Corteo per Giuliani a Kreutzberg finisce in scontri

BERLINO. Le 22 sono un’ora insolita per cominciare un corteo. Chi è venuto la sera di sabato 17 luglio per ricordare Carlo Giuliani, a dieci anni dalla sua morte a Genova, aspetta in piccoli gruppi, sparpagliati per i giardinetti della LausitzerPlatz.

BERLINO. Le 22 sono un’ora insolita per cominciare un corteo. Chi è venuto la sera di sabato 17 luglio per ricordare Carlo Giuliani, a dieci anni dalla sua morte a Genova, aspetta in piccoli gruppi, sparpagliati per i giardinetti della LausitzerPlatz. Cinque minuti dopo l’orario previsto, arrivano dal nulla 150 persone ben intruppate, con qualche bandiera rossa e uno striscione: l’autoproclamata testa del corteo che finora latitava. Al grido di «Carlo Giuliani è stato assassinato, resistenza ovunque» (in tedesco ha un suo ritmo: Carlo Giuliani, das war Mord, Widerstand anjedemOrt), si avviano velocissimi verso il cuore di Kreuzberg.
La piccola folla dispersa si incolonna altrettanto velocemente, seguendo il bagliore di una torcia rossa nelle prime file. Echeggia un secondo slogan, in un italiano zoppicante ma chiarissimo: «Polizia assassini».
Il corteo vero e proprio, di circa 1500 persone, dura poco più di 500 metri, fino a un primo impatto con la polizia: solo due furgoni, che si possono facilmente aggirare. La testa del corteo ci riesce e prosegue, ma con un tale sfoggio di arti pirotecniche, tra bengala, petardi e fumogeni, che il grosso rifluisce all’indietro. L’ “avanguardia” si ritrova senza seguito. Il resto prosegue su percorsi improvvisati in direzione del Carlo-Giuliani-Park, uno spazio verde alberato sul Bethaniendamm, al confine tra Kreuzberg e Mitte, che dal primo maggio scorso porta ufficiosamente questo nome. Ci si sposta in gruppi di poche centinaia, inseguiti dalla polizia, a sua volta tallonata da altri dimostranti.
Dopo le 23 gruppi più piccoli si ritrovano sull’affollatissima Oranienstraße, con la sua miriade di locali e osterie.Moltissimi stanno lì solo per passare una serata con gli amici. Ma ci pensa la polizia a creare dal nulla nuovi “fronti”, col marziale incedere di centurie su e giù per la via. Gli agenti in tenuta da combattimento sono un fenomenale catalizzatore di politicizzazione. A ogni passaggio partono fischi e l’urlo di prammatica, «Ganz Berlinhasst die Polizei» («tutta Berlino odia la polizia»). Vola anche qualche bottiglia di birra vuota all’indirizzo degli energumeni corazzati.
I bersagliati si fiondano sulla folla, a caccia dei lanciatori. Tirano fuori in malo modo un ragazzo o una ragazza, spesso a caso. E sono altri lanci di sassi, bottiglie e ingiurie («Mörder, Mörder», assassini), per deplorare quel che il pubblico vive come un rastrellamento vendicativo, violento e arbitrario. Si va avanti così per ore, fino alle due di mattina.
L’indomani la polizia lamenta 34 feriti tra le sue fila, una statistica come al solito gonfiata da bagatelle come irritazioni da spray urticante (spruzzato dagli stessi agenti) e «traumi acustici» per lo scoppio di petardi. Vanta in cambio un bottino di 33 fermati.
Su internet è aperta una controversa discussione sulle modalità di organizzazione e sulla scelta di non notificare nemmeno il corteo alla polizia. A molti non va giù che un blog dei promotori sia denominato «vendetta per Carlo Giuliani».

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