Le lettere emergono dalla Fondazione intitolata all'esponente socialista  ">

Pajetta e Nenni. Una rude amicizia

Un carteggio degli anni Sessanta fra i due leader della sinistra. Le lettere emergono dalla Fondazione intitolata all’esponente socialista 

Un carteggio degli anni Sessanta fra i due leader della sinistra. Le lettere emergono dalla Fondazione intitolata all’esponente socialista 

Roma, anni Sessanta. Due politici della sinistra italiana si scambiano messaggi vivaci e a tratti litigiosamente amari. Da una parte il comunista Gian Carlo Pajetta, che varca la soglia dei cinquant´anni, e di cui in questi giorni ricorre il centenario della nascita. Dall´altra, il settantenne Pietro Nenni, il leader socialista che sta provando le angustie di chi entra nella «stanza dei bottoni». Custoditi fra le carte della Fondazione Nenni di Roma, che qui si ringrazia, questi pezzi di epistolario, inediti, conservano un intenso profumo di prima Repubblica. 

Ecco gli argomenti della corrispondenza. Per cominciare, il ricordo della remota e traumatica scissione di Livorno, mai cicatrizzata. Poi la diatriba sulla destalinizzazione, con il primo piano l´era di Nikita Kruscev. Giornalisti entrambi, i contendenti si misurano in attacchi e controffensive. 
Comincia Pajetta. Egli deplora un accenno polemico che gli ha rivolto il quotidiano socialista. «Caro Nenni», gli telegrafa il 25 ottobre ‘60, «attacco personale Avanti! feriscimi profondamente. Pregoti intervenire evitando di dimenticare che siamo compagni ed anche persone rispettabili». 
Nenni incassa e succintamente replica. Di Pajetta ha avuto occasione, nel tempo, di registrare «l´eccesso di sarcasmo». Mostra di capirne il risentimento. Ma con un´aggiunta. «Tu però non ignori che se le critiche ai socialisti sono “fraterne” nel linguaggio di Togliatti e vivaci nel tuo, assumono più in basso toni veramente astiosi. Con tutto ciò e malgrado tutto ciò, molti cordiali saluti».
Passano tre mesi. È il gennaio ‘61, Pajetta si rifà vivo. Tema, la scissione del 1921, ricordata da Nenni sempre sull´Avanti!. «Caro Nenni, ho letto il tuo articolo (…). Se ho ben capito, nel 1961 potremmo o dovremmo tornare a Livorno per rifare un partito solo. Noi siamo disposti a discuterne, ma Saragat, ma Nenni? “Sine ira”, Giancarlo Pajetta.
“Sine ira”? Il vecchio Nenni un po´ d´ira ancora ce l´ha. «Caro Pajetta», risponde, «per il momento e per il modo come avvenne, ho sempre considerato che la scissione di Livorno fu un assurdo. Ciò purtroppo non vuol dire che si possa rifare nel 1961 quello che si è disfatto nel 1921. La mia ambizione era molto più terra terra: mi premeva mettere in evidenza che l´autonomia non è un´invenzione mia, ma fu già il tema del congresso di quarant´anni fa». 
Pajetta è certamente il più impetuoso. La veemenza di Nenni appare frenata dalla saggezza di chi viene “da molto lontano”. Lo dimostra un successivo scambio di lettere. Quella che Pajetta invia a Nenni nel febbraio ‘63 richiede qualche spiegazione. A sinistra, la competizione fra i due partiti si concretava, a quel tempo, nel fatto che taluni militanti comunisti lasciavano le file togliattiane per avvicinarsi al Psi. Un episodio certo “minore” in tal senso è interpretato dal siracusano Giuseppe Bufardeci (1927-2010), un deputato del Pci di seconda legislatura. Pajetta ne fa un caso. «Caro Nenni», egli si sfoga, «visto che Bufardeci ha chiesto di entrare nel Psi, mi parrebbe scorretto non farti avere copia del biglietto che gli ho mandato. Io sono un vecchio moralista, ma un minimo di morale ha a che fare anche con la politica». Ed ecco il biglietto inviato al reprobo. Pajetta gli esprime «il suo profondo disprezzo». E aggiunge: «Siamo stati in galera anche perché gente come te non potesse imbrogliare i lavoratori. Spero che saremo capaci ancora di prendere a pedate chi se lo merita». 
La risposta di Nenni è netta e severa. «Personalmente», vi si legge, «non credo che si possa trattare con disprezzo chi lascia un partito col quale ha finito di trovarsi in contrasto se non quando si sia di fronte a un patente tradimento».
Chiude l´epistolario un telegramma del 15 marzo 1965. Autore Pajetta. Tema: il tramonto dell´era di Kruscev. Sono passati tre mesi da quell´ottobre del ‘64 in cui Mikhail Suslov ha rivolto al suo compagno Nikita la requisitoria che gli sarà fatale. Secondo Nenni, è stata «un´esecuzione sommaria» di marca staliniana. Lo ripete spesso. Gli fa eco il quotidiano socialista. 
«Letto l´Avanti!», così Pajetta telegrafa a Nenni: «Ricordandomi che hai protestato per destituzione Kruscev, vorrei essere certo che non hai protestato per impiccagione Mussolini et destituzione Hitler». Ed ecco la replica, alquanto infastidita. «Caro Pajetta, trovo il tuo telegramma. Forse non ho lo spirito che ci vuole per capirlo ed apprezzarlo. Comunque, quando ce l´hai con L´Avanti!, rivolgiti al suo direttore». 
I due resteranno rudemente amici. Come un tempo usava in politica.

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