vertici nazionali arbitri della Figc: «C´ero anche io e c´era molta tensione per il comportamento disumano della polizia per i lacrimogeni ad altezza uomo e le pietre», scrive. E il consigliere regionale del Piemonte del “Movimento 5 Stelle”, Davide Bono: «Sono stato colpito da un fumogeno proprio in testa». Accuse che questura e forze dell´ordine respingono in ogni modo: gli uomini al presidio della Maddalena hanno solo contenuto gli attacchi. Nessuna carica nei confronti di chi ha manifestato pacificamente, poliziotti e carabinieri si sono difesi solo dai “professionisti della guerriglia”. Tra i feriti c´è chi ci mette nome e faccia per denunciare i presunti maltrattamenti, come Jacopo Povelato, studente veneziano di 19 anni. Oppure Fabiano Di Berardino, 30 anni, nato nei dintorni di Pescara e da otto anni esponente del centro sociale Tpo di Bologna. Domenica era alla Maddalena con 200 compagni. Ricoverato al Cto di Torino, dove dovrà essere operato al naso e al volto, è un fiume in piena. Il suo è un racconto – affidato a un video pubblicato su Repubblica. tv – lungo otto minuti: «Ero lì davanti alla rete, mi hanno preso, pestato in dieci, calci, pugni e manganelli. Sputi e insulti. Poi mi hanno trascinato nel gabbiotto dei lacrimogeni, dove è arrivato il colpo più duro, una tubo di ferro, quello per il gas o l´acqua, sul naso. Mi hanno massacrato». Di Berardino, che è stato indagato dalla polizia, è pronto a fare denuncia per violenze. «Mi ha salvato Davide, un barelliere della Croce Rossa che dopo tre ore sotto il sole mi ha portato via dopo che mi avevano gettato urina addosso e mi hanno detto che non mi meritavo la barella».
È l´accusa più dura. Ma sono molte le ombre sul suo racconto. Di Berardino è già conosciuto dalle forze dell´ordine, come tutti gli indagati e i fermati che hanno una collezione di decine di denunce, anche gravi. Come nel caso di Roberto Maddalini, 32 anni, del centro anarchico Fuori Luogo di Bologna, che ha però l´obbligo di residenza a Modena. Oppure Marta Bifani, 34 anni, che aveva con sé una roncola, ed è già stata denunciata in passato per tentata estorsione. E poi Gianluca Ferrari, 32 anni, del centro sociale Rivolta di Marghera, a suo carico spicca una denuncia per furto aggravato.
Anche Di Berardino apparterrebbe per la questura alla categoria dei “professionisti del disordine”. Nel curriculum una trentina di denunce per danni e occupazione. La digos di Torino ha già inviato alla procura un fascicolo dettagliato. Nota in cui verrebbe smentito il racconto fatto alle telecamere, punto per punto. Non sarebbe mai stato portato nello stanzino e sarebbe rimasto sulla barella in attesa dei soccorsi non sotto il sole per tre ore, ma all´ombra. Nessuna botta, nessun tubo di ferro sul naso. «È stato tenuto – spiega la questura in una nota – in luogo aperto e sotto attenta vigilanza del personale addetto ai soccorsi, senza che mai ne venisse lesa la dignità personale». E il suo trasferimento al Cto in elicottero sarebbe stato organizzato dalla polizia che in un primo momento pensava di arrestarlo e temeva che dall´ospedale di Susa Di Berardino sarebbe sfuggito. Ora toccherà alla magistratura verificare gli eventi, distinguere le responsabilità tra aggressori e aggrediti, da entrambe le parti, dopo le denunce e le accuse di violenza incrociate.

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