Niente sarà  più come prima in Siria dopo quasi tre mesi di inedite manifestazioni anti-regime e la dura risposta delle autorità . Ne sono convinti i giovani e i meno giovani, gli uomini e le donne, che anche ieri, nel dodicesimo venerdì consecutivo di proteste sono scesi a decine di migliaia in quasi tutte le città  siriane, tornando a sfidare il fuoco di forze di sicurezza e militari (solo a Hama si parla di oltre 50 morti). E che “niente sarà  più come prima in Siria” ne sono convinti anche i circa 250 dissidenti che nei giorni scorsi si sono riuniti ad Antalia, nella Turchia meridionale, per dar vita alla prima conferenza dell'opposizione che ha raccolto esponenti di tutte le componenti confessionali, politiche, etniche e anagrafiche del Paese.

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Siria, dietro le quinte delle opposizioni

 Siria, dietro le quinte delle opposizioni

Niente sarà  più come prima in Siria dopo quasi tre mesi di inedite manifestazioni anti-regime e la dura risposta delle autorità . Ne sono convinti i giovani e i meno giovani, gli uomini e le donne, che anche ieri, nel dodicesimo venerdì consecutivo di proteste sono scesi a decine di migliaia in quasi tutte le città  siriane, tornando a sfidare il fuoco di forze di sicurezza e militari (solo a Hama si parla di oltre 50 morti). E che “niente sarà  più come prima in Siria” ne sono convinti anche i circa 250 dissidenti che nei giorni scorsi si sono riuniti ad Antalia, nella Turchia meridionale, per dar vita alla prima conferenza dell’opposizione che ha raccolto esponenti di tutte le componenti confessionali, politiche, etniche e anagrafiche del Paese.

 Siria, dietro le quinte delle opposizioni

Niente sarà  più come prima in Siria dopo quasi tre mesi di inedite manifestazioni anti-regime e la dura risposta delle autorità . Ne sono convinti i giovani e i meno giovani, gli uomini e le donne, che anche ieri, nel dodicesimo venerdì consecutivo di proteste sono scesi a decine di migliaia in quasi tutte le città  siriane, tornando a sfidare il fuoco di forze di sicurezza e militari (solo a Hama si parla di oltre 50 morti). E che “niente sarà  più come prima in Siria” ne sono convinti anche i circa 250 dissidenti che nei giorni scorsi si sono riuniti ad Antalia, nella Turchia meridionale, per dar vita alla prima conferenza dell’opposizione che ha raccolto esponenti di tutte le componenti confessionali, politiche, etniche e anagrafiche del Paese.

Mentre in patria si assiste ad un drammatico e preoccupante stallo di posizioni tra il fronte del dissenso e il regime, né si intravedono immediati segnali di una rottura degli attuali equilibri, le novità più significative si registrano nell’ambito del variegato e ancora confuso panorama dell’opposizione. La riunione di Antalia è stata sì boicottata da alcuni intellettuali di spicco, ma ha visto discutere per la prima volta anime molto diverse del dissenso siriano all’estero.
Il confronto forse più interessante è stato tra gli esponeti del fronte “laico” e rappresentanti della Fratellanza musulmana, che non partecipavano a titolo ufficiale ma di fatto erano giunti in Turchia con le idee molto chiare. Stando a quanto raccontano fonti vicine al comitato direttivo eletto al termine della conferenza, forti pressioni sono state esercitate su esponenti dei Fratelli per far loro accettare il concetto di un’autorità secolare, dove Stato e fede rimangano separati. “Hanno resistito per quasi tutto il giorno, ma alla fine hanno ceduto”, racconta una fonte citata dal ben informato sito Internet SyriaComment gestito da Joshua Landis, docente americano ed esperto di questioni siriane contemporanee.
Un altro incontro/scontro molto significativo registratosi ad Antalia è quello generazionale tra i “vecchi”, ultra sessantenni, rappresentanti delle correnti ideologiche del passato e da decenni in esilio, e i “giovani”, trentenni per lo più, molti provenienti dalla Siria e che hanno rischiato non poco nel raggiungere la località balneare turca. I primi hanno agito formalmente come il regime sta cercando di agire per rispondere alle proteste: proponendo la formazione di commissioni, sub-commissioni, comitati incaricati a loro volta di preparare bozze di comunicati e stilare “road map”. I secondi, armati di computer portatili, alcuni di smartphone, discutevano e inviavano e ricevevano testi, foto e video in e dalla Siria, Europa e Nordamerica tramite email e social network. “I nuovi leaders non avevano pazienza per i comitati e la burocrazia della vecchia generazione”, racconta la fonte citata da Landis. “Prendevano invece contatti sul posto, sviluppavano collegamenti con rappresentanti delle varie città e non avevano tempo per gli infiniti mercanteggiamenti della vecchia generazione”.
Confronto “teso ma franco” è stato anche tra rappresentanti delle tribù arabe della Jazira, la regione orientale dell’Eufrate al confine con l’Iraq, e le popolazioni curde del nord-est, da decenni rivali. Una rivalità su cui il regime ha da sempre usato a proprio favore, dopo aver cercato di “arabizzare” le regioni a maggioranza curda e deportato nelle zone rurali al confine con l’Iraq migliaia di curdi. La repressione subita da decenni dalle autorità e la dura risposta militare al dissenso di queste settimane ha finito per far incontrare ad Antalia (in Turchia!) queste altre due importanti anime della Siria orientale. D’accordo ora nell’unire le forze “in nome della dignità, della salvaguardia dell’unità e della conquista della libertà”.

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