CONTROLLO SOCIALE Dalla mediazione a un rapporto di ostilità con la popolazione. Le forze dell’ordine e il conflitto sociale
CONTROLLO SOCIALE Dalla mediazione a un rapporto di ostilità con la popolazione. Le forze dell’ordine e il conflitto sociale
Sembra passato un secolo da quando nei media, ma anche nelle aule universitarie si poteva leggere o ascoltare le grandi trasformazioni che avevano investito le forze di polizia in Europa. Di fronte a un welfare state in ritirata e con la scomparsa di una presenza non solo simbolica dello stato in molte metropoli, le forze di polizia aveva aggiunto alla loro divisa uno stemma in più, quello del «mediatore sociale», dell’interfaccia tra società abbandonata e istituzioni pubbliche.
Erano gli anni Novanta del Novecento e le forze dell’ordine alternavano, nelle parole di chi le studiava, il ruolo di garante dell’ordine a quello dell’assistente sociale. Poco e nulla veniva però detto di come le forze dell’ordine si comportavano di fronte ai movimenti sociali. Anzi, era scontato che in ogni paese il peso della storia e della tradizione regolasse le «regole di ingaggio» tra una manifestazione di piazza e le forze di polizia. Sarebbe toccato alla breve stagione degli hooligan di mettere a fuoco cambiamenti sostanziali e una certa omologazione nei comportamenti della polizia. Come ha più volte sottolineato il gruppo di ricerca che fa riferimento alla sociologa italiana Donatella Della Porta, il comportamento della polizia rispetto alle «insorgenze sociali» è profondamento mutato a partire dall’apparizione dei movimenti sociali globali, trasferendo modalità di gestione dell’ordine pubblico sperimentate contro gli hooligans, crinale su cui si è verificata una certa omogeneità nelle «regole di ingaggio» tra le polizie europee. Interventi spesso rapidi e senza nessuna variazione se il manifestante è «violento» o non violento. Uso intensivo di gas lacrimogeni di ultima generazione, quelli che tolgono il fiato e creano una situazione di transitoria «paralisi» per chi li respira. E quando c’è «contatto» fisico, il manganello va usato per fare «male».
Senza ripercorre le tristi tappe di questa involuzione, le modalità di azione di questo tipo da parte delle forze di polizia sono diventate una norma nell’ultimo decennio. Sempre il gruppo di ricerca di Donatella Della Porta ha più volte sostenuto che assieme a questa tipologia di gestione dell’ordine pubblico, il fattore più inquietante che è emerso nelle forze dell’ordine è una cultura che guarda al rapporto con la società come a un rapporto di ostilità. Invece che proteggere e servire la popolazione, quest’ultima viene percepita come il potenziale nemico.
Le reiterate denunce da parte dei movimenti italiani, spagnoli, inglesi, francesi e tedeschi di atteggiamenti violenti sono diventate la norma, ogni volta che una manifestazione vede degli scontri tra manifestati e forze dell’ordine.Da questo punto di vista, le drammatiche immagini che vengono da Atene, oppure quelle che hanno fatto il giro della Rete dopo lo sgombero del presidio NoTav in Val di Susa, archiviano definitivamente quella visione di una polizia che si fa carico dei conflitti sociali operando una mediazione. Più che la mediazione, infatti, emerge la dimensione niente affatto tranquillizzante della repressione dei conflitti sociali.
0 comments