“Troppe minacce”, stand israeliano via dal Duomo

Milano, la kermesse nel mirino degli antagonisti. Forse spostata nel Castello Sforzesco. Preoccupata la comunità  ebraica Dal Pd a Formigoni dure critiche al boicottaggio

Milano, la kermesse nel mirino degli antagonisti. Forse spostata nel Castello Sforzesco. Preoccupata la comunità  ebraica Dal Pd a Formigoni dure critiche al boicottaggio

MILANO – Il luogo era stato scelto da tempo: la centralissima piazza Duomo. È lì, in una struttura trasparente montata nel cuore di Milano, che dalla prossima settimana avrebbe dovuto svolgersi la kermesse organizzata dall´ambasciata israeliana per mettere in mostra il meglio del Paese: dall´arte al cinema, dal turismo alle tecnologie. Tra incontro con scrittori, concerti, film. Solo l´aspetto più visibile e aperto alla città di un summit economico e politico che dovrebbe essere tenuto a battesimo, lunedì, da Silvio Berlusconi e Benjamin Netanyahu. E che adesso è sempre più a rischio. Perché dopo le minacce che si sono rincorse sui siti antagonisti e gli inviti a «boicottare» quella che viene definita «l´occupazione israeliana di Milano», questura e Viminale hanno suggerito una sede alternativa. Motivi di ordine pubblico. Troppo esposta, piazza Duomo, troppo difficile da garantire la sicurezza sotto la Madonnina. Con la possibilità sempre più concreta che il padiglione venga montato all´interno del Castello Sforzesco, più protetto.
La decisione definitiva sarà presa oggi, ma la comunità ebraica è preoccupata. E con il suo presidente milanese Roberto Jarach dice: «Quello che mi preoccupa di più non è soltanto il boicottaggio, quanto le pesanti minacce. È triste e incredibile che una manifestazione improntata sulla riconoscenza reciproca e sugli sviluppi economici e scientifici ci sia questo tipo di boicottaggio violento e questa virulenza contro tutto ciò che rappresenta Israele».
L´allarme per “Israele che non ti aspetti” (questo il titolo della settimana dedicata allo Stato ebraico che si svolgerà dal 13 al 20) è rimbalzato in Israele dalle colonne del quotidiano Yedot Ahronot. Che ha messo in fila il tam tam scatenato in rete e la preoccupazione delle forze dell´ordine. Una petizione (che online ha già raggiunto 1.200 firme) lanciata da un gruppo di associazioni filopalestinesi, centri sociali, pezzi di estrema sinistra e proteste annunciate pronte a trasferirsi in strada, tra manifestazioni (una nazionale è annunciata per il 18 giugno) e presidi come quello che si svolgerà questa mattina sotto la sede della Regione Lombardia. Tutto contro «l´occupazione sionista di Milano», contro uno «Stato che legittima l´apartheid», contro la trasformazione della città in una «una passerella per un´operazione di propaganda vergognosa». «Un evento irritante», lo bolla Piero Maestri, ex consigliere provinciale di Sinistra critica, uno degli organizzatori della protesta. Altre associazioni pacifiste e filopalestinesi hanno scritto una lettera aperta al neo sindaco Giuliano Pisapia per chiedere un incontro.
Ed è l´avvocato a spiegare: «Il ministero dell´Interno, le forze dell´ordine e il questore sono i più adatti a decidere sul trasferimento. Quello che posso dire è che da parte mia ho sempre creduto in due popoli e due Stati e questo continua a essere il mio impegno per il futuro». Duro contro il probabile trasloco il presidente della Regione Roberto Formigoni: «Sarebbe un vulnus perché questa è un´iniziativa istituzionale decisa da tempo. Il popolo di Israele e il Paese di Israele hanno tutto il diritto di poter svolgere in tranquillità la loro manifestazione». E il deputato del Pd Emanuele Fiano: «Qualsiasi forma di ostracismo verso la manifestazione sarebbe inaccettabile».

 

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